Resoconti del convegno del 4 giugno a Genova sui rifiuti
A Genova "i rifiuti come chiave di lettura della storia e dell'antropologia". Nell'ambito di Genova Capitale europea dell'Ambiente, venerdì 4 giugno si è svolto nel capoluogo ligure l'incontro “Genova per la gestione sostenibile dei rifiuti”. Proseguono i lavori per dare vita al progetto “Museo della Rumenta”. Il Programma Comunale di Prevenzione dei Rifiuti (PCPR). On line le presentazioni dell'incontro
04 June, 2010
Venerdì 4 giugno si è svolto nel capoluogo ligure il convegno "Genova per la gestione sostenibile dei rifiuti". Il convegno rientra nel programma dell'iniziative del Comune nell'ambito di Genova Capitale europea dell'ambiente.
Per un'antropologia dei rifiuti nella società dei consumi
“L'uomo è ciò che mangia diceva Ludwig Andreas Feuerbach. La frase del filosofo tedesco potrebbe essere parafrasata in l'uomo è ciò scarta”. Esordisce così l'esperto di rifiuti, Guido Viale, intervenendo al convegno di Genova. Secondo Viale "si può capire molto della società analizzando ciò che l'uomo scarta, ancor di più che dalle analisi socioeconomiche”. “I netturbini – afferma Viale - sono potenziali conoscitori della società ma la loro professionalità non viene valorizzata. Anche le società di igiene hanno un potenziale in tal senso: laddove è capillare la raccolta rifiuti si può avere una conoscenza maggiore della composizione sociale, dei gusti e dei consumi dei cittadini”.
“Attraverso l'analisi dei rifiuti possiamo ricostruire vita, morte e miracoli di un gruppo sociale - afferma Viale - Negli Stati Uniti esiste un progetto chiamato Garbage Project che analizza i gruppi sociali in base al contenuto dei sacchetti della spazzatura”.
Per Viale i rifiuti aiutano anche a studiare la storia dell'uomo: “Negli Stati Uniti si fanno carotaggi nelle discariche che permettono di tornare indietro di 150 anni. Tutta l'archeologia è uno scavo nei rifiuti dentro la società. Le popolazioni che lasciavano un luogo abbandonavano lì gli oggetti che non utilizzavano più”.
Nel corso della storia dell'uomo si sono susseguite diverse rivoluzioni che hanno cambiato anche la tipologia di rifiuto. La rivoluzione chimica ha creato i materiali sintetici non degradabili, la rivoluzione del petrolio ha creato la plastica. Oggi siamo nell'epoca dell'usa e getta. I prodotti simbolo di questo tempo: gli imballaggi, che costituiscono il 35%, 40% dei rifiuti in termini di peso ma sono la maggior parte in termini di volume. I gadgets: prodotti che teniamo non utilizziamo e che teniamo finché non decidiamo di buttarli. E' aumentata la disaffezione verso i prodotti.
Tornare a 150-200 anni fa? Secondo Guido Viale bisogna andare avanti verso la progressiva riduzione dei rifiuti. Bisognerebbe aumentare il riuso, la raccolta differenziata e avere una vita più sobria, che non vuol dire rinunciare al benessere donato dalla tecnica.
Il contributo della gestione dei RU alla lotta al cambiamento climatico
Anche Enzo Favoino, docente della Scuola Agraria del Parco di Monza si approccia ai rifiuti partendo dalla riduzione. “Il rifiuto migliore è sempre quello non prodotto - afferma Favoino - la discarica, per materiale non trattato, è sempre l’opzione peggiore. Strategie improntate ad alti tassi di riciclaggio e compostaggio sono sempre preferibili rispetto all’incenerimento”.
Nel suo intervento, dal titolo “Il contributo della gestione dei RU alla lotta al cambiamento climatico”, Enzo Favoino ha inoltre evidenziato i potenziali di riscaldamento globale: anidride carbonica (Co2), protossido di azoto ed in particolare il metano per quanto riguarda l'emissione prodotta dai rifiuti. A questo proposito, spiega Favoino, "il pretrattamento alla discarica comporta un netto miglioramento con riduzione del potenziale
metanigeno".
