FMI: è l’economia verde la soluzione alla crisi
"Climate Policy and the Recovery" è lo studio appena pubblicato dai ricercatori della massima istituzione finanziaria mondiale. La recessione in corso non deve frenare gli interventi contro l'effetto serra: azioni efficaci per ridurre le emissioni possono accelerare la ripresa e favorire il contenimento dei deficit pubblici, gonfiati dalla crisi
10 December, 2009
Il Fondo Monetario Internazionale, in contemporanea con il vertice di Copenhagen, ha pubblicato lo studio "Climate Policy and the Recovery", dedicato alle politiche ambientali e al loro utilizzo per combattere la crisi economica che ha colpito l’intero sistema mondiali negli ultimi due anni.
Secondo il rapporto redatto, per il governo inglese, da Nicholas Stern, bloccare a 2 gradi l'aumento di temperatura costerebbe l'1 per cento del Pil mondiale l'anno. In realtà, questo 1 per cento è la media fra una proiezione ottimistica di -2 per cento (cioè l'economia mondiale, grazie ad un uso più efficiente dell'energia, ci guadagnerebbe) ed una pessimistica del 5 per cento. In ogni caso, non sembra una cifra esagerata rispetto alle possibili conseguenze dell'effetto serra: gli ambientalisti americani del National Resources Defence Council hanno calcolato in 270 miliardi di dollari l'anno i danni che l'effetto serra può creare ai soli Stati Uniti entro il 2025.
Ma la crisi ha modificato la percezione dell’argomento. Innanzitutto dal punto di vista delle priorità, ma anche l’esigenza di far pagare chi produce emissioni ad effetto serra è stata soppiantata dalla situazione economica.
In realtà, osserva lo studio dell'Fmi, il punto chiave - cioè la necessità di far pagare agli inquinatori l'intero costo delle loro emissioni - non ha niente a che vedere con il rallentamento dell'economia. E, anzi, continuano gli analisti del Fondo, gli ultimi sviluppi suggeriscono "obiettivi di abbattimento delle emissioni più, anziché meno, ambiziosi". Poiché, concretamente, i costi industriali di riduzione delle emissioni sono diminuiti, in questi anni, la licenza di emettere CO2 dovrebbe costare di più.
Un mercato internazionale delle emissioni darebbe certezze alle aziende, stimolando gli investimenti in energia pulita. E questi investimenti creano occupazione, come testimonia la Germania, dove i posti di lavoro "verdi" sono ormai 280 mila