Smog in calo nel 2010 l'aria è stata più pulita
Merito del teleriscaldamento e dei trasporti migliori, ma i limiti Ue per le polveri sottili sono ancora lontani. Da La Stampa.it del 02.01.2011
01 January, 2011
Andrea Rossi
L’Europa è ancora lontana. Gli standard stabiliti a Bruxelles quasi una chimera: ci vorrà ancora un bel po’ prima che a Torino i valori di polveri sottili nell’aria superino solo 35 volte in un anno la soglia massima consentita. Forse non accadrà mai. Ce l’hanno spiegato decine di volte: siamo piantati dentro un catino, una delle zone meno ventilate d’Europa, in cui il ricircolo dell’aria è quasi impossibile e i veleni ristagnano. Dovremmo rassegnarci, e non solo noi: tutta la Pianura Padana, una sorta di culla dei miasmi. E invece no. Ci stiamo avvicinando al traguardo fissato dall’Unione europea, lo stiamo facendo a passo spedito, ed è una notizia su cui fino a qualche anno fa avrebbero scommesso in pochi.
Negli ultimi cinque anni Torino ha abbattuto le polveri sottili nell’aria. La quantità di Pm10 - le particelle con diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro, capaci di superare il filtro delle narici e penetrare direttamente in bronchi e polmoni - è diminuita in media del 34 per cento ogni anno. Buona parte di questa performance - ed è quel che lascia ben sperare - è avvenuta nel 2010. E alle minori quantità di Pm10 si aggiunge un altro dato: il brusco calo dei superamenti dei limiti massimi consentiti.
Secondo i dati dell’Arpa Piemonte rilevati alla centralina Consolata, nel 2008 i 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili - indicati dall’Unione europea come soglia da non superare - erano stati valicati ben 126 volte. In una città «a norma» non si potrebbe trasgredire per più di 35 giorni. Nel 2009 è andata leggermente meglio: 123 giorni. L’anno appena concluso, invece, ha segnato l’inversione di tendenza: 104 superamenti, il 17 per cento in meno rispetto agli anni precedenti, in cui la situazione era stata pressoché costante.
Un miracolo? Un caso? Un’illusione? Sembra di no. A irrobustire i dati dell’Arpa ci sono una serie di circostanze, pratiche e politiche - nazionali e locali - che cominciano a veder germogliare i propri frutti. Un’azione ad ampio raggio, come tante sono le cause dei veleni che respiriamo ogni giorno: dai trasporti, che incidono per il 50 per cento sulle emissioni di Pm10, ai riscaldamenti (circa 15 per cento), dall’industria (15 per cento) ai rifiuti (oltre il 10). Ecco, tanto per fare un esempio, in pochi anni il parco auto di Torino - e non solo - è mutato radicalmente: oggi il 60 per cento dei veicoli è Euro 3 o 4, mentre gli Euro 0 a benzina ed Euro 0, 1 e 2 a diesel sono stati banditi dalla città.
Nel 2009 il governo ha stimato che mandando in pensione il 5 per cento delle vetture più inquinanti ancora a spasso si ridurrebbero del 40 per cento le emissioni di Pm10. Non è finita: le caldaie sporcano, soprattutto quelle obsolete, che bruciano quantità industriali di gasolio. Su questo versante Torino - capofila in Italia - è protagonista di una rivoluzione: 400 mila persone oggi sono servite dal teleriscaldamento; tra cinque anni la rete ne raggiungerà altre 130 mila, arrivando al 70 per cento della città. In pochi anni cinquemila condomìni hanno smantellato la vecchia caldaia, facendoci risparmiare 36,5 milioni di euro di petrolio l’anno e azzerando gli scarichi di monossido di carbonio e ossido d’azoto.
Non è teoria. Basta un’occhiata all’andamento degli sforamenti dei valori di Pm10. I picchi sono nei mesi invernali, dove alla città a ranghi completi si aggiunge il fardello dei riscaldamenti. Nel 2008 e 2009, solo nei mesi di gennaio, febbraio, ottobre, novembre e dicembre il limite di polveri veniva superato 110 volte. L’anno scorso ci siamo fermati a 85. La metamorfosi sta tutta qui. E non è poco.