Il progetto Museo della Rumenta
“Nel contesto socioculturale attuale si può pensare che una riflessione storica sul rifiuto possa rifiutare”. Nasce così a Genova il progetto Museo della Rumenta (termine genovese per indicare rifiuto). “La rumenta - si legge nell'introduzione del progetto - va utilizzata come chiave di lettura della storia e dell'antropologia e asse centrale del dibattito per un cambio di paradigma: produttivo, nei consumi, dei comportamenti, delle relazioni. Genova può concepire un progetto cui dare il nome di Museo della rumenta , capace di allargarsi coinvolgendo altre città e altri “luoghi” nelle sue attività (museali, scientifiche, artistico culturali, economiche)”.
Il progetto si articola in 4 sezioni. Il Museo: un centro (e una rete) permanente di attività espositive. La sezione laboratorio: un centro (e una rete) di riflessione scientifica, divulgazione e diffusione di buone pratiche sul concetto di rifiuto e sul suo “superamento” - prevenzione, riduzione, percorso verso rifiuti zero. La sezione artistico-culturale: un centro (e una rete) di attività artistiche (figurative, video-cinematografiche, letterarie) che utilizzano materialmente e/o prendono lo spunto espressivo da residui e scarti delle attività umane. La sezione filiera del riutilizzo: un centro (e una rete) di green economy del riutilizzo e della preparazione al riutilizzo, basata sulla valorizzazione del lavoro inclusivo.
Il ciclo dei rifiuti a Genova
“A Genova il ciclo dei rifiuti è un po' preistorico – dichiara Pietro Antonio D'Alema, amministratore delegato Amiu - poca raccolta differenziata e tutto finisce in discarica. Nel 2006 il tasso di raccolta differenziata era del 12%, 24% nel 2009, oggi siamo al 27%”.
Secondo l'ammministratore delegato di Amiu, “Genova sconta però un limite oggettivo che le impedisce lo sviluppo della raccolta differenziata come in altre realtà urbane. Ci sono pochi spazi fisici in strade e condomini per ospitare i cassonetti della differenziata. In Liguria ci sono solo 4 impianti per la lavorazione del compost e non c'è spazio per ospitare impianti di una certa taglia”.
La situazione non ha però impedito ad Amiu di avviare iniziative per migliorare la situazione: laddove mancano le isole ecologiche, esistono le isole ecologiche itineranti. Nel centro storico più grande d'Europa dove, per motivi legati all'igiene e al decoro, non sono presenti i cassonetti della spazzatura e non esistono spazi nei condomini, l'azienda ha reperito degli spazi nei vecchi bassi trasformandoli in ecopunti per il conferimento dei rifiuti.
Programma Comunale di Prevenzione dei Rifiuti (PCPR)
La produzione di rifiuti nel 2008 nel capoluogo ligure è stata di 335.825 tonnellate di rifiuti urbani (549,4 Kg/abitante/anno) con 70.135 tonnellate di raccolta differenziata (114,8 Kg/ab/a) corrispondente ad una percentuale del 20,88% di R.D.
Il Programma Comunale di Prevenzione dei Rifiuti, già approvato dalla Giunta comunale, prevede di integrare la prevenzione nella gestione dei rifiuti nel comune di Genova e indica alcuni interventi, suggerimenti per l’ottimizzazione, per il miglioramento di azioni già in atto e altri interventi per le nuove azioni da realizzare.
Uno dei punti del PCPR è il compostaggio domestico. Il Comune di Genova stima che siano un migliaio i nuclei famigliari che praticano il compostaggio domestico a Genova. Per diffondere la pratica del compostaggio domestico il Comune ha organizzato un corso di formazione per aspiranti compostatori e concede, ai cittadini che praticano il compostaggio domestico, uno sconto sulla Tariffa di igiene ambientale (10 euro per single e 15 per nuclei famigliari plurimi). Nel corso di quest'anno il Comune di Genova punta a riprendere la campagna di comunicazione sullo sconto della tariffa rifiuti e la possibilità di frequentare i corsi. E' prevista, inoltre, la creazione di un “albo compostatori” che provveda ai controlli e all'assistenza istituzionale.
