"Mal'aria 2010" in Puglia
Parte la campagna nazionale di Legambiente con il dossier "Mal’Aria di città" e le vetrine antismog. In Puglia, Brindisi buona sul fronte delle polveri sottili e del biossido di azoto, Bari primeggia nei bassi livelli di concentrazioni di ozono. Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia: "Brindisi e Taranto presentano valori buoni secondo i parametri di ‘Mal’Aria di città’, ma la maggior parte dell’inquinamento in queste realtà è rappresentato dalle industrie e non dal traffico cittadino"
15 January, 2010
Inquinamento alle stelle in tutta Italia. Napoli, Torino e Ancona guidano la classifica dei superamenti dei limiti di legge per le concentrazioni di Pm10, rispettivamente con 156, 151 e 129 giorni. La normativa prevede un limite giornaliero per la protezione della salute umana di 50 µg/m3 da non superare più di 35 volte in un anno, obiettivo che non è stato raggiunto nel 2009 da 57 su 88 capoluoghi di provincia, in molti casi con risultati decisamente preoccupanti. In Puglia, 56 sono i superamenti di Bari, postazione gratificante rispetto ad altri capoluoghi di regione, ma non rispetto alle altre province pugliesi, in quanto sono solo 26 i superamenti a Lecce e appena 13 a Brindisi. Nulla di buono in Italia nemmeno sul fronte ozono. Dal 1 gennaio 2010 le Amministrazioni locali devono rispettare i nuovi limiti, indicati dalla direttiva europea 2002/3/CE che fissa in 120 µg/m3 (calcolato come media su otto ore) il valore di pericolosità da non superare per più di 25 volte in un anno. Sono stati considerati 50 capoluoghi di provincia, per i quali almeno una centralina ha avuto un superamento del limite di ozono per la salute, la Pianura Padana si conferma come area critica anche in questo caso con 8 città tra le prime dieci per superamenti del valore di legge. In Puglia, Lecce con 44 superamenti si attesta al 24° posto, Brindisi con 12 superamenti è al 40° posto e Bari con 3 è al 46° posto. Ottimi risultati quindi, ma l’ozono troposferico è comunque un inquinante secondario che si produce per effetto della radiazione solare in presenza di inquinanti primari. Nel 2008 la situazione dell’inquinamento da biossido di azoto (NO2) pur rimanendo critica, sembra presentare alcuni segnali di miglioramento: aumentano le città che rispettano i limiti e 54 città sono in linea con l’obiettivo di qualità di 40 mg/mc. Le cinque città peggiori sono Milano, Torino e Brescia rispettivamente al quinto, quarto e terzultimo posto, Napoli al secondo e Messina al primo con 70 microgrammi/metro cubo, quasi il doppio della soglia stabilita dalla legge. Brindisi primeggia in Puglia, al 5° posto della classifica generale con una media del 18,5; Taranto è ottava con una media di valori annui di 20,4, Bari è all’11° posto con 22,2 mentre Lecce è al 43° con 35,7.
Questi in sintesi i dati di “Mal’Aria di città”, il dossier di Legambiente in collaborazione con il sito www.lamiaaria.it, che apre la campagna annuale sull’inquinamento atmosferico che per oltre due mesi attiverà manifestazioni e iniziative in tutta Italia, per sensibilizzare e informare i cittadini sul problema, con denunce mirate e proposte concrete per i diversi territori.
Le principali fonti di inquinamento atmosferico a livello nazionale sono rappresentate dal settore industriale (responsabili del 26% delle emissioni di Pm10, del 23% di biossido di azoto (NO2), 79% di ossidi di zolfo (SOx) e 34% di idrocarburi policiclici aromatici) e dai trasporti, con il contributo maggiore attribuibile a quello su strada con il 22% alle emissioni totali di Pm10, il 50% di NO2, il 45% di CO e il 55% del benzene. Diversa è la situazione se analizziamo le fonti di emissione all’interno delle aree urbane dove a farla da padrone è il traffico veicolare, ad eccezione di alcune città che convivono con grandi complessi industriali.
