L'Isde lancia l'allarme: "I danni provocati dallo smog sono transgenerazionali, tutelare l'ambiente significa proteggere la salute"
I medici dell'associazione Isde, riuniti in un convegno a Roma, concordano sulla necessità di maggiori investimenti in prevenzione. Grave la situazione italiana, dove i tumori infantili, causati spesso da sostanze inquinanti, aumentano ogni anno del 3,2%
31 March, 2011
Tutelare l’ambiente significa, prima di tutto, tutelare la salute dei cittadini. La frase sembra banale, eppure, come hanno sottolineato i tanti medici ed esperti che hanno partecipato al secondo workshop nazionale dell’Isde (International Society of Doctors for the Environment), spesso il concetto non è chiaro ad amministratori e legislatori.
Investire in prevenzione
Lo scenario italiano non è confortante: terre ormai totalmente compromesse da rifiuti tossici smaltiti illegalmente, intere città in cui la salute dei cittadini è minacciata dalla presenza di fumi inquinanti (Taranto, per esempio), e un incremento annuo di tumori infantili (dovuti a sostanze chimiche tossiche presenti nell’aria, come i metalli pesanti e la diossina) del 3,2%. Di fronte a questa situazione, spiega Maria Grazia Petronio, vice presidente dell’Isde Italia Centro, «è necessario investire in prevenzione primaria». Cioè la prevenzione vera e propria, e dunque anche «riavvicinare i servizi che si occupano di salute a quelli che si occupano di ambiente». «In Italia – commenta Antonio Faggioli di Isde – manca un coordinamento tra legislazione ambientale e sanitaria: le norme sull’ambiente, cioè, non prendono mai considerazione la salute, se non in relazione ai rifiuti». L’obiettivo, dice in poche parole il presidente di Isde Italia Roberto Romizi, sarebbe «un modello integrato per la salute, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile», in cui ci si renda conto che i danni provocati dall’inquinamento non sono mai solo ai singoli, come si limita a considerare il diritto penale, ma anche alla popolazione, all’intera collettività, come sottolinea Luca Masera dell’università di Brescia. Ernesto Burgio, membro del comitato scientifico dell’associazione, lancia un allarme da brivido: «Il danno dell’aria inquinata e dell’esposizione al traffico è ormai transgenerazionale. Le sostanze inquinanti penetrano nei tessuti della madre e, attraverso la placenta, danneggiano il Dna del bambino, provocando danni neurologici e alle vie respiratorie». E sono le sostanze chimiche disperse nell’aria, nell’acqua, nella terra, a causare una malattia tuttora ignorata da molti, la Sensibilità chimica multipla.
La tutela penale dell’ambiente e la direttiva Ue
In Italia l’ambiente è tutelato penalmente. Sono cioè previsti reati contro l’ambiente, e di conseguenza sanzioni per chi li commette. Tutto bene, quindi? Non proprio. Come spiega l’avvocato Stefano Palmisano, «si tratta sempre di contravvenzioni, cioè reati meno gravi, di solito oblabili attraverso il pagamento di una certa somma». «C’è una bassa frequenza di applicazione, nelle aule dei tribunali, delle norme che riguardano i reati ambientali, e le sanzioni sono lievi», precisa Carlo Ruga Riva, dell’università Milano-Bicocca. Nel 2008, sull’argomento l’Ue ha emesso una direttiva (2008/99), ma a distanza di oltre due anni, il decreto legislativo per il suo recepimento in Italia non è ancora pronto. I tempi, però, stringono, e il termine ultimo è aprile 2011, dunque tra un mese. Qualcosa è già noto: «Saranno introdotti nuovi reati, ma si tratterà sempre di contravvenzioni. Poteva essere l’occasione per introdurre anche nel nostro ordinamento dei delitti contro l’ambiente, cioè reati più gravi e con sanzioni più pesanti», continua Palmisano. Con il recepimento della direttiva comunitaria, però, ci sarà anche una novità positiva: «Sarà introdotta la responsabilità per danni ambientali per le persone giuridiche, dunque enti e aziende, per le quali non vale la prescrizione e ci sono pene pecuniarie pesanti», sottolinea Ruga Riva.