Emanuele Burgin, presidente del Coordinamento Agenda 21 ed assessore all'Ambiente della Provincia di Bologna, ha parlato in particolare dei problemi di programmazione e gestione dei rifiuti che si pongono dopo la legge 42 del 2010, che ha soppresso gli ATO, gli ambiti territoriali ottimali, lo strumento usato negli ultimi anni (in genere coincidente con l'ambito provinciale) per gestire le politiche dei rifiuti.
Burgin dice che per pianificazione si dovrebbe intendere, più che un'imposizione di vincoli, una politica attiva per creare opportunità e chiudere il ciclo dei rifiuti. Tra queste opportunità non vede prioritari gli inceneritori, in quanto, a ben guardare, sono sovvenzionati con denaro pubblico, quindi non sono creatori di valore. Dopo la soppressione degli Ato le Regioni dovranno decidere, entro la fine del 2011, come si gestiranno le politiche dei rifiuti e innanzitutto quali sono i perimetri territoriali giusti, né troppo estesi né troppo circoscritti, per i piani dei rifiuti. E' importante che le decisioni sui rifiuti vengano prese da “chi ci mette la faccia”, cioè dagli amministratori politici, non da quelli aziendali pubblici o privati che siano. A proposito di privati va ricordato che nello stesso decreto Ronchi di cui si contesta con raccolta di firme referendarie la messa a gara della gestione degli acquedotti, in quello stesso decreto si stabilisce che si mettano a gara i servizi dei rifiuti.
Il punto cruciale, dice Burgin, è quello di chi e come scrive i capitolati di queste gare. I capitolati significa che le condizioni della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti vengono stabilite prima, che si stabilisce se c'è il porta a porta, con che frequenze, con che tariffe ecc Dopo che i Comuni hanno passato tutte le loro competenze agli ATO, dopo che ora gli Ato vengono soppressi, che succederà? Si sarà in grado di dare buone regole? O sarà il regolato/regolando a mangiarsi il regolatore condizionandolo e facendosi scrivere i capitolati su misura?
Strategie e strumenti per la prevenzione dei rifiuti
Nel corso del convegno di Genova sui rifiuti è stato presentato da Barbara Sarnari del Comune di Ragusa il progetto “Zero Waste” (Zero Rifiuti). Si tratta di un progetto finanziato dall’Unione Europea che coinvolge alcuni Paesi del Mediterraneo (Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna). Il Comune di Ragusa partecipa come partner italiano del progetto.
Il progetto punta alla creazione di un sistema integrato di gestione “Rifiuti Zero” che riesca a minimizzare la produzione di rifiuti e a massimizzare il recupero di risorse ed energia nelle aree geografiche interessate dal progetto. Nello specifico mira alla riduzione sistematica e definitiva dei rifiuti che attualmente finiscono nelle discariche, riutilizzando e recuperando quanto più materiale e risorse possibili attraverso il riciclaggio. Inoltre, il progetto promuove quelle pratiche di riuso e riciclo che agiscono come volano dello sviluppo economico sostenibile dei territori.
Alessio Ciacci, assessore all’Ambiente del Comune di Capannori (Lucca) ha presentato l'esperienza del primo Comune in Italia ad aver aderito alla “Strategia Rifiuti Zero”. Attraverso la delibera di adesione alla strategia “Rifiuti Zero” l’Amministrazione di Capannori si è posta l’obiettivo di intraprendere il percorso verso il traguardo dei “Rifiuti Zero” entro il 2020 stabilendo per il 2008 il raggiungimento del 60% di raccolta differenziata e per il 2011 il 75% combinando questi obiettivi con un impegno costante mirato alla riduzione della produzione dei rifiuti.
A Capannori sono state avviate politiche mirate a ridurre la produzione degli scarti cercando di legare buone pratiche ambientali con buone pratiche in campo sociale ed economico. Tra le iniziative, alcune riguardano gli acquisti verdi, l'acqua, il latte alla spina, detersivi, ecosagre e pannolini ecologici.