Il mondo delle stoviglie all’esame degli studiosi
Tre diversi studi che prendono in esame l'utilizzo delle stoviglie lavabili. Uno studio dell'ARPA Piemonte consiglia l'uso di stoviglie pluriuso. Per l’Ecoistituto Pasquale Cavaliere le stoviglie riutilizzabili generano impatti minori rispetto a quelle usa e getta. E anche per l'ARPA Emilia-Romagna tra i fattori maggiormente discriminanti a livello ambientale, l’utilizzo delle stoviglie in plastica
10 December, 2009
Massimiliano Milone
Gli impatti ambientali delle stoviglie monouso sono molteplici. Pur non essendo disponibili molti dati in letteratura l’interesse sta rapidamente crescendo: lo dimostrano alcuni studi effettuati negli ultimi anni. La conclusione è sempre la stessa: tornare alle stoviglie “del passato” per salvaguardare il nostro futuro. Unica nota dolente per le stoviglie riutilizzabili: una minore convenienza economica, mitigabile con opportune strategie di gestione.
Secondo l’Ecoistituto del Piemonte "Pasquale Cavaliere" le stoviglie riutilizzabili generano impatti minori
Nel febbraio 2004 l'Ecoistituto "Pasquale Cavaliere" ha pubblicato lo studio Linee guida per la riduzione dei rifiuti nei servizi mensa scolastici, allo scopo di offrire semplici indicazioni di carattere generale per una riduzione e una corretta gestione dei rifiuti prodotti nei servizi mensa scolastici.
Due gli scenari di servizio mensa presi in esame con la metodologia dell’Analisi del Ciclo di Vita (LCA): il primo basato sull’usa e getta e il secondo sul principio del riuso. L’analisi LCA prevede lo studio degli aspetti ambientali di un sistema considerando tutte le fasi del suo ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime fino allo smaltimento dei rifiuti prodotti.
Nel caso specifico sono stati messi a confronto gli impatti ambientali (produzione di rifiuti, consumo d’acqua, consumo di risorse energetiche e non, eutrofizzazione, effetto serra…) di tre diverse tipologie di stoviglie: le pluriuso (quelle lavabili e riutilizzabili in ceramica e melamina), le biuso (quelle fatte con particolari plastiche recuperabili per altri manufatti) e le monouso (e cioè le usa e getta in plastica e in mater-bi). Dallo studio è emerso che gli impatti minori sono a carico delle stoviglie pluriuso.
L’indagine ha anche tenuto conto delle variabili economiche legate ai diversi scenari. In particolare per le stoviglie pluriuso si è tenuto conto degli investimenti (acquisto di stoviglie e lavastoviglie) e dei costi di gestione quotidiana (ore di lavoro per la pulizia delle stoviglie, manutenzione, costo dell’energia elettrica, dell’acqua e dei detersivi). Tali costi sono stati confrontati con i costi di acquisto e gestione delle stoviglie monouso.
Dallo studio è emerso che le stoviglie pluriuso risultano economicamente meno convenienti e di gestione più complessa. In particolare i costi di gestione sono più elevati rispetto alle stoviglie monouso in ragione soprattutto dei costi di ammortamento delle lavastoviglie e dei costi del lavoro connessi con il lavaggio.
In conclusione per passare da un’eventuale gestione basata sull’utilizzo di stoviglie monouso ad una basata su stoviglie riutilizzabili bisogna affrontare una serie di difficoltà economico-gestionali, mitigabili con opportune strategie di riduzione quali una programmazione graduale dell’intervento (e cioè la sostituzione di posate o bicchieri ove si utilizzino solo stoviglie monouso) e la partecipazione concreta di alcuni soggetti (Regioni, Province, Fondazioni) con investimenti finalizzati all’acquisto di stoviglie e di lavastoviglie.
Per ARPA Emilia Romagna i piatti in ceramica sono i più sostenibili
Lo Studio di valutazione degli impatti ambientali derivanti dalla gestione di servizi scolastici, condotto da ARPA Emilia-Romagna nel 2004, ha analizzato l’impatto ambientale generato dalle attività connesse alle mense scolastiche, rilevando tra i fattori maggiormente discriminanti a livello ambientale, l’utilizzo delle stoviglie in plastica.
La ricerca è partita dall’analisi del servizio mensa di alcune scuole elementari della Provincia di Ferrara al tempo delle stoviglie usa e getta (oggi Ferrara ha optato per le stoviglie biodegradabili): attraverso lo strumento dell’Analisi del Ciclo di Vita (LCA) ARPA ha evidenziato gli impatti ambientali dell’allora servizio mensa (in tutti i momenti della sua vita e cioè «dalla culla alla tomba» come sottolinea ARPA) e ha definito i possibili obiettivi gestionali e le azioni da intraprendere per migliorare le prestazioni ambientali del servizio, riducendo nel contempo il consumo delle risorse e le emissioni.
