Guidonia, la discarica si allarga ma Legambiente, associazioni e comitati ricorrono al Tar
Le associazioni ambientaliste e i comitati attivi sul territorio hanno presentato al Tribunale amministrativo del Lazio un ricorso contro l'autorizzazione a costruire un nuovo invaso e due impianti di trattamento dei rifiuti nel sito presente nel Parco dell'Inviolata a Guidonia (Rm)
23 November, 2010
I lavori per allargare la discarica di Guidonia sono già in corso, ma Legambiente, insieme ad associazioni e comitati civici ricorre al Tar contro l'impianto di trattamento di rifiuti urbani da realizzare in quell'area. Legambiente Lazio, il circolo Legambiente di Guidonia, l’Associazione “Amici dell’Inviolata”, l’Associazione culturale “Insieme fra la Gente”, il “Comitato Cittadino di Marco Simone” hanno, infatti, presentato un nuovo ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio per ottenere la pronuncia di nullità, ovvero di annullamento, della Determina 1869 del 2 agosto 2010 con la quale è stata concessa l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) al progetto presentato dal Consorzio laziale rifiuti (Colari, lo stesso gestore della discarica di Malagrotta, ndr) per la realizzazione di un impianto di trattamento meccanico-biologico di rifiuti urbani non pericolosi da localizzarsi nel Comune di Guidonia Montecelio, località Inviolata (Roma).
Le associazioni si erano già schierate conto il Decreto commissariale n.93 del 16 ottobre 2007 che prevedeva un impianto di trattamento di rifiuti nel Parco dell’Inviolata. “Purtroppo avevamo ragione noi, i lavori per allargare la discarica dell'Inviolata sono in corso, la nuova buca è scavata e il telo in plastica posato. Gli abitanti di Guidonia sono stati presi in giro ancora una volta. È proprio vero: l’impianto di trattamento rifiuti che non abbiamo mai voluto protrarrà per molti anni il problema della discarica –dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio- Ma non ci arrendiamo, per chiudere davvero quella ferita, abbiamo deciso di ricorrere nuovamente al Tar: percorriamo la via dei tribunali in assenza delle scelte della politica per porre con forza il problema". Secondo le associazioni, la ricetta per la gestione dei rifiuti non passa dalla realizzazione dell'impianto, ma dalla raccolta differenziata domiciliare, condotta eliminando i cassonetti dalle strade e raccogliendo anche l’organico. E a proposito della gestione del ciclo dei rifiuti, Parlati ha dichiarato che nei prossimi giorni Legambiente "analizzerà il Piano rifiuti regionale per verificare che preveda davvero obiettivi, tempi e investimenti in questa che è l'unica direzione possibile”.
Secondo la denuncia delle associazioni, la discarica dell’Inviolata, in località “Quarto dell’Inviolatella”, è nata fuorilegge, poi divenuta temporanea ed estesa più e volte in un territorio che negli anni ha visto crescere la popolazione con decine e decine di migliaia di persone che oggi vi abitano a ridosso. Come quella di Malagrotta, la discarica ha goduto di continue proroghe sulla base della dichiarazione di stato di emergenza rifiuti della Regione Lazio. Poiché nel frattempo la discarica è diventata una montagna di rifiuti alta 147 metri sul livello del mare, è stato autorizzato un sesto invaso alla base della collina. L’autorizzazione concessa prevede anche la costruzione di un impianto di trattamento di rifiuti indifferenziati da 190.000 tonnellate e di un impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti da 27.000 tonnellate. Da questi due impianti uscirebbero 40.000 tonnellate annue di Combustibile derivato dai rifiuti (Cdr) da incenerire e un residuo di circa 120.000 tonnellate, tra Fos (Frazione organica stabilizzata) e residui vero e proprio (sovvalli), per smaltire i quali dovrebbero essere aperti ulteriori invasi. L’attuale ricorso presentato dalle associazioni si lega al precedente che riteneva illegittima l’autorizzazione ad aprire un impianto di trattamento rifiuti e relativa discarica all’interno di un parco archeologico.
Nella foto di Legambiente Lazio, il cantiere della discarica.