Legambiente lancia l'allarme degrado: nel parco di Villa Ada rifiuti su 10.000 metri quadrati
Il circolo "Sherwood" ha presentato il primo censimento delle discariche all'interno del polmone verde di Roma. Tra le discariche abusive più estese, quella sulla strada che sale al monte Antenne e quella segnalata sulle pendici del colle delle Cavalle madri, con calcinacci e amianto
04 April, 2011
Grandi frigoriferi, cucine, piramidi di pneumatici, batterie d’auto, distese di calcinacci con pezzi di eternit-amianto e resti di accampamenti. Sono tanti - e spesso pericolosi - i rifiuti abbandonati illegalmente e sparsi su una superficie totale di oltre 10.000 metri quadrati (un ettaro) nei boschi di Villa Ada, dove si contano ben 13 discariche abusive e altre 9 situazioni di forte degrado ambientale. È l’allarmante risultato del primo censimento delle discariche presenti nel parco sulla via Salaria, effettuato dal Circolo “Sherwood” di Legambiente, grazie alla collaborazione media del TGR Lazio, di Repubblica Roma e del free press Metro Roma.
Tra le situazioni che destano maggiore preoccupazione, c’è la vasta discarica (circa 3.000 metri quadrati) cresciuta negli anni in mezzo ai tornanti che salgono a Monte Antenne (via di Ponte Salario), costantemente “alimentata” in assenza di barriere che impediscano lo sversamento. Gravi anche la situazione di Forte Antenne - con il fossato ricettacolo di rifiuti di ogni genere e i bastioni trasformati in ricoveri di fortuna - e quella segnalata alle pendici del Colle delle Cavalle Madri, nel cuore di Villa Ada, dove un intero versante è ricoperto da calcinacci con parti in amianto.
«A Villa Ada c'è un'emergenza discariche, serve un intervento tempestivo del Campidoglio per l’avvio immediato della bonifica, sul decoro il sindaco Alemanno ha fatto troppe chiacchiere e ben poche azioni concrete in questi tre anni, come l'ultima farsa della fondazione. Oltre a un inaccettabile inquinamento, la diffusione a macchia d’olio e la pericolosità dei rifiuti sparsi nei boschi di Villa Ada accrescono il rischio incendi. Con l’occasione, rilanciamo l’allarme per il degrado di Monte Antenne e in particolare per l’abbandono del Forte, storica e preziosa struttura che va salvaguardata da speculazioni e privatizzazioni con un progetto di recupero sostenibile che ne permetta la riapertura alla fruizione pubblica per fini sociali e culturali», afferma Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio.
«Nell’immediato chiediamo al Comune di installare una recinzione o una sbarra che ostacoli lo sversamento sui tornanti in via di Ponte Salario, con cartelli che indichino la vicinanza del Centro di raccolta dei rifiuti dell’Acqua Acetosa. Chiediamo, inoltre, di sensibilizzare l’Ambasciata egiziana per una bonifica del parcheggio della sede diplomatica dai resti di vecchi scarti delle lavorazioni sulle auto e, infine, che venga realizzata dal Dipartimento Tutela Ambiente una staccionata a protezione del raro canneto, cosparso di rifiuti, che si trova sul retro degli edifici delle ex Scuderie Reali», aggiunge Lorenzo Grassi, coordinatore del Circolo Legambiente “Sherwood”.
Il primo censimento delle discariche di Villa Ada – che può essere scaricato in forma integrale e consultato con mappa interattiva sul sito del Circolo “Sherwood” – ha evidenziato la presenza, accanto ad alcune ampie discariche “storiche” sedimentate nel tempo e in attesa di riqualificazione, di altre più “fresche” costituite soprattutto dai resti dei tanti accampamenti in disarmo. Un degrado puntiforme che mette a repentaglio l’integrità ambientale del parco e rischia di diventare sempre più difficile da monitorare e bonificare.
Per semplificare il censimento, il parco di Villa Ada è stato suddiviso in quattro settori (Nord, Ovest, centrale e Sud) con la compilazione di 15 schede di dettaglio. Quelli che seguono sono i riassunti delle situazioni presenti nei diversi settori:
Il settore Nord presenta una delle situazioni più preoccupanti. Sui tornanti che salgono a Monte Antenne dal lato Sud si trova infatti la discarica più estesa (via di Ponte Salario); altri rifiuti pericolosi sono presenti nel fossato del Forte, mentre nelle antiche strutture sono presenti resti di accampamenti. Situazioni di degrado sono segnalate anche sullo scosceso lato Nord, quello che affaccia su via del Foro Italico: rifiuti ingombranti gettati nel dirupo e un grottone con resti di frequentazioni. Da segnalare l’avvenuta bonifica dei resti del mercatino su viale della Moschea e la realizzazione di una palizzata alla fine di via di Ponte Salario contro lo sversamento di inerti.
Nel settore Ovest, oltre ai resti di due accampamenti (rudere di un casale e grande grotta su via Anna Magnani), spicca l’estesa discarica “storica” accumulata in prossimità del muro perimetrale di Villa Polissena e di via San Filippo Martire. Nel corso dell’edizione 2010 di “Puliamo il Mondo”, oltre cento volontari di Legambiente hanno dato una bella sgrossata ai rifiuti (sono stati caricati sino all’orlo ben quattro furgoncini dell’Ama), ma molto resta ancora da fare. In zona erano sparsi anche diversi pezzi di sanitari, resti di ristrutturazioni e di cassoni in amianto.
Nel settore centrale, oltre ad alcuni accampamenti -tendopoli e al degrado dell’ex Rifugio antiaereo della famiglia reale Savoia, spicca l’ampia discarica di calcinacci – con pericolosi resti in eternit-amianto - che ricopre un intero versante del Colle delle Cavalle Madri, solo in parte bonificata superficialmente dal Comune di Roma nel 2010. Da segnalare invece l’avvenuta rimozione, nei primi mesi del 2011, del pericoloso deposito di coperture in amianto che giaceva da anni nel giardino del Casale delle Cavalle Madri. Una segnalazione, infine, per i rifiuti sparsi a ridosso delle ex Scuderie Reali a danno di uno dei rari e delicati canneti di Villa Ada.
Nel settore Sud, oltre agli accampamenti sorti sotto le arcate del ponticello vicino al confine dell’Ambasciata d’Egitto (tugurio sgomberato di recente) e all’espansione delle tendopoli lungo il muro che affaccia su via Panama, si evidenzia la situazione di degrado del parcheggio a servizio della sede diplomatica – che insiste dunque su un’area extraterritoriale – dove nel corso degli anni si sono impropriamente accumulati scarti pericolosi e nocivi di lavorazioni meccaniche (pneumatici e batterie di auto) ora sparsi anche nel bosco