Grazie al riciclo, l'Italia risparmia 55 milioni di tonnellate di CO2
Secondo uno studio realizzato da Ambiente Italia, un ulteriore sviluppo della filiera del recupero consentirebbe di ridurre, entro il 2020, le emissioni di gas serra di una quota pari al 9% dell'obiettivo nazionale che Berlusconi vuole rinegoziare con Bruxelles
21 October, 2008
Un risparmio per l'Italia di 15 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio) e di 55 milioni di tonnellate di CO2 che altrimenti finirebbero in atmosfera. Sono questi gli impatti positivi – dall'immenso valore ambientale ma anche economico – della filiera del recupero e del riciclo dei rifiuti nel nostro paese. Il dato emerge dalla ricerca “Il riciclo ecoefficiente” curata da Duccio Bianchi, dell'istituto di ricerche Ambiente Italia, e presentata oggi a Roma. Secondo lo studio, nel 2007 in Italia sono stati avviati al riciclo o al recupero energetico circa 52 milioni di tonnellate di rifiuti, consentendo un triplo “risparmio” in termini di materie prime, energia ed emissioni di gas climalteranti. Oltre a ridurre il consumo di materiali e di risorse energetiche, infatti, il recupero dei rifiuti consente di evitare la realizzazione di nuove discariche, responsabili dell'emissione di metano (un gas serra molto più potente dell'anidride carbonica).
Secondo le proiezioni realizzate da Bianchi, basterebbe aumentare il livello di riciclo dal 48% attuale al 55,2% per riuscire, entro il 2020, a tagliare ulteriormente le emissioni di CO2 di oltre 8 milioni di tonnellate, pari al 9% dell'obiettivo nazionale di riduzione dei gas serra. Proprio quell'obiettivo che il governo italiano sta cercando, tra feroci polemiche, di rinegoziare con la Commissione Europea. L'ulteriore sviluppo della filiera del recupero consentirebbe inoltre di risparmiare una quantità di combustibili fossili pari a 5 milioni di tep. Uno scenario che, secondo l'esperto di Ambiente Italia, è piuttosto credibile, visti i margini di miglioramento della raccolta differenziata e del riciclo, soprattutto nelle regioni del Sud Italia.
Nonostante la prospettiva concreta di ridurre sensibilmente le emissioni a effetto serra attraverso il miglioramento del ciclo dei rifiuti, Antonio D'Alì, presidente della Commissione ambiente del Senato, intervenuto alla presentazione della ricerca, ha difeso con decisione la scelta del governo di rinegoziare con Bruxelles gli obblighi del 20-20-20 (riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020 e aumento della quota di energie rinnovabili fino al 20% entro la stessa data). Una posizione condivisa sostanzialmente da Aldo Fumagalli Romario, presidente della Commissione sviluppo sostenibile di Confindustria: «Nel valutare i benefici a lungo termine di una riduzione così consistente delle emissioni, bisogna considerare i costi immediati, che ricadrebbero soprattutto sugli imprenditori». Dura la reazione di Ermete Realacci, ministro dell'Ambiente nel governo ombra del Partito Democratico, intervenuto a sua volta nella conferenza stampa. «Rinegoziare gli obiettivi per il 2020 sarebbe un'autentica Waterloo per l'Italia – ha dichiarato – e allontanerebbe l'Italia dai paesi più evoluti dell'Unione Europea».