Bari, inaugurato il nuovo biostabilizzatore dell'Amiu
L'impianto è in grado di trattare il 90% dei rifiuti indifferenziati prodotti in città. Gli scarti saranno igienizzati e triturati in modo da essere ridotti del 70%, con un conseguente risparmio dei costi di smaltimento in discarica. Il presidente dell'Amiu ad Eco dalle Città: «È una svolta»
16 March, 2010
La città di Bari ha un nuovo biostabilizzatore dei rifiuti. L'impianto, gestito dall'Amiu, è in grado di trattare circa 400 tonnellate al giorno di materiale, pari al 90% dei rifiuti indifferenziati prodotti in città. «L'impianto di biostabilizzazione, che abbiamo fortemente voluto – ha dichiarato ad Eco dalle Città il presidente dell'Amiu, Giuseppe Savino – rappresenta un punto di svolta per la chiusura del ciclo dei rifiuti nella città di Bari. Tutto il tal quale che rimane a valle della raccolta differenziata potrà infatti essere trattato qui, senza più girovagare per l'intera provincia alla ricerca di impianti in grado di accoglierlo». Dopo essere stati igienizzati, all'interno del nuovo biostabilizzatore i rifiuti indifferenziati subiscono un processo di triturazione, che consente di ridurne il peso al 30% di quello originario, con una conseguente contrazione dei costi di trasporto e di smaltimento in discarica. Dopo una prima tritovagliatura, gli scarti vengono trasportati nelle 24 biocelle dell'impianto, strutture simili a grandi stanze di circa mille metri cubi di volume, sul pavimento delle quali sono presenti dei fori in grande quantità. Proprio attraverso queste aperture viene insufflata dell'aria, che investe le componenti organiche (animali e vegetali) presenti nei rifiuti e le ossida. In questo modo, i rifiuti risultano igienizzati e privi di odore. «L'intero processo di stabilizzazione dura attualmente sedici giorni, ma l'impianto potrebbe essere tarato in modo da completare il ciclo in un tempo inferiore – spiega ancora Savino – In questo caso, potremmo essere in grado di accogliere rifiuti provenienti da altre città».
Alla fine di questa prima fase, in ogni caso, il materiale viene condotto, attraverso un nastro trasportatore, all’impianto di tritovagliatura, dove subisce una ulteriore triturazione. I rifiuti vengono infine fatti passare sotto un separatore magnetico e un vaglio rotante, che consentono di dividerli in una frazione di sottovaglio (componente organica), ottima per produrre materiale di copertura per le discariche, ed una di sopravaglio (componente “secca”) da destinare alla produzione di Cdr (combustibile da rifiuto). «Proprio l'impianto di produzione Cdr – conclude il presidente dell'Amiu – rappresenta la fase successiva della chiusura del ciclo dei rifiuti. È già stato approvato e deve essere mandato a gara». L'impianto di stabilizzazione è stato realizzato in tempi record (meno di un anno) e finanziato con 14 milioni di euro attraverso risorse regionali del Por Puglia 2000-2006. «Con l'avvio di questo impianto – ha dichiarato l'assessore regionale all'Ecologia, Onofrio Introna, intervenendo all'inaugurazione – la Puglia è sempre più vicina a una gestione dei rifiuti moderna ed ecosostenibile tipica dei paesi europei con maggiore sensibilità ambientale».