Roma, i nuovi gassificatori? Una bufala
Da Affari Italiani del 14.09.2010
14 September, 2010
di Fabio Carosi
Nuovi gassificatori come alternative alla dipendenza da Malagrotta? Il Comune li vorrebbe, la Regione li promette, ma si tratta di una balla spaziale. Ecco perché Roma e il duo Polverini-Alemanno, così come le giunte precedenti, sono e saranno costretti a prorogare il contratto con il Consorzio Colari e far rimanere aperta Malagrotta sino a quando non avranno individuato una nuova “città dei rifiuti”. Affaritaliani ha spulciato il bilancio dell'Ama e ha scoperto che l'indebitamento dell'azienda nei confronti del Consorzio Colari sfiora i 120 milioni di euro. Poste che Ama paga in piccole tranches ma sempre in ritardo e con l'effetto che gli interessi aumentano di anno in anno sino a consolidare un indebitamento che supera il miliardo 400 milioni di euro. Alla base del buco solo ed esclusivamente scelte politiche per evitare l'impopolarità. Per anni il Comune di Roma ha mantenuto un equilibrio politico-tecnico, scegliendo la via di Malagrotta come alternativa a sistemi di smaltimento più costosi e che avrebbero costretto le giunte a rimodulare la bolletta dei romani. Così il privato che viene demonizzato da ogni amministrazione entrante, appena i “nuovi” prendono le misure con la cassa del Campidoglio, diventa automaticamente un salvatore della patria. Malagrotta è un vero “buco nero”, ma perché negli invasi oltre ai rifiuti dei romani si occultano anche l'incapacità della politica di dare una svolta al sistema di gestione dei rifiuti. Capitolo gassificatori. Il nodo vero è quello della remunerazione. Bruciare rifiuti è possibile ma il costo per tonnellata smaltita aumenterebbe ben oltre quello del conferimento nelle discariche, a meno che i gassificatori non brucino quantità tali da diventare vere e proprie centrali energetiche.
E non è il caso del Lazio, dove non esistono deserti disponibili. A fronte dello smaltimento del “tal quale”, cioè quello che i romani infilano negli orribili cassonetti finisce direttamente in discarica, la soluzione di eco-bruciare avrebbe un impatto economico maggiore del 300 per cento contro i 4,5 centesimi al chilo attuali. La prova di questo calcolo è nelle bollette delle altri città italiane. Dunque gassificare per Comune e Regione significherebbe investire o ritoccare le bollette con un atto decisamente impopolare. Invece gli enti sono convinti di risolvere col solito project financing: affidare la costruzione a chi gestirà l'impianto e fare pari e patta con i costi. Ora tra gli amministratori e i cittadini il vaso di coccio è rappresentato dall'Ama. Solo l'operazione salvataggio che il Campidoglio ha lanciato a inizio 2009 ne ha scongiurato il fallimento: la giunta Alemanno prima ha deliberato un'anticipazione di cassa, poi sborsato 33 milioni di liquidità in tre tranche, infine conferito il complesso immobiliare del Centro Carni per un valore di 90 milioni di euro. Una mossa che ha permesso al pool di banche capitanato da Bnl-Paribas di dare avvio alla ristrutturazione del gigantesco debito da 1,2 miliardi e di consentire la chiusura dell'esercizio con un piccolo utile (un milione rispetto ai 256 di perdita 2008). Il problema per è che se il maquillage sui conti dello scorso esercizio ha funzionato, lo stesso non può dirsi per l'indebitamento complessivo: aumentato a dismisura superando gli 1,4 miliardi, con un balzo di ben 200 milioni rispetto all'anno precedente. Intanto si preparano i fuochi d'artificio.
La tecnologia del proprietario della discarica di Malagrotta, l'ultraottantenne Manlio Cerroni, è esportata in Australia, Romania e persino in Sudamerica e il Comune di Roma si affida a mr. Jack Macy, il guru che ha trasformato San Francisco in una città al 72 per cento di rifiuti differenziati. E qui arriva un'altra verità che nessuno ha il coraggio di diffondere: smaltire carta, vetro, plastica e quant'altro è una nobile operazione di rispetto dell'ambiente ma ha un peso economico non rilevante e questo perché basta il 5 per cento di impurezza per rendere inutile il processo di differenziazione. Lo sanno bene al nord dove esiste da anni un sistema di precisione svizzera per conferire i rifiuti con multe salatissime a chi sbaglia sacchetto o infila il vassoio del pollo nella plastica senza averlo prima lavato per eliminare i residui animali. Basta vedere la conformazione dei cassonetti per capire cosa succede nella città eterna, dove sinora nessuno ha toccato le tariffe perché il costo maggiore della raccolta differenziata da più di due anni è sostenuto da un preciso capitolo di spesa della Regione Lazio. In caso di definanziamento per Roma i costi ricadrebbero immediatamente sull'Ama. E quindi sulle bollette.