Il ruolo degli enti locali dopo la COP16 di Cancun
Il 16 dicembre 2010 si è svolto a Roma il convegno “Dopo la COP16 di Cancun”. Alla Conferenza ONU sul clima gli enti locali sono stati riconosciuti come attori fondamentali per la lotta ai cambiamenti climatici. Per Filippo Lenzerini, coordinatore di Lg-Action in Italia, il riconoscimento è anche «la chiave per sbloccare in futuro risorse finanziarie a loro favore». Agenda 21: l’Italia rimuova i vincoli del Patto di stabilità per consentire investimenti in energie rinnovabili e tagliare i costi
17 December, 2010
Veronica Ulivieri
A Cancun forse non è stato salvato il clima, ma gli enti locali hanno vinto. Regioni, Province e Comuni sono stati infatti riconosciuti, nel documento finale, come attori fondamentali per la lotta ai cambiamenti climatici. Di questa responsabilità che adesso gli enti si trovano a tutti gli effetti tra le mani si è parlato il 16 dicembre alla biblioteca del Cnel a Roma, nel convegno “Dopo la COP16 di Cancun. Il dialogo tra autorità locali e governo nazionale su cambiamenti climatici ed energie rinnovabili“, organizzato nell'ambito del progetto LG-Action (progetto europeo per il clima e l’energia).
Il riconoscimento della COP16, ha spiegato Filippo Lenzerini, coordinatore di Lg-Action in Italia, non è importante solo di per sé, per il ruolo attivo riconosciuto agli enti locali, ma è anche «la chiave per sbloccare in futuro risorse finanziarie a loro favore». Sì, perché il problema essenziale delle amministrazioni locali che vogliono investire in energie rinnovabili sono i vincoli del Patto di stabilità. «Anche l’Ue riconosce che la questione ambientale è fondamentale. Allora è necessario ragionare al di fuori dei paletti del Patto», ha sottolineato Massimo Bello, sindaco di Ostra Vetere (Ancona) e membro del ramo italiano del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa. Bisogna cioè, come ha spiegato Giuseppe Gamba, responsabile del gruppo di lavoro Protocollo di Kyoto ed enti locali del Kyoto club, vincere «la miopia del legislatore europeo, che impedisce agli amministratori di spendere oggi per poter risparmiare domani». La richiesta è chiara: non far rientrare gli investimenti per le energie rinnovabili e la lotta ai cambiamenti climatici nel Patto di stabilità.
L’importanza delle misure adottate a livello locale è evidente: «Sono le decisioni delle amministrazioni locali a incidere direttamente sulla vita dei cittadini», ha sottolineato Giovanni Romano, assessore all’Ecologia della Regione Campania. Ma come fare ad agire se i soldi non ci sono o sono pochi? Serve innanzi tutto, hanno chiesto gli amministratori, una politica nazionale sull’argomento: «Gli enti locali agiscono, ma dobbiamo sapere in che direzione andare, tutto il sistema deve muoversi verso un certo obiettivo», ha detto Piero Nocchi, assessore alla Programmazione territoriale della Provincia di Livorno. Il governo, così come sta accadendo in Germania, deve realizzare una politica che, nelle parole di Claudio Falasca, consigliere del Cnel, «coniughi sviluppo e lotta al cambiamento climatico». Potrebbe per esempio essere investito subito, ha spiegato Gamba, quel miliardo e mezzo (destinato a crescere) che il governo dovrà invece pagare come multa per aver sforato il protocollo di Kyoto.
È importante poi lavorare in rete, perché, ha spiegato Emanuele Burgin, presidente del coordinamento Agende 21 locali italiane, «è attraverso la rete si diffondo le conoscenze da cui far partire le azioni». Uno strumento è il Patto dei sindaci, iniziativa promossa nel 2008 dall’Unione europea e rivolta agli amministratori per raggiungere, anche attraverso azioni locali, degli obiettivi della politica energetica comunitaria. Non bisogna dimenticare neanche la partnership con i privati e il coinvolgimento degli stakeholder presenti sul territorio. Ne è un esempio il progetto LIFE LACRe promosso nella Provincia di Livorno, che ha portato a una riduzione delle emissioni, in collaborazione con le locali associazioni di categoria degli imprenditori.
Da uno studio del Kyoto club, presentato alcuni giorni fa, è risultato che attraverso misure attuabili a livello locale (quasi 2 milioni di interventi sulle strutture edilizie opache e oltre 600.000 su quelle trasparenti; la sostituzione di oltre 3,5 milioni di caldaie, 1 milione di condizionatori, 5 milioni di boiler elettrici, 4,5 milioni lampade al mercurio nell’illuminazione pubblica, 3,5 milioni autoveicoli, 1,5 milioni di azionamenti elettrici) si ridurrebbero le emissioni di 27,5 miliardi di tonnellate di Co2. Tutte attività che potrebbero fare gli amministratori sul territorio. «Servono buone idee e soprattutto serve la volontà di attuarle. Spesso infatti – ha sottolineato Gamba – gli enti locali non realizzano neanche le misure a costo zero o quelle che si ripagano da sole in 9-12 mesi, senza incidere sul Patto di stabilità». La partita non è finita, il riconoscimento degli enti è solo un inizio che apre a scenari futuri di maggiore attenzione verso le amministrazioni: «Anche nel rinnovare il protocollo di Kyoto – auspica Giovanni Avanti, presidente della provincia di Palermo – non si potrà non tenerne conto».
Gli Accordi di Cancun riconoscono ufficialmente il ruolo dei governi locali - Comunicato stampa LG Action del 13.12.2010
Agenda 21: l’Italia rimuova i vincoli del Patto di stabilità per consentire investimenti in energie rinnovabili e tagliare i costi - Comunicato stampa A21 Italia del 16.12.2010