Il moto perpetuo dei globetrotter dell’energia pulita
Incontri e scambi di esperienze sulle buone pratiche. I globetrotter dell’eco-sostenibilità girano il mondo partecipando a meeting e incontri internazionali dove si discute del futuro della terra e delle strategie per salvare il pianeta. Tra gli ultimi grandi appuntamenti hanno partecipato al contro-vertice di Copenhagen, dove si cercava di elaborare una piattaforma programmatica da sottoporre ai governi perché la facessero propria - da La Stampa del 03.03.2010
03 March, 2010
Andrea Rossi
Non si fermano mai: passano da una fiera all’altra, da un workshop a un convegno, da un forum a un raduno inseguendo l’osmosi delle buone pratiche. «È l’unica strada percorribile», dice Heura Posada Pie, 21 anni, di Barcellona, studentessa in Sociologia. «Applicare i principi eco-sostenibili su vasta scala è quasi impossibile. Nemmeno una regione autonoma come la Catalunya ce la può fare; mancano le risorse finanziarie. E allora bisogna lavorare a livello di quartieri, o di città, e fare tesoro di tutte le buone esperienze adottate nelle altre località».
Forse è per questo che a Torino, in questi giorni, si aggira una cinquantina di ragazzi arrivati da sette paesi europei - Bulgaria, Olanda, Spagna, Lettonia, Romania, Francia e Ungheria - per «Democrazia 2.0 Sostenibilità», il forum internazionale organizzato da Biennale Democrazia nell’anno che incorona Torino capitale europea dei giovani. Ragazzi come Leon Simons, 22 anni. Arriva da un paese poco distante da Rotterdam, qualche anno fa ha chiuso con la scuola e si è messo a studiare da solo: «Volevo sapere tutto sui cambiamenti climatici, ma nessuna università lo insegna. E allora ho fatto l’autodidatta: ho letto libri su libri, volumi, ricerche». E ha cominciato a viaggiare: «Se non vai sul campo, a vedere gli effetti dei cambiamenti climatici, non puoi capire. Se non incontri chi studia questi fenomeni non può esserci scambio d’idee». È stato un mese e mezzo ai Tropici, poi a Città del Messico, ora è a Torino. «Il quadro comincia a essermi chiaro. Adesso, però, voglio capire quali sono le soluzioni realistiche».
La vita di Leon, da due anni, si snoda al ritmo dei grandi forum internazionali sul clima. Lui dice che magari non avrà mai una laurea, ma esperienza e competenze da vendere. Non è l’unico: i globetrotter dell’eco-sostenibilità sono una comunità aperta, talvolta s’incontrano, s’intrecciano, condividono esperienze e poi ognuno per la sua strada. A Torino Leon ha incontrato una ragazza di 27 anni che arriva da Iasi, Romania. Si chiama Catalina Aghinitei, professione project manager a EuroDemos, associazione che si occupa di ecologia e turismo sostenibile. «Dal 2003 sviluppiamo progetti, cerchiamo di far entrare nei percorsi turistici località ancora immacolate senza provocare danni». In sette anni questo gruppo di ragazzi è diventato il faro del pensiero e dell’azione eco-sostenibile in tutta la Romania. E hanno già avviato un progetto di collaborazione con la città di Torino. «Nel 2009 sono venuti loro in Romania, stavolta è toccato a noi».
Ieri lavorava fianco a fianco con gli studenti italiani: «È uno scambio utile: ci sono persone esperte e altre che stanno maturando poco alla volta una coscienza ambientalista. C’è chi studia questi temi da anni, come il mio gruppo e chi ha appena iniziato, magari in classe: compito nostro è trasferire le nostre esperienze agli altri».
In quest’osmosi collettiva si cementa il pensiero eco-sostenibile e le pratiche si trasferiscono da paese a paese. «Io abito a Riga, lì nevica per sei mesi e il sole non è mai forte», racconta Uldis Codars, lettone di 21 anni, studente in Giurisprudenza. «In Italia, generalmente, succede il contrario. Noi stiamo sviluppando energie rinnovabili di un certo tipo, l’Italia altre. Incontrandoci possiamo capire e fare tesoro dei punti di forza delle nostre ricette. Io il futuro lo immagino così». E lo applica, con la sua Ong, che si chiama «Password»: «Lavoriamo sulle energie pulite: non si può pensare di continuare a tagliare alberi o trivellare il suolo in cerca di petrolio».
In ciascuno di loro si agita una convinzione: «È il nostro pianeta, l’unico su cui sappiamo che la vita è possibile. Non possiamo lasciarlo andare alla deriva».