Emergenza rifiuti, l’Italia spera di sbloccare i 500 milioni congelati dall’Ue
Sarà presentato domani il dossier della Commissione Europea sulla situazione rifiuti in Campania. Seguirà una discussione tra le commissioni petizioni ed esecutive, alla presenza della Regione Campania, decisiva per lo sblocco dei fondi congelati dalla Corte europea nel marzo scorso. L’Italia spera di riottenere quei fondi, senza però che in questi mesi sia cambiato qualcosa
14 July, 2010
Sarà discusso domani presso la Commissione Esecutiva del Parlamento Europeo il documento approvato dalla Commissione Petizioni riguardante la gestione del ciclo dei rifiuti in Campania. Per l'Italia si tratta di un momento decisivo in quanto finalizzato alla riapertura del finanziamento Ue di 500 milioni congelato il 4 marzo 2010 in seguito alla sentenza di condanna emessa dalla Corte Europea nei confronti del nostro Paese per “non aver creato una rete adeguata e integrata di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti nelle vicinanze del luogo di produzione, venendo meno agli obblighi della direttiva rifiuti”. L’Ue, attraverso la sentenza della Corte, accolse il ricorso partito dopo l'emergenza rifiuti del 2007, quando la Commissione europea ha proposto alla Corte di procedere per inadempimento contro l'Italia, criticando la mancata creazione di “una rete integrata e adeguata di impianti atta a garantire l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti sulla base del criterio della prossimità geografica”.
Nel documento della Commissione Petizioni, presieduta dalla parlamentare Erminia Mazzoni, si legge che “la Commissione ha valutato tutti i dati e raccolto il materiale – anche durante la missione investigativa in Campania dei deputati Ue – per verificare le violazioni delle normative comunitarie denunciate dai cittadini attraverso le numerose petizioni pervenute dall’inizio della crisi”. La bozza del documento sottolinea inoltre che “i governi nazionali di ogni colore politico che si sono succeduti e i diversi commissari non sono stati in grado, nonostante gli ingenti fondi pubblici spesi, di risolvere il problema. L’attuale ciclo dei rifiuti – si legge nel documento – si basa in larga misura su discariche ed inceneritori. Questi sistemi, se è vero che trovano applicazione altrove nell’Ue, non dovrebbero essere considerati la risposta al problema della gestione dei rifiuti. Dovrebbero invece essere una componente integrata di un sistema coordinato ed efficace di gestione che punti alla diminuzione del volume dei rifiuti e sposti l’ago della bilancia verso la prevenzione, la riduzione, il reimpiego e il riciclo”.
Queste le indicazioni del documento Ue. Ma in Campania nulla sembra essere cambiato rispetto alla situazione che ha motivato la sentenza della Corte e il blocco dei finanziamenti europei, come hanno potuto verificare con i propri occhi i deputati Ue in missione a fine aprile: la differenziata non decolla, anzi a Napoli diminuisce (gli ultimi dati Asìa riportano un misero 18,11% per il mese di aprile); agli inizi di giugno è bastato uno sciopero di pochi giorni degli operatori ecologici per far ripiombare la città partenopea nell’incubo del 2008; le uniche novità portate avanti proprio in questi giorni dalle istituzioni locali, due nuovi inceneritori (Napoli est e Salerno), non si discostano molto dalle soluzioni già adottate fino ad oggi.