Da Tarsu a TIA. Quando?
Dal 1997 in Italia si parla del passaggio da tassa a tariffa per il pagamento dei servizi di gestione rifiuti. Dopo 13 anni solo una piccola percentuale di Comuni ha fatto il salto. In assenza di novità sul passaggio, analizziamo le differenze fra le due modalità e esempi virtuosi di applicazione della nuova disciplina
23 March, 2010
Era il lontano 1997, quando entrava in vigore il decreto Ronchi e in Italia si decideva di passare dalla Tassa (TARSU) alla tariffa (TIA), ovvero ad un metodo di conteggio basato sul calcolo puntuale dei rifiuti indifferenziati prodotti ed al pagamento di una parte della quota in base ad essi.
Sono passati 13 anni e l'unico passaggio di cui abbiamo avuto notizia è stato quello di proroga in proroga, di rinvio in rinvio.
Ad oggi la situazione è ingessata. L'ultimo rinvio è stato quello del decreto Milleproroghe di inizio 2009, che fissa l'entrata in vigore della TIA a fine 2010. La sensazione più diffusa è quella che si andrà di fronte ad un'ulteriore proroga.
Tutto ciò non significa che non ci siano realtà locali particolarmente virtuose che non abbiano già effettuato il passaggio. “Su oltre 8100 comuni italiani appena mille hanno abbandonato la TARSU e sono passati alla TIA – ci dice Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – e la stragrande maggioranza di questi non applicano la tariffa puntuale, ovvero facendo pagare in base all'effettiva produzione di rifiuti irrecuperabili, ma quella normalizzata” (che si basa su stime sulla metratura dell'unità abitativa e sul numero di persone che vi risiedono, ndr)”.
Ciò non toglie che ci siano sul territorio italiano alcuni interessanti esempi di applicazione della tariffazione puntuale. Dal Consorzio Priula (Treviso) arriva l'esempio più noto, e probabilmente anche quello più rodato.
Tarsu - Tia: le differenze
Consorzio Priula: come si applica la tariffa puntuale?