Intervista a CoReVe: "Qualità del vetro? Attenzione ai falsi amici, alla pigrizia e alla raccolta multimateriale"
Seconda tappa per l'inchiesta di Eco dalle Città sulla qualità della raccolta differenziata. Dopo la carta, è il turno del vetro: risponde alle nostre domande il Presidente di Co.Re.Ve Giampaolo Caccini
09 May, 2011
Presidente, l'indagine realizzata da Coreve e Astraricerche ha rivelato che il 76,8% degli intervistati individua nella carenza di informazioni chiare sui criteri di separazione un ostacolo importante alla raccolta efficace. Quali sono a suo parere i punti deboli su cui lavorare?
E’ vero che ci sono errori ricorrenti legati all’informazione. Alcuni materiali, noi li abbiamo definiti “i falsi amici”, vengono spesso assimilati al vetro da imballaggio ma non sono assolutamente compatibili con i successivi processi di riciclo nella fabbricazione di nuovi contenitori. Tali materiali, come ceramiche, porcellane, vetroceramiche tipo Pyrex, lampadine, specchi, cristalli, etc. non devono essere gettati negli spazi riservati al vetro. Proprio perché “falsi amici”, è comprensibile che i cittadini meno attenti e informati sbaglino il conferimento: per questo abbiamo avviato una campagna di comunicazione denominata “C’è vetro e vetro” con la quale vogliamo spiegare ai cittadini che la differenziata fa bene, se è fatta bene. Se in passato si è molto puntato sulla raccolta in quanto tale, oggi dobbiamo spiegare che quel che conta è riciclare, più ancora che raccogliere. Non basta essere grandi raccoglitori, l’ambiente e le risorse si salvaguardano se siamo “ricicloni”.
La stessa ricerca registrava uno scarso impegno a fare la raccolta differenziata da parte delle generazioni più giovani. E' un fatto fisiologico o la comunicazione va ripensata in qualche modo?
Il dato ha sorpreso anche me. Da anni conduciamo campagne nelle scuole proprio nella convinzione che si debba puntare sui giovani. Continueremo e intensificheremo. Ma sono ottimista: un giovane non si occupa direttamente della raccolta differenziata ed è abbastanza logico che sia poco sensibile, l’importante è che quando sarà adulto abbia introiettato informazioni e comportamenti corretti. Sono certo che, se daremo con costanza informazioni chiare, raggiungeremo anche questo obiettivo.
Sempre più spesso si sente parlare della necessità di passare ad una raccolta differenziata "di qualità", un aspetto fino a poco tempo fa ancora abbastanza trascurato, a favore della quantità. Fra gettare nella campana del vetro un barattolo di Nutella con tappo di plastica e gettarlo nell'indifferenziata cosa è peggio per l'ambiente?
Ogni frammento di vetro perduto per il riciclo e smaltito in una discarica è un grave danno per l’ambiente. Gettando un barattolo di vetro con tappo di plastica nel contenitore per il vetro il singolo cittadino compie una scelta corretta solo in parte. Certo la separazione del tappo a valle della raccolta è possibile, ma ha un costo, anche piuttosto elevato. Inoltre, così facendo, non tutto il vetro di quel barattolo viene interamente avviato al riciclo; Infatti, negli impianti di valorizzazione del vetro per il riciclo, il tappo in plastica verrà sicuramente allontanato dalle macchine di selezione automatica dei materiali estranei, ma ciò comporterà una inevitabile perdita del vetro che rimarrà solidale al tappo e non verrà recuperato. Il messaggio da lanciare ai cittadini è questo: tutto ciò che non è vetro e si può agevolmente rimuovere all’origine, come i tappi o i residui alimentari, è bene asportarlo subito, per aumentare le quantità effettivamente riciclabili e ridurre gli scarti. Per rispondere ad un’altra domanda ricorrente, va detto che non è certo necessario il risciacquo dei contenitori ma è viceversa molto importante il loro svuotamento. Inoltre, va ricordato che il Comune viene remunerato per la consegna del materiale a Coreve in funzione della qualità della raccolta. Più il vetro è pulito e privo di frazioni estranee, maggiori saranno i corrispettivi riconosciuti per ogni tonnellata recuperabile. Il problema, piuttosto, a volte può essere creato proprio dall’Amministrazione comunale. Mi spiego: se in quel comune la modalità scelta per la raccolta differenziata è di tipo mono-materiale (cioè il vetro viene raccolto da solo) il problema qualitativo è solitamente abbastanza contenuto, i cittadini vengono abituati ad una maggiore attenzione nella separazione dei materiali diversi ed i sistemi e le tecnologie impiegate negli impianti di recupero del vetro consentono poi una efficace selezione degli inquinanti presenti. Se invece in quel comune è in atto