Il dibattito sul termovalorizzatore di Milano
Prosegue la discussione sulla localizzazione del secondo impianto milanese. L'orientamento sembra quello di realizzarlo nel Parco Sud. A2A accelera: si rischia l'emergenza - da La Repubblica del 20.05.2010
20 May, 2010
Stefano Rossi
Sì al secondo termovalorizzatore milanese, ma ai confini con Opera, nel Parco Sud. A2A, con la controllata Amsa che lo dovrebbe realizzare, sollecita un colpo di acceleratore. «I tempi per una decisione sono maturi», ha detto Giuliano Zuccoli, presidente del consiglio di gestione del colosso energetico. «Per costruire un impianto ci vogliono circa tre anni — ha ricordato Zuccoli — e non venisse realizzato in questo periodo di tempo, Milano potrebbe rischiare l’emergenza rifiuti». Un nuovo inceneritore, anche più piccolo del Silla 2 di Figino e con una capacità di smaltimento di 450mila tonnellate all’anno, «stabilizzerebbe la regione per cinquant’anni».
Quanto alla localizzazione, il presidente di Amsa, Sergio Galimberti, ha definito il Parco sud «il miglior sito possibile». Inaugurando un impianto per il riciclo (come materiali per l’edilizia) delle “terre di spazzamento” raccolte sulle strade, Galimberti se l’è presa con i «gruppi, tipo i grillini, che utilizzano la demagogia per diffondere paure nella gente». Convogliando il calore del forno nel teleriscaldamento si eviterebbero, secondo Amsa, emissioni per 90mila tonnellate annue di anidride carbonica.
Tuttavia le polemiche non si placano. Assai critico il Pd, con il capogruppo in Provincia, Matteo Mauri: «A2A vuole costruire un nuovo inceneritore nel Parco Sud ma non riuscirà a convincerci che il quello è “il miglior sito possibile”. Loro fanno il loro interesse, peccato che non coincida con quello dei cittadini. La Lega, se di verde non ha solo il fazzoletto, deve battere un colpo. Per l’ennesima volta chiediamo al presidente della Provincia, Guido Podestà, la convocazione urgente dell’assemblea dei sindaci per trovare la localizzazione più idonea».
Opera il sindaco della Lega è sceso in piazza con il sostegno del partito, confermato dal segretario provinciale Igor Iezzi: «Mai nel Parco Sud - dice - Il vecchio piano rifiuti della Provincia di Milano comprendeva ancora Monza e Brianza. E poi un impianto simile serve davvero?». Podestà ricorda che la scelta finale spetterà alla Regione, meritandosi il rimbrotto del predecessore del Pd, Filippo Penati: «Ha dato il via allo scaricabarile». Su richiesta dell’opposizione, Milano affronterà il tema in un consiglio comunale straordinario, probabilmente dopo una conferenza di servizi sul tema convocata per il 9 giugno.
I giochi, però, sembrano fatti. Podestà ha annunciato al consiglio comunale di Sesto di voler sciogliere Anema (Azienda nord-est Milano ambiente), la spa costituita da Penati per scegliere il sito per l’inceneritore. Penati premeva perché un consorzio di Comuni amministrati dal centrosinistra costruisse l’impianto a Sesto, ai confini con Milano. Ipotesi bollata come «totalmente inopportuna» dall’assessore milanese all’Urbanistica, Carlo Masseroli. E il senso del braccio di ferro fra la due cordate è ben sintetizzato dall’assessore all’Ambiente di Milano, Paolo Massari: «Se non facciamo l’inceneritore perderemo tanti soldi».
Costi, traffico e inquinamento il grande forno divide gli esperti
Fortini, Federambiente (servizi pubblici igiene ambientale) "Dalla ciminiera esce in tutta una giornata l´equivalente dei fumi di venti automobili in una sola ora di marcia"
Viale: "Costruire un altro bruciatore serve solo a non puntare sulla differenziata" Ganapini: "È la tecnologia più cara, senza incentivi un privato non l´adotterebbe"
Già definito il progetto per il nuovo impianto: sarà un "clone" di Silla 2 tra via Ripamonti e la tangenziale ovest, in territorio milanese, vicino al carcere e alle frazioni Quintosole e Noverasco.
