Legambiente, dossier “carbone”: a Brindisi la centrale più inquinante d’Italia
Lunedì 13 dicembre 2010 Legambiente ha presentato il dossier “Carbone: ritorno al passato”. Nel 2009 in Italia il carbone si conferma il combustibile killer del clima. Dalle 12 centrali termoelettriche in funzione prodotto il 13% d’elettricità e il suo settore produce il 30% del totale di CO2. A Brindisi la centrale a carbone più inquinante d'Italia, con 13 milioni di tonnellate di CO2 all'anno
14 December, 2010
Dalla Calabria parte l’opposizione di Legambiente ad una scelta energetica totalmente in contrasto con il protocollo di Kyoto e il pacchetto energia e clima (il cosiddetto 20-20-20). Infatti sono in programma di costruzione e di apertura nuove centrali a carbone in tutta Italia. La denuncia avviene con la presentazione del dossier “Carbone: ritorno al passato”.
“Le aziende energetiche – spiega Francesco Tarantini, Presidente Legambiene Puglia- continuano a puntare sul carbone come fonte per la produzione elettrica, grazie alla politica di sostegno da parte del Governo, incurante dei problemi legati all’uso di questo combustibile, a partire dalle rilevantissime emissioni di gas serra, tangibili negli impianti che già oggi lo usano sul territorio italiano. L’utilità del carbone è una pura propaganda da ‘Paese delle meraviglie’ che nulla a che fare con la realtà e con l’Italia, alle prese con i suoi problemi energetici e con i ritardi rispetto agli obblighi internazionali per combattere l’aumento dell’effetto serra”.
Infatti sono sempre vivi, a livello europeo, gli accordi vincolanti di riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, che in caso di mancato rispetto, obbligheranno l’Italia al pagamento di pesanti sanzioni.
In Italia si sono prodotte nel 2009, 122 milioni di tonnellate di CO2, 36 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 provengono dalle 12 centrali attive di carbone. Queste, dunque hanno emesso il 30% circa dell’anidride carbonica a fronte di una produzione di solo il 13% di elettricità.
Il peggior impianto per emissioni di CO2 si conferma anche nel 2009 la centrale Enel di Brindisi Sud-Cerano (2.640 MW) pari a 13 Milioni di tonnellate (Mt) di CO2, il 33% del settore termoelettrico, a seguire l’impianto di Fusina (4,3 Mt pari a circa il 9%) e quello di Fiume Santo di proprietà di E.On (4,1 Mt altro 9%).
La centrale Edipower di Brindisi Nord (1.280 MW), sesta posizione, con 1,8 Mt di CO2. Quest’ultima solitamente tiene in esercizio solo la metà dell’impianto, ma da diversi mesi lavora a singhiozzo visti gli alti costi di esercizio. Negli ultimi mesi si è riaperta la partita relativa alla riduzione del consumo di carbone dell’intero polo energetico brindisino come previsto negli accordi già firmati alla metà degli anni ’90, rimasti ancora ampiamente disattesi. Recentemente l’Enel ha provveduto ad implementare l’impianto di abbattimento delle polveri, con un sistema più efficiente. Alla società si deve anche l’inquinamento dei terreni agricoli adiacenti il nastro trasportatore del carbone. Gli agricoltori sono stati risarciti e sui terreni è prevista la costruzione di serre o la loro utilizzazione per prodotti agricoli “no food”.
Sempre secondo il rapporto di Legambiente, tra i dieci impianti più inquinanti di Italia, tre sono ubicati in Puglia e figurano nelle prime quattro posizioni. Oltre al primato della centrale ENEL a carbone Brindisi Sud – Cerano, figurano in seconda posizione la centrale EDISON a Gas di altoforno di Taranto, con 5,9 milioni di tonnellate di CO2 e quarta l’acciaieria ILVA di Taranto con 5,2 milioni di CO2.