Quanto influiscono le polveri sahariane sul totale del Pm10 registrato a Napoli? Intervista all'esperto Attilio Poli
Nell’ambito dell’inchiesta sullo smog a Napoli abbiamo intervistato Attilio Poli, project manager del comitato scientifico de LaMiaAria, esperto di polveri e fenomeni sahariani. Ne è emerso che il deposito di polveri sahariane avviene in media 10 volte l'anno nel sud Italia, frequenza che non altera l'incidenza delle polveri locali. A Napoli non sono le polveri sahariane il principale responsabile
20 December, 2010
Nell’ambito dell’inchiesta sullo smog a Napoli Eco dalle Città ha intervistato Attilio Poli, project manager del comitato scientifico de LaMiaAria, esperto di polveri sottili e fenomeni sahariani.
Dottor Poli, Eco dalle Città sta svolgendo da alcuni mesi un’inchiesta sull’inquinamento nella città di Napoli. E’ possibile che l’elevato numero di superamenti sia dovuto ad una presenza di polveri sahariane molto pesanti ma non dannose per la salute?
“Ci sono degli episodi di inclusione di polveri sahariane, quanti numericamente nell’arco di un anno è difficile stabilirlo, ma orientativamente sono nell’ordine di una decina di eventi di intrusioni di polveri sahariane all’anno. Stiamo parlando di polveri che dall’area sahariana vengono trasportate fino al sud Italia. Tra l’altro proprio oggi c’è uno di questi eventi di intrusione sahariana”. Una media quindi di meno di un evento sahariano al mese, numeri tali quindi da non alterare l’andamento dell’inquinamento registrato proveniente da altre fonti.
“Questi eventi si riflettono sui valori registrati dalle centraline in un paio di giorni, quindi nell’arco di un anno saranno una ventina di giornate. Il fenomeno sahariano – spiega Poli – si registra soprattutto nelle regioni Sicilia, Calabria, e Campania, arrivando in alcuni casi anche fino a Roma. Man mano che si sale diminuiscono. La Spagna, ad esempio, è molto più soggetta dell’Italia, lì si può parlare di decine di eventi nell’arco di un anno”.
Per quanto riguarda il caso specifico di Napoli, “sono anni che Napoli è in testa a tutte le classifiche italiane per i superamenti, si tratta per lo più di polveri la cui provenienza è locale. Le polveri si trasportano anche a grandi distanze, ma a Napoli le cause principali sono il traffico e il porto, oltre ai cantieri aperti. Questi sono tutti fattori che determinano la concentrazione di polveri sottili grossolane che si ridepositano in prossimità della sorgente. A Napoli non sono le polveri sahariane il principale responsabile”.
Non sarebbe opportuno effettuare la speciazione delle polveri in modo da comprendere da dove e da quali fonti proviene l’inquinamento?
"Per far fronte a questa emergenza è necessario avere un ottimo inventario delle polveri sottili. L’ideale sarebbe avere un sistema predittivo ad altissima risoluzione che permetta di fare scenari che permettano una valutazione dei diversi contributi sulle varie aree nel territorio, al fine di comprendere le diverse sorgenti giorno per giorno, nell’arco di 1,2,5 anni. A quel punto, individuate le sorgenti, sarà possibile intervenire in maniera mirata sulle fonti”.
“Anche la speciazione delle polveri è utilissima, da affiancare al sistema predittivo. Questo perché il profilo delle polveri è diverso a seconda che si tratti di polveri prodotte da un cantiere o dalle polveri sahariane o di qualsiasi altro tipo. E’ fondamentale prevedere e individuare a livello matematico le diverse fonti e dividere in base all’influenza: 30% da fonte A, 20 da B e 50 da C.
E’ a conoscenza della ricerca pugliese Simpa sulle polveri sottili?
“Il meccanismo introdotto dalla ricerca pugliese Simpa va esattamente in questa direzione, individuando le responsabilità. Per questo sarebbe necessario applicare questa tecnologia in tutte le aree metropolitane a partire da Napoli. Cosa che permetterebbe di comprendere le cause di problemi consolidati, ormai, dal 2007”.
La sua affermazione sembra però in contraddizione con quanto rivelato dalla ricerca pugliese, o sbaglio?
"Relativamente alla questione da lei sollevata, quanto da me affermato nell’intervista non è in contraddizione con i risultati delle ricerca SIMPA. Infatti, va considerato che la normativa fissa una limite massimo alle concentrazioni medie giornaliere di PM10 che è pari a 50 microgrammi per metro cubo, limite che può essere superato al massimo 35 giorni all’anno.
Provo a chiarire l’influenza che possono avere le intrusioni sahariane con un paio di esempi:
Napoli durante il 2009 ha superato tale soglia 156 volte. Se si considera un numero di una decina di eventi di intrusioni sahariane ogni anno e supponendo ottimisticamente che il contributo sahariano abbia determinato il superamento (ossia che, se non si fossero verificate le intrusioni, le concentrazioni sarebbero rimaste al di sotto dei 50 ugr/m3), il numero rimanente di superamenti potrebbe scendere tutt’al più a 146. Ben al di sopra del limite massimo di 35! Lievemente migliore potrebbe essere la situazione di Bari che nel 2009 ha registrato 56 superamenti; ma anche in questo caso servirebbero almeno 21 intrusioni sahariane responsabili dei superamenti per scendere a 35".