Conai e Amra sperimentano la gassificazione dei rifiuti da imballaggio non riciclabili
Presentati a Napoli i risultati di una sperimentazione condotta su un impianto pilota di Caserta. Gli scarti della raccolta differenziata di imballaggi in plastica e biomasse legnose sono stati trasformati in gas combustibile dalle alte proprietà energetiche e utilizzabile anche come combustibile per i veicoli. Soddisfatto il Conai, che intende continuare il progetto, in attesa che qualche imprenditore investa in questa tecnologia
29 March, 2011
Come migliorare la gestione degli scarti della raccolta differenziata dei rifiuti da imballaggio? A questa domanda ha cercato di rispondere un progetto avviato nel 2006 da Conai (Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi) e Amra (una società no profit partecipata da cinque atenei campani e tre enti di ricerca nazionali) sulla gassificazione a letto fluido, una tecnologia che consente, appunto, di produrre energia dai rifiuti solidi. Nell'ambito della sperimentazione, i cui risultati sono stati presentati a Napoli in una conferenza stampa, è stato realizzato un impianto pilota nella zona industriale di Caserta, che ha dato risultati interessanti sia dal punto di vista ambientale che energetico ed economico. La tecnologia messa a punto da Amra e Conai consente di produrre, a partire dai rifiuti da imballaggio (plastiche e biomasse, in particolare), il cosiddetto syngas, un gas combustibile composto essenzialmente da idrogeno e monossido di carbonio e caratterizzato da un alto valore energetico, tanto che può essere usato anche come carburante per veicoli a motore. Il progetto ha consentito di ricavare syngas a partire dai residui non riciclabili della raccolta degli imballaggi, un sistema che in Italia ha raggiunto livelli di eccellenza, ma che produce inevitabili scarti impossibili da avviare a riciclo (plastiche miste, materiali compositi, trucioli di legno non utilizzabili nella filiera del mobile, etc).
«Attualmente questi scarti vengono utilizzati per la produzione di energia mediante termovalorizzazione – spiega Giuseppe Rossi, presidente del Corepla, il Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi in plastica – ma gli inceneritori convenzionali garantiscono una resa ancora modesta, almeno per quanto riguarda le plastiche». Il gassificatore che Amra ha sperimentato grazie alla sponsorizzazione del Conai (e a 500mila euro stanziati dall'Unione europea) sembra invece avere un'efficienza maggiore. «Abbiamo raggiunto risultati eccezionali usando come combustibile plastiche pure (cioè costituite da un unico materiale, ndr) e biomasse – dichiara Umberto Arena, professore della Seconda Università di Napoli e membro del comitato esecutivo di Amra – ma anche con le plastiche miste il syngas ottenuto è stato di buona qualità, con una resa energetica di circa 7 kilowattora per kg di combustibile e un tenore di idrogeno relativamente alto, pari al 12%». Il Cge, ovvero la percentuale di energia contenuta nel materiale di partenza che rimane disponibile nel gas, si attesta intorno al 70%.
La sperimentazione è andata ancora meglio con le biomasse legnose, la cui gassificazione si è rivelata un processo particolarmente efficiente. «I risultati di questo progetto ci interessano molto, soprattutto per quanto riguarda il centro-sud – commenta Fausto Crema, presidente di Rilegno, il consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi in legno – perché al momento gli scarti di lavorazione prodotti in questa parte del Paese vengono trasportati negli impianti di trattamento del nord Italia, con costi elevati sia dal punto di vista ambientale che economico». Il syngas prodotto nell'impianto di gassificazione di Caserta ha rivelato caratteristiche energetiche molto interessanti, con una resa in termini di Cge pari a circa l'87%.
«Questa tecnologia – conclude Arena – non si propone in alternativa alla termovalorizzazione, ma come una soluzione aggiuntiva adatta per impianti di piccola e media taglia, capaci di trattare non più di 120mila tonnellate di materiale all'anno». In pratica, impianti come quello sperimentale di Caserta (nel mondo ne esistono circa 50, già operativi) potrebbero essere destinati al trattamento degli scarti derivanti dalla raccolta differenziata degli imballaggi. «Per quanto riguarda le plastiche, stiamo parlando di circa 200mila tonnellate all'anno, pari a circa il 30-35% del totale del materiale raccolto – precisa Rossi – Una quantità destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni, perché le stime del consorzio prevedono di arrivare a raccogliere circa un miliardo di tonnellate di plastica nel giro di cinque o sei anni». Per quanto riguarda le biomasse legnose, il consorzio Rilegno stima in circa 350mila tonnellate la quantità di materiale che viene trasferita ogni anno dalle regioni dell'Italia centro-meridionale agli impianti del nord, e che potrebbe essere invece trattata negli impianti di gassificazione. «Una quantità – aggiunge Fausto Crema – che dovrebbe essere trattata all'interno di stabilimenti come quello di Caserta, opportunamente distribuiti suol territorio». Il Conai conta di continuare la sperimentazione con Amra, in attesa che qualche imprenditore si faccia avanti per finanziare il progetto.