Amici della Terra e Italia nostra in difesa delle rinnovabili termiche
Si spacca il fronte delle rinnovabili: un gruppo di associazioni ambientaliste e di tutela del paesaggio lamentano una scarsa considerazione delle rinnovabili termiche nel dibattito sugli incentivi scatenato dall'approvazione del decreto Romani. Le imprese del fotovoltaico e dell'eolico sono accusate di aver calamitato l'attenzione del governo e dell'opinione pubblica, e di aver arrecato danni al territorio
16 March, 2011
Una “lotta intestina” tra i diversi settori industriali delle rinnovabili, una guerra tra poveri per aggiudicarsi le risorse residue. Potrebbe essere l'ultimo effetto, in termini temporali, dell'approvazione del decreto Romani, che proprio non va a chi con le rinnovabili ci lavora e ci fa business. Ad alzare la voce, stavolta, è un gruppo di associazioni ambientaliste e di tutela del paesaggio, che ha affidato a un comunicato congiunto la loro frustrazione. «Le riunioni con le associazioni d'impresa che i Ministri Prestigiacomo, Romani e Galan hanno deciso di convocare per discutere dei decreti ministeriali di attuazione del Dlgs sulle fonti rinnovabili sono circoscritte ai rappresentanti dei settori industriali del fotovoltaico e dell'eolico e dei loro sostenitori che, in modo scorretto, si autodescrivono come unici esponenti della "green economy"», si legge nella nota firmata da Amici della terra, Italia nostra, Altura, Comitato nazionale del paesaggio e Mountain wilderness. «In realtà – aggiungono le associazioni – essi rappresentano soltanto gli interessi delle rinnovabili elettriche, una parte marginale di quell'economia che sta crescendo intorno alle fonti rinnovabili, all'efficienza energetica, allo sviluppo sostenibile».
La richiesta, dunque, è di valorizzare il contributo delle rinnovabili termiche, che secondo il cartello delle sigle di settore avranno un grande rilievo nel reggiungimento degli obiettivi comunitari per il 2020. «Per evitare soluzioni sbilanciate, velleitarie e ingiuste – scrivono le associazioni – occorre che il Governo consideri anche le fonti rinnovabili termiche, che daranno il maggior contributo percentuale all'obiettivo europeo del 17% delle rinnovabili al 2020. Non siamo noi ad affermarlo ma il Piano del Governo, che stima nel 49% (10,45 Mtep) l'apporto del riscaldamento/raffrescamento al 2020 rispetto al totale delle rinnovabili (contro il 12% di eolico e fotovoltaico, il restante idroelettrico e trasporti)». Le associazioni rivendicano il livello di innovazione raggiunto dalle rinnovabili termiche made in Italy, che «si avvalgono di tecnologie all'avanguardia, spesso sviluppate da imprese italiane consolidate nel tessuto industriale del Paese». Il comparto, inoltre, occupa «centinaia di migliaia se non milioni di addetti», come hanno confermato anche le ultime stime di Confindustria.
Un settore, dunque, di grande valore per l'economia e per l'ambiente, che finora non ha ottenuto il giusto riconoscimento. «A fronte di questi dati – si legge infatti nel comunicato – le rinnovabili termiche non erano nemmeno individuate come tipologia dal sistema delle incentivazioni, mentre le rinnovabili elettriche godevano degli incentivi più alti del mondo». A differenza di eolico e fotovoltaico, che «grazie agli incentivi possono disporre di grandi risorse economiche e, per questo, godono di maggiore visibilità» e che sono accusate anche di aver causato danni al paesaggio. «È falso che il movimento ambientalista sostenga compatto i privilegi di cui godono le rinnovabili elettriche – prosegue il comunicato – Le imprese eoliche e fotovoltaiche non sono riuscite a zittire le proteste crescenti da parte di naturalisti e paesaggisti che si oppongono allo stravolgimento del territorio e del paesaggio con l'aiuto di alcune delle più prestigiose e longeve sigle dell'ambientalismo italiano».
La polemica, dunque, non vede più il fronte delle rinnovabili da una parte e il governo dall'altra, ma sembra aver aperto delle crepe all'interno della stessa compagine dell'energia “verde”, o forse aver aggravato divisioni già esistenti. «Sarebbe un grosso errore se il Governo dovesse ascoltare solo chi fa più rumore – concludono le associazioni – Noi riteniamo di avere elementi oggettivi da portare alla riflessione dei ministri e chiediamo di essere ascoltati con la stessa attenzione con cui, in questi giorni, vengono ascoltati coloro che hanno cercato di oscurarci». Il primo atto di una “guerra civile” nel mondo delle rinnovabili?