La relazione tra la presenza di questi inquinanti in atmosfera e gli effetti negativi sulla salute in Italia è stata studiata recentemente con il progetto “EpiAir-Inquinamento e salute: sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione”, promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM). Lo studio è stato condotto in 10 città (Torino, Milano, Mestre-Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Taranto, Palermo, Cagliari) e ha preso in considerazione la mortalità e i ricoveri della popolazione adulta (età >35 anni) per il periodo 2001-2005. Come primo risultato si nota subito un effetto immediato del PM10 su tutte le cause di morte esaminate. Considerando solo le morti per cause naturali, l’aumento del rischio di mortalità è di 0,69%. Ovvero ipotizzando una mortalità di 1000 casi, per ogni 10 µg/m3 di PM10 si avrebbero 7 morti in più. Nel 2006 l’OMS ha dimostrato, con uno studio sulle principali città italiane, che riportando i valori medi annui di polveri sottili al di sotto della soglia stabilita dalla legge (40 microgrammi/metro cubo) si potrebbero evitare oltre 2000 morti all’anno.
Ma anche l’esposizione al rumore provoca notevoli effetti negativi sulla salute e la qualità della vita, eppure, secondo il rapporto ISTAT – Indicatori Ambientali Urbani 2008, su 110 capoluoghi di provincia, a fine 2008 sono solamente 68 i comuni che hanno approvato un piano di zonizzazione acustica (5 in più rispetto al 2007), solo 15 hanno approvato una relazione biennale sullo stato acustico, 21 hanno un piano di risanamento e solo 11 hanno centraline fisse per il rilevamento del rumore.
In tutta Italia il traffico è sempre più congestionato da un parco macchine che non ha pari in Europa; il trasporto pubblico è scarsamente attrattivo e gli spazi dedicati ai pedoni o ad altre tipologie di trasporto sono sempre di meno. Anche i Governi nazionali che si sono succeduti dal 2001 ad oggi hanno finanziato per il 67% delle risorse della Legge obiettivo le infrastrutture stradali, non prevedendo nessun serio intervento economico a sostegno della mobilità sostenibile nelle città, dove vivono, lavorano e respirano la gran parte degli italiani. Ad oggi, l’unica politica messa in campo dal Governo è la rottamazione delle vecchie auto, che scarica sui contribuenti-consumatori i costi di un assai parziale abbattimento delle emissioni inquinanti.
“Mal’Aria –dichiara Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia- è la campagna di Legambiente che si focalizza sui danni alla salute per difendere il diritto all'aria pulita e alla mobilità sostenibile, attraverso denunce, gesti simbolici e proposte concrete. Fra queste, per abbattere le emissioni inquinanti, si potrebbe puntare sul trasporto pubblico di superficie estendendo il più possibile la rete di corsie preferenziali, sull’adozione di un pedaggio urbano per le aree più congestionate e sul miglioramento dell’efficienza del trasporto pubblico. Bari –continua Tarantini- negli ultimi anni ha puntato molto sulla mobilità sostenibile attraverso il Park&Ride, il bike sharing, le zone a sosta regolamentata, pedonali ma ancora molto si deve fare considerati i dati delle polveri sottili”.
Per stimolare i Comuni ad investire in misure antitraffico, in Puglia, come in tutta Italia, ci sono state iniziative sabato 16 gennaio. Si è scelta simbolicamente Taranto, dove il circolo locale con i negozi del centro “Benetton” e “L’uomo di Linea Verde Mirabile” hanno fatto indossare ai manichini in vetrina maschere anti-smog. “In attesa della presentazione dell’edizione 2010 di Mal’Aria Industriale il 6 febbraio, -conclude Tarantini- chiediamo a tutte le realtà industriali di adottare sistemi antinquinamento per ridurre le loro emissioni. Infatti, anche se è vero che città come Brindisi e Taranto presentano valori buoni secondo i parametri di ‘Mal’Aria di città’, è vero anche che la maggior parte dell’inquinamento in queste realtà è rappresentato dalle industrie e non dal traffico cittadino. Presenteremo in quell’occasione anche una mappatura dei siti che rappresentano un’autentica minaccia per la salute dell’ambiente.”
Fonte Legambiente Puglia