Rapporto annuale Legambiente: «In 15 anni urbanizzati a Roma 4.800 ettari di suolo»
Uno studio inedito rivela che, tra il 1993 e il 2008, i terreni urbanizzati sono aumentati del 12% a Roma e del 10% a Fiumicino. Zingaretti: «L'aumento delle cubature come avverrà a Tor Bella Monaca non migliora mai la qualità della vita»
04 March, 2011
In tutto, fanno 5.200. Sono gli ettari urbanizzati dal 1993 al 2008 tra Roma e Fiumicino. Una cementificazione impazzita, che negli ultimi anni potrebbe continuare in modo ancora più grave. A rivelarlo è il rapporto annuale Ambiente Italia di Legambiente, che quest’anno ruota intorno proprio al tema del consumo del suolo. Lo studio inedito realizzato dagli architetti Michele Manigrasso e Ciro Mariano Decembrino per Legambiente e inserito nel rapporto analizza le dinamiche di sviluppo urbanistico della capitale e del comune di Fiumicino. In 15 anni, le superfici cementificate sono aumentate del 12% a Roma (con 4.800 ettari trasformati, quasi tre volte il tessuto “storico” della città compreso entro le Mura Aureliane) e del 10% a Fiumicino (con 400 ettari). Un’estensione notevole, vasta come l’intero comune di Bolzano. Nello stesso arco di tempo, a Roma la popolazione è aumentata di 30.887 abitanti, con una media di 150 metri quadrati di suoli trasformati per ogni nuovo abitante.
La trasformazione, evidenzia lo studio, ha interessato in particolare suoli agricoli (Roma è il più grande comune agricolo d’Europa), ma anche importanti porzioni di aree naturali. Sono scomparsi 4.384 ettari di aree agricole, il 13% del totale e 416 di bosco e vegetazione riparia. E in base ai piani regolatori vigenti nei comuni di Roma e Fiumicino e ai programmi in atto, è prevedibile un ulteriore consumo di 9.700 ettari, prevalentemente agricoli, ossia più di quanto sia stato trasformato tra il 1993 e il 2008. «In termini di superficie si consideri che una tale espansione sarebbe pari all’estensione del comune di Prato», scrive Manigrasso. A Roma verrebbero occupati altri 6.270 ettari di suolo agricolo e 430 di bosco, a Fiumicino 2.730 ettari di terreno agricolo e 70 di bosco. Se tutti i progetti previsti dal piano regolatore del 2008 saranno attuati, Roma arriverebbe ad avere un’estensione pari a tre volte quella di Milano. Progetti di espansione in linea con la tendenza del resto dell’Italia, dove raramente si punta al recupero dell’esistente.
Un recupero che, sottolinea della Provincia di Roma Nicola Zingaretti «non migliora la qualità della vita dei cittadini e non dovrebbe mai trasformarsi in una moltiplicazione dei volumi, come sta avvenendo con l’intervento di riqualificazione di Tor Bella Monaca, dove il rapporto tra le cubature e esistenti e quelle future è di 1 a 3». «Per fermare lo scempio del territorio, le istituzioni debbono avere il coraggio di attaccare la rendita fondiaria, fermando speculazioni inutili e slegate dagli interessi della città, per tutelare in modo fermo le aree agricole, puntare sulla manutenzione e riqualificazione urbana, riducendo traffico e smog e costruire un’area metropolitana meno energivora, a basse emissioni e più bella e vivibile», commenta il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati. L'associazione critica con decisione molti altri interventi definiti in questi mesi, tra i quali il raddoppio degli indici edificatori del Piano Particolareggiato Casilino nel VI Municipio, alla proposta di project financing dei prolungamenti delle Metropolitane B2 e B1, le cubature al Torrino Nord per sostenere il progetto Roma Formula Futuro all’Eur (speriamo cancellato, come il gran premio), i nuovi metri cubi legati alla destinazione d'uso dell’area dell’Ex Velodromo e l’incremento degli indici edificatori nelle ex aree abusive perimetrate nei Toponimi.
Lo studio di Manigrasso e Decembrino analizza anche l’espansione della città in rapporto ai trasporti su rotaia: «Purtroppo bisogna notare come non vi sia un rapporto tra le scelte di sviluppo della città e il telaio dei trasporti su ferro, sia quelli esistenti, sia quelli previsti. Quello che è un principio scontato in ogni città europea, vincolare qualsiasi previsione di crescita alla presenza di una stazione del trasporto su ferro o almeno di una linea di trasporto pubblico in sede propria, a Roma non viene applicato in quasi nessuna direttrice, e in particolare verso est e verso sud, in direzione sia di Pomezia e Castel Gandolfo, sia di Pantano. (…) La conseguenza è che per gli spostamenti si costringe di fatto a usare il trasporto privato o altri mezzi di trasporto pubblico, aggravando di fatto le condizioni di traffico in città», spiega Manigrasso.
Roma è anche in testa, in relazione ai dati 2009, alle città con il maggior numero di case vuote, con 245.142 abitazioni, seguita da Cosenza (165.398), Palermo (149.894), Torino (144.398) e Catania (109.573). Nello stesso periodo, il maggior numero di sfratti è stato eseguito a Roma (8.729), a Firenze (2.895), a Napoli (2.722), a Milano (2.574) e a Torino (2.296). Dati che, secondo Legambiente, «costituiscono un paradosso ed evidenziano la necessità di tornare a costruire alloggi di edilizia pubblica».