Alessia Gallione
Ecco dove e come sarà, secondo i piani dell´azienda, il nuovo impianto che dovrebbe trattare 400mila tonnellate di rifiuti all´anno. Un progetto immaginato all´interno del Parco Sud, non lontano da Quintosole e che, nei disegni dell´architetto Cino Zucchi, ha la forma di una cittadella dalle linee spezzate. Tutto pronto. Dal modello da adottare che - dicono le carte - seguirà quello di Silla 2, alla cifra da investire per realizzare l´opera in tre anni e mezzo. In totale, 279 milioni di euro che comprendono l´acquisto dei terreni e «opere di mitigazione ambientale» per 8 milioni di euro: un nuovo boschetto e una sorta di collegamento ciclopedonale che unirebbe, scavalcando la tangenziale, due pezzi finora separati di Parco. Perché, nel presentare i propri piani, Amsa punta anche su questo: la sicurezza per la salute degli abitanti e per l´ambiente, la possibilità di produrre energia "pulita" per 100mila famiglie e calore per 30mila appartamenti. Cita rapporti e studi che minimizzano i rischi e l´impatto «del tutto trascurabile» per chi abiterà vicino e i «bassissimi livelli» di emissione. E anche le strade riuscirebbero a sopportare quei 120 mezzi che, ogni giorno, dovrebbero fare la spola fino al grande forno. Ma gli esperti si dividono sulla necessità di costruire un impianto. Come la politica.
Sono divisi fin dal nome da utilizzare. I favorevoli parlano di «termovalorizzatore», gli ambientalisti di «inceneritore». L´economista Guido Viale non ha dubbi: «Milano non ha bisogno di un altro impianto. Un nuovo inceneritore serve soltanto a non puntare sulla raccolta differenziata». Anche quel deficit di 480mila tonnellate «è il frutto di una proiezione lineare che tiene conto di un aumento del 3% annuo nell´ultimo decennio, ma non di un´inversione di tendenza dovuta alla crisi e al cambio dei consumi». Una strategia sbagliata, quindi, che non seguirebbe le direttive europee e «portata avanti per ottenere incentivi che soltanto l´Italia continua a prevedere e che sono vietati dall´Unione europea se non limitatamente al materiale organico», conclude Viale.
Anche la ricetta di Walter Ganapini, assessore comunale nel ‘95 in una Milano in piena emergenza rifiuti, è un´altra ricetta: «Quella praticata in tutta Europa. Milano deve puntare su una maggiore sostenibilità: sul trattamento meccanico biologico, la raccolta differenziata porta a porta, deve darsi strutture per il trattamento del rifiuto organico». C´è anche un altro aspetto negativo: «Quella degli inceneritori è la tecnologia più costosa in termini di costruzione ed esercizio che nessun privato si sognerebbe se non ci fossero gli incentivi». E i rischi per la salute? «C´è comunque un´enorme emissione di anidride carbonica - dice Ganapini - A seconda di cosa viene bruciato, poi, ci sono seppur in misura minima altri inquinanti dall´ossido di azoto fino alla diossina».
Di segno opposto il parere del presidente di Federmabiente Daniele Fortini: «Abbiamo commissionato uno studio al Politecnico che dimostra come le polveri fini e ultrafini siano minime. Gli impianti moderni sono progettati in modo che sia i fumi sia la produzione delle scorie - ceneri e polveri - della combustione siano impercettibili. Uno studio della Confederazione europea per la gestione dei rifiuti di cui fanno parte 400 impianti europei ha calcolato che un termovalorizzatore produce un inquinamento in atmosfera in 24 ore di esercizio uguale a quello prodotto da 20 automobili in un´ora di marcia». Anche i sindaci hanno opinioni contrapposte. Quello di Opera, il leghista Ettore Fusco, è un fiero avversario: «Sorgerebbe a ridosso delle nostre abitazioni ed è incompatibile con il parco. E poi le strade non reggerebbero un tale aumento di traffico». A Sesto San Giovanni, Giorgio Oldrini difende il proprio impianto: «Tratta 70mila tonnellate e rende autosufficienti 5 Comuni. È un´opera sottoposta a controlli continui e, attraverso due video di cui uno in Comune, tutti possono vedere i dati trasmessi in diretta».