I rifiuti di Napoli nelle altre province, sondaggi e interviste per capire come si esce dalla crisi
Lunedì 22 novembre si è svolto il Convegno 2010 dei Comuni Ricicloni Regione Piemonte. Eco dalle Città al termine dell’incontro ha posto ad alcuni dei relatori presenti in sala la domanda del sondaggio: Accogliere i rifiuti napoletani nelle altre province campane e italiane? E ancora: qual è la cosa più urgente da fare per uscire dalla crisi di Napoli? Le risposte di Stefano Ciafani, Michele Bertolino, Roberto Ronco, Massimo Padovani e Pierluigi Gorani
23 November, 2010
Il sondaggio di Eco dalle Città caricato lunedì 22 novembre chiedeva ai lettori di esprimere un’opinione in merito alla possibilità di ospitare i rifiuti napoletani nelle altre province campane e su tutto il territorio nazionale. Ad un giorno di distanza il 45% dei votanti dichiara di non essere d’accordo, perché la soluzione, anche transitoria, va trovata nel territorio napoletano. Il 15% risponde “No, perché si devono arrangiare i napoletani”, il 34% dice sì, o “per una giusta solidarietà tra tutti” (25%) o “perché ne avremmo (i non napoletani) vantaggi economici” (9%). Il 2% ha scelto la risposta “Sì ma non nella mia provincia: li mettano all'asta” e il 4% risponde “altro”, con vari commenti che però non spostano il bilancio complessivo.
Abbiamo fatto la stessa domanda ai relatori del Convegno Comuni Ricicloni Regione Piemonte, aggiungendo una domanda botta e risposta: “La prima cosa da fare per uscire dalla crisi?”.
Michele Bertolino, Responsabile Settore Rifiuti Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta
“E’ chiaro che io personalmente rispondo sì. La Campania ha un enorme credito nei confronti delle province del Nord Italia. Teniamo presente che al convegno si è parlato di rifiuti solidi urbani, ma questi sono meno di un terzo di quelli complessivi e non si può ragionare su Napoli lasciando da parte i rifiuti industriali; il Nord Italia ha un enorme debito verso la Campania in termini di rifiuti industriali. Le cose che ora si dicono in TV, noi le dicevamo da anni. Bisogna scindere il ragionamento: una cosa è il ciclo degli urbani, altra è quello degli industriali. E’ chiaro che l’attuale crisi del sistema Campania riguardi il sistema urbano, ma in ogni caso mi dico: noi abbiamo discariche in Piemonte che ritirano 8.000 tonnellate all’anno di rifiuti assimilati per mantenere in pareggio i propri conti. Ma allora: fra ritirare un assimilato e ritirare un urbano di Napoli dando una mano a superare una crisi, perché non farlo? La questione Campania però va affrontata con un ragionamento più complessivo, ci sono tantissime aree campane che vanno bonificate, e si parla di miliardi di euro, non ci sono soluzioni bacchetta magica.
La cosa più urgente da fare a Napoli? La risposta è banale, ci sono tonnellate di rifiuti in strada, bisogna toglierle. E fare in modo che domani non siano di nuovo lì”.
Pierluigi Gorani, Conai – Area Rapporti con il Territorio
“Portare i rifiuti nelle altre province d’Italia ha molto più senso che portarli all’estero, come successe due anni fa, con dei costi enormi, e oltretutto non farlo vorrebbe dire rispondere a una sorta di federalismo dell’ambiente, che si traduce in danno per tutti.
Per uscire dall’emergenza napoletana bisogna far funzionare gli impianti che ci sono, come il termovalorizzatore di Acerra: credo che avere la possibilità di usare le risorse che sono state date fino ad adesso sia la cosa corretta da fare. Poi va senz’altro estesa la raccolta differenziata porta a porta e lavorare sulla programmazione assieme agli altri comuni, senza forzature in discarica come quella del Parco del Vesuvio.
Stefano Ciafani, Responsabile Scientifico Legambiente Nazionale
“In condizioni normali portare i rifiuti di un comune in difficoltà in altre province italiane non sarebbe la soluzione, ma questa ovviamente non è una situazione normale. Per l’ennesima volta in Campania siamo davanti ad una situazione disastrosa, sia dal punto di vista ambientale che sanitario. Avere migliaia di tonnellate di rifiuti urbani sotto casa, davanti agli esercizi commerciali rende tutto complicato: bisogna togliere questi rifuti dalle strade e ad oggi in Campania non c’è una potenzialità adeguata a smaltire una simile quantità, quindi chiedere ancora aiuto alle altre province è necessario, anche se questa volta è ancora più difficile, perché già due anni fa venne fatto promettendo che sarebbe stata un’eccezione e di lì in poi le cose avrebbero cominciato a funzionare. Ma ad oggi soluzioni non ce ne sono, il Governo fa propaganda: nell’ultimo decreto approvato giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri, sono state eliminate tre discariche in Campania: Cava Vitello, nel Parco Nazionale del Vesuvio, che non aveva nessun senso, Valle della Masseria in provincia di Salerno e Andretta in provincia di Avellino. Le discariche servono, ma bisogna fare qualcosa per ridurre il flusso dell’indifferenziato agli impianti di trattamento e agli impianti di smaltimento nelle discariche e bisogna farlo in tempi brevi. Nel frattempo bisogna fare la raccolta domiciliare in tutto il comune di Napoli e nei comuni dell’interno. Se non si mette in pratica la raccolta porta a porta fin da ora, qualsiasi nuova discarica si riempirà subito”.
Roberto Ronco, Assessore all’Ambiente della Provincia di Torino
“Io parlo per la Provincia di Torino, e mi pare che la domanda sulla disponibilità ad accogliere i rifiuti campani fosse già stata posta due anni fa, e la risposta era stata negativa. Oggi non è cambiato nulla. In quanto alla seconda domanda, bisogna fare una manovra a tenaglia, partendo dal basso e ragionando assieme alla gente sui motivi per cui scendono in strada, e dall’altra parte occorre una guida credibile che si prenda degli impegni e che dimostri di saperli mantenere”.
Massimo Padovani, Presidente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Bacino dei Rifiuti dell’Astigiano - CBRA
“Secondo me è portare i rifiuti campani in altre province italiane è una soluzione; il problema ad Asti però è che noi siamo già al completo. Per uscire dalla crisi di Napoli bisogna andare sul posto e partire con una raccolta differenziata spinta, casa per casa”.