Target 2020, anche rinnovabili ed efficienza al 30%? Il parere di Sergio Ferraris
Oltre ad aumentare la soglia di riduzione delle emissioni di gas serra, portandola al 30% entro il 2020, l'Europa potrebbe rendere più ambiziosi anche gli obiettivi in materia di rinnovabili ed efficienza energetica. Ma sarebbe realistico, soprattutto per l'Italia? Eco dalle Città lo ha chiesto al direttore di QualEnergia, Sergio Ferraris
04 October, 2010
Sul fronte delle emissioni, è in corso da tempo un dibattito sulla necessità di rendere più ambizioso l'obiettivo di riduzione che si è dato l'Europa, portandolo dal 20 al 30% entro il 2020. Non sempre, però, il discorso viene esteso agli altri due target di contrasto del cambiamento climatico: lo sviluppo delle rinnovabili e la riduzione dei consumi. Ne parliamo con Sergio Ferraris, direttore del periodico QualEnergia e grande esperto di questi temi.
Si discute da tempo della necessità di aumentare al 30% l'obiettivo europeo di riduzione dei gas serra al 2020. Vale lo stesso discorso anche per la quota di rinnovabili? Si tratta di un target ragionevole?
Lo può diventare se riusciremo a spingere in maniera decisa il solare termico, che la stessa Unione Europea ha definito “un gigante dormiente”. In effetti siamo ancora ben lontani da questo obiettivo, dato che in Italia arriviamo al 17% di energia elettrica da rinnovabili e solo al 7% di energia primaria, ma ci sono ampi margini di sviluppo, anche per quanto riguarda l'eolico, che nel nord Europa è in forte crescita da tempo.
Dal punto infrastrutturale saremmo pronti per un risultato del genere?
In realtà la rete italiana di trasmissione dell'energia elettrica richiederebbe importanti interventi strutturali per sostenere uno sviluppo significativo delle rinnovabili. Non aiuta, in questo senso, il provvedimento che assegna la priorità all'energia che dovrebbe essere prodotta nelle centrali nucleari: in questo modo, sarà il nucleare a disporre di una vera “autostrada”, e non le fonti rinnovabili.
Passiamo al discorso del risparmio energetico: non è quello, finora, che ha consentito di ridurre le emissioni, ma la recessione economica e il calo dei consumi. Possiamo ambire ad ottenere un meno 30% entro i prossimi dieci anni?
Su questo fronte, preoccupa soprattutto la discontinuità nei sistemi di incentivazione dell'efficienza energetica. La detrazione del 55% sulle ristrutturazioni, che secondo uno studio dell'Enea ha garantito benefici economici all'intero sistema Paese, scadrà fra tre mesi (il 31 dicembre 2010, ndr) e ancora non si sa se verrà prorogata. Una maggiore continuità nelle politiche di incentivi basterebbe da sola ad ottenere una riduzione dei consumi energetici del 30%, soprattutto se venisse introdotta una road map a lungo termine, come è stato fatto ad esempio in Germania per il biodiesel.
E cosa prevede questa road map?
In pratica, il governo tedesco ha ridotto le accise sui biocarburanti, in modo che al consumatore finale arrivino più o meno con lo stesso prezzo del diesel tradizionale. Però la road map prevede che queste agevolazioni diminuiscano negli anni, fino ad essere del tutto annullate nel 2020. A quel punto, il prodotto sarà “maturo”, avrà conquistato la sua fetta di mercato e non avrà più bisogno di incentivi.
Sempre sul fronte del risparmio energetico, come si fa a monitorare il raggiungimento del target?
I consumi energetici vengono misurati per ogni singolo comparto (industria, trasporti, etc). Se per un determinato comparto c'è un aumento del Pil in un certo lasso temporale, ma nello stesso periodo i consumi di energia rimangono costanti o crescono comunque meno del Pil, vuol dire che si sta lavorando bene nella direzione dell'efficienza. Ad esempio, la detrazione del 55% ha consentito di mantenere stabili i consumi legati al comparto abitativo.