Silvestrini sul decreto Romani: introduce elementi di instabilità, il governo si apra al confronto con le imprese
L'approvazione del decreto sulle fonti rinnovabili ha scatenato reazioni molto dure da parte delle imprese del settore e delle loro associazioni, ma il ministro Romani difende il suo provvedimento. Eco dalle Città ha intervistato Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club
04 March, 2011
«Una riduzione degli incentivi concessi alle rinnovabili è davvero necessaria, ma deve essere concordata con il mondo dell'impresa». È questo il primo commento di Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club ed esperto internazionale di energia e cambiamento climatico, sul decreto Romani approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Eco dalle Città lo ha intervistato per discutere con lui i punti più controversi del provvedimento che recepisce la direttiva europea sulla promozione delle fonti rinnovabili.
Il testo del decreto legislativo licenziato ieri dal governo ha scatenato critiche feroci da parte delle associazioni del settore. Qual è il suo giudizio generale?
La crescita delle rinnovabili negli ultimi anni ha generato numeri imprevisti, per cui una riduzione degli incentivi è effettivamente necessaria. I margini ci sono, perché le tariffe incentivanti italiane sono molto alte, ma le soluzioni andavano concordate con il mondo dell'impresa, come è avvenuto ad esempio in Germania. Invece il testo del decreto Romani contiene alcuni dati molto pericolosi, che aumentano l'instabilità e di fatto determineranno un blocco del mercato delle rinnovabili almeno fino ad aprile, cioè fino a quando non saranno fissate le nuove tariffe incentivanti. Già adesso, dal punto di vista degli investimenti e dei finanziamenti dalle banche, il mercato di fatto è fermo.
Quello relativo all'ammontare degli incentivi rappresenta l'unico elemento di incertezza?
In realtà, un'altra questione spinosa è quella dalla possibile introduzione di “tetti” per la concessione di incentivi (il decreto di aprile potrebbe introdurre un limite annuale di potenza elettrica totale degli impianti fotovoltaici che potranno accedere alle tariffe incentivanti, ndr). Si tratta di una formulazione di per sé molto delicata dal punto di vista gestionale: si procederà sulla base di un bando di gara, oppure si diffonderà un avviso pubblico nel momento in cui la soglia annuale starà per essere raggiunta? Entrando maggiormente nel merito, resta poi da capire come sarà stabilito sarà il livello di questo tetto...
Intravede profili di incostituzionalità?
C'è questa possibilità, ed è probabile che vengano avanzate richieste di verifica da parte degli organi competenti.
C'è poi l'altra questione delicata degli impianti fotovoltaici a terra...
Sicuramente è necessario introdurre delle limitazioni per gli impianti più grandi, ma anche in questo caso occorre un approccio laico alla questione. Forse sarebbe bastato ridurre gli incentivi sulle installazioni di potenza superiore ai 5 MW, oppure promuovere gli impianti a inseguimento, in cui i pannelli sono sollevati da terra e ruotano “seguendo” il sole, consentendo di continuare a coltivare al di sotto e intorno ai moduli. In questo modo, penso che il fotovoltaico non solo non rappresenterebbe un problema per l'agricoltura, ma potrebbe rivelarsi un suo alleato.
A questo punto è ancora possibile pensare a una soluzione che metta d'accordo governo e addetti ai lavori?
Si potrebbe aprire un tavolo tecnico in cui il governo possa confrontarsi con il mondo delle imprese sulla gestione futura degli incentivi, come è avvenuto a gennaio in Germania. Questo consentirebbe finalmente di avviare una riflessione critica sulla creazione di una vera “filiera verde” in Italia, invece di continuare a ragionare solo in termini di installazione. Il nostro paese ha bisogno di creare “impresa” nel settore delle rinnovabili, migliorando la rete di trasmissione dell'energia e garantendo una gestione stabile degli incentivi per i prossimi tre o quattro anni, fino a quando sarà raggiunta la grid parity (l'equivalenza del costo, per il consumatore finale, di un kilowatt di energia fotovoltaica con un kilowatt prodotto da fonti convenzionali, ndr).