Convegno sull'inquinamento a Napoli: il Porto programma l'elettrificazione delle banchine. Ancora dubbi sui dati Arpac
L'associazione Primate Denaum ha organizzato ieri l'incontro "Dall'inquinamento ai rischi naturali", un'occasione per analizzare le cause dell'inquinamento in città e cercare alcune soluzioni. Sollevati ulteriori dubbi circa l'affidabilità dei dati Arpac. Il porto intanto studia le possibili alternative per elettrificare le banchine nella maniera più sostenibile per tutti
24 November, 2010
Si è svolto ieri, presso il complesso Monumentale di San Lorenzo Maggiore a Napoli, il convegno “Dall’inquinamento ai rischi naturali” organizzato dall’associazione Primate Denaum e dal Comitato scientifico Giambattista Vico.
Il convegno è stato l’occasione per analizzare alcune proposte sulla realtà dell’inquinamento atmosferico a Napoli e in Campania.
Il dottor Francesco Varriale, presidente di Primate Denaum e autore dello studio “Attività del porto di Napoli e inquinamento da Pm10” è intervenuto aprendo il dibattito sulle cause dell’elevato inquinamento riscontrato in città, elencando come principali fattori di inquinamento quelli riconosciuti anche dagli studi del Ministero dell’Ambiente: attività portuale, impianti di riscaldamento, traffico automobilistico. Fonti che però, secondo gli studi del dottor Varriale, “non giustificano l’incremento di superamenti dei livelli del Pm10 rilevati dalle centraline Arpac tra il 2007 e il 2008, passati da 70 del 2007 ai 164 del 2008”, ma che potrebbero essere dovuti alla centrale di Vigliena e ai continui roghi di rifiuti a Napoli e provincia. Il dottor Varriale ha quindi sottolineato la necessità di una maggiore affidabilità dei dati Arpac, ritenuti “poco attendibili sia per la scarsità del numero di rilevazioni sia per la disomogeneità delle concentrazioni, perché la mancanza di dati certi rende difficile venire a capo di questo problema che riguarda, in primis, la salute pubblica”.
Passando alle proposte concrete per far fronte all’inquinamento atmosferico l’ingegnere Salvatore Villani, esperto di progettazione dei sistemi di produzione di energia elettrica, ha analizzato la questione dell’elettrificazione delle banchine del Porto di Napoli annunciata un mese fa sul Corriere del Mezzogiorno dall’ammiraglio Luciano Dassatti. Secondo Villani, per abbattere le emissioni inquinanti, “essendo il trend di traffico crocieristico e merci in crescita, è necessaria l’elettrificazione delle banchine supportata da una rete che raggiunga i 50 MW di potenza al fine di coprire tra le 6 e le 8 banchine”. Scartate le ipotesi di costruzione di una centrale all’interno del porto, che sposterebbe l’inquinamento dalle navi alla città, “anche l’esclusivo apporto di energia da fonti rinnovabili per l’elettrificazione delle banchine è insostenibile a livello ambientale per la mancanza di superficie all’interno dell’area portuale. Sfruttare la rete pubblica è possibile, anche se la Campania è in deficit perché consuma il doppio dell’energia elettrica che consuma. Ma la rete pubblica sopporterebbe facilmente i 40-50MW di potenza necessaria ad alimentare le banchine”. Per questo, secondo Villani “l’unica soluzione sostenibile è creare un’interazione tra la rete di fornitura d’energia pubblica regionale e le fonti rinnovabili”. Ipotesi sostenuta anche da Luciano Cinque, responsabile energia del Porto di Napoli, il quale ha sottolineato come “il Ministero dell’Ambiente sia disposto a finanziare questo tipo di progetto, ma bisogna andare avanti con tutte le garanzie necessarie essendo quello di Napoli il primo esperimento italiano. Siamo in attesa di una risposta da Terna e dagli armatori. Ci vorranno circa sei mesi di tempo per sapere se il progetto potrà essere avviato”. L’ingegnere ha poi sottolineato che “il cappuccio per coprire i comignoli delle navi che è stato sperimentato a Genova – e proposto dal dottor Antonio Marfella come possibile soluzione –, progettato a San Giorgio a Cremano, è un sistema valido ma il rapporto costi-benefici è disastroso perché costa 5 milioni di euro. Il porto di Genova ha infatti abbandonato il progetto”.
Durante l’incontro il moderatore Mario Di Costanzo, direttore della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali, ha letto una missiva del cardinale Crescenzio Sepe nella quale l’arcivescovo ha ammonito sui rischi derivanti dallo sciagurato governo del territorio. Il dottor Di Costanzo ha poi sottolineato come “sempre più spesso vi debbano essere incontri in cui si dibatte di ambiente e di problemi reali, che poi sono i veri dibattiti politici. Quelli non sentiamo mai fare da chi ci governa”.