Intanto emerge subito un dato: i principali rifiuti prodotti dagli alunni delle scuole elementari nel ferrarese consistevano in stoviglie in polipropilene e polistirene (piatti, coltelli, forchette, cucchiai e bicchieri), tovaglioli e tovagliette di carta per il vassoio. L’analisi degli impatti ha inoltre evidenziato quanto la produzione e la dismissione di stoviglie di plastica e contenitori alimentari incida sull’ambiente.
L’ARPA invita a considerare per questi oggetti, oltre ai carichi ambientali relativi ai processi di produzione (ad esempio l’estrazione e raffinazione del petrolio), anche il loro breve ciclo di vita: le stoviglie di plastica, una volta aperte, diventano inevitabilmente prodotti “usa e getta”, che vengono utilizzati una sola volta e poi smaltiti come rifiuto. Ciò comporta un notevole consumo di risorse naturali e di emissioni nell’ambiente a fronte di un singolo utilizzo.
Per individuare un obiettivo di miglioramento ARPA ha messo a confronto caratteristiche e ciclo di vita dei piatti di plastica, dei piatti di carta e dei piatti di ceramica (lavabili riutilizzabili).
La ricerca ha evidenziato l’impatto legato all’utilizzo delle stoviglie usa e getta e le buone prestazioni ambientali di quelle riutilizzabili. Secondo lo studio i danni ambientali più elevati sono a carico dei piatti di plastica, seguiti dai piatti di carta: i piatti di ceramica hanno dunque i carichi più bassi. Ciò si spiega con il minor consumo di risorse che comporta l’adozione di un piatto riutilizzabile più volte, che implica un minor carico ambientale. La vita utile del piatto di ceramica è stata considerata pari a 1000 utilizzi, valore ipotetico considerando che la ceramica ha una durata elevatissima e quindi il numero di utilizzi dipende dalla rottura del piatto stesso o dalla sostituzione da parte dell’utente. Per la fase di fine vita del piatto in ceramica è ipotizzabile lo smaltimento in discarica, in quanto non esiste ancora un circuito per la raccolta ed il riciclaggio della ceramica, che comunque è un materiale essenzialmente inerte.
Considerando quindi che la totalità dei carichi ambientali legati all’utilizzo del piatto di ceramica sono da imputarsi al consumo di energia elettrica per il lavaggio e che gli scenari futuri di produzione energetica prevedono l’utilizzo di tecnologie più “pulite”, il divario fra le tre tipologie di stoviglie analizzate dovrebbe ulteriormente allargarsi.
In un’ottica di analisi del ciclo di vita e prendendo in considerazione le diverse tipologie di impatti generati dalle stoviglie e dal loro uso, ARPA Emilia Romagna ha concluso che i piatti riutilizzabili sono di gran lunga preferibili a quelli monouso. In genere infatti il vantaggio che deriva dal fatto di non dover lavare le stoviglie monouso (ed evitare quindi i carichi ambientali che questo comporta) e dal fatto che il trasporto delle stoviglie usa e getta è meno oneroso sotto il profilo ambientale (sono più leggere e la loro movimentazione richiede meno energia), non è sufficiente a compensare gli impatti per la produzione del materiale e lo smaltimento dei rifiuti.
Anche ARPA Piemonte consiglia stoviglie pluriuso
Nel dicembre 2006 Arpa Piemonte ha pubblicato Linee guida per l’integrazione dei requisiti ambientali negli acquisti. Alimenti e servizi di ristorazione. Lo studio, in linea di massima riprende i due studi precedenti per quanto riguarda il tema delle stoviglie, ma introduce alcuni elementi nuovi.
Nella Parte V dedicata ai requisiti ambientali negli acquisti ARPA consiglia di introdurre nei capitolati una specifica, che vieti l’uso di prodotti monouso e consenta esclusivamente l’utilizzo di stoviglie pluriuso, ma aggiunge alcune note a conclusione: «L’adozione di stoviglie e vasellame non monouso può risultare particolarmente problematica nel caso in cui il numero di utenti sia molto elevato e ci vorrebbero diverse lavastoviglie per il lavaggio. Vi è da un lato un problema di costi, dovuto sia all’investimento iniziale necessario per l’acquisto delle lavastoviglie, sia al costo del personale che deve provvedere ai lavaggi. D’altra parte non sempre sono disponibili locali adeguati per le operazioni di lavaggio e sanificazione delle stoviglie. In tutti questi casi deve essere comunque tenuto presente il criterio, in modo da prevedere la progressiva predisposizione delle misure necessarie a soddisfarlo, per esempio attraverso la creazione di appositi locali per il lavaggio».
ARPA inoltre consiglia di adottare un paio di misure per contenere i consumi energetici: scegliere lavastoviglie ad elevata efficienza energetica di classe A e massimizzarne il loro uso a pieno carico.