Roma, sempre più numerosi gli orti urbani. Ora servono regole chiare
Sono ormai un centinaio, in diversi quartieri della capitale, le aree verdi abbandonate prese in gestione da associazioni e famiglie e trasformate in orti urbani, parchi pubblici e spazi per bambini. Le hanno censite il Comune di Roma e la società di urbanistica Studiouap. La speranza è che anche in Italia si arrivi presto a regole certe per affidare ai cittadini le aree pubbliche abbandonate, come già accade in altre realtà europee
15 November, 2010
Vecchi parchi abbandonati, giardini degradati e infestati dalle erbacce: sono oltre 100 le aree verdi che a Roma sono state recuperate da cittadini e associazioni per essere trasformate in orti urbani condivisi, oppure in spazi pubblici di gioco e di ritrovo. Un censimento del Comune di Roma ne aveva individuate 65, mentre altre 50 sono state inserite dalla società di architettura e urbanistica Studiouap nella mappa “Zappata romana”, disponibile online.
Esempi sono ormai presenti in ogni parte della capitale: a San Lorenzo un piccolo appezzamento privato è stato trasformato da tre associazioni in un'area pubblica con parco giochi, e orto urbano; alla Garbatella, i cittadini coltivano degli orti collettivi in un'area vicina alla sede della Regione Lazio, ma altri parchi urbani e piccoli orti comunitari sono stati realizzati anche a Centocelle, sull'Ardeatina e nella zone del Forte Prenestino, dove un'area verde che si trovava in stato di abbandono è stata riqualificata grazie al contributo del Centro anziani, dell'Associazione Tandereig che lavora con gli adolescenti e del Centro sociale “Forte Prenestino”. Nell'ex parco abbandonato ora esistono un orto didattico, un'area gioco e uno spazio destinato alla messa in scena di spettacoli.
Roma sembra dunque finalmente avviata a seguire l'esempio di altre grandi città europee, come Parigi, dove esistono regole precise e universali per l'affidamento di aree abbandonate ad associazioni e comitati civici. Il Comune ha infatti stipulato una convenzione con le associazioni, per concedere loro in uso i terreni inutilizzati per sei anni. È sempre il Comune che fornisce l'acqua per l'irrigazione e il terriccio vegetale necessario per mettere a dimora le colture, mentre i cittadini garantiscono l'apertura del giardino per almeno due mezze giornate alla settimana e l'ospitalità di iniziative pubbliche. Un esempio che si spera venga presto seguito anche dalle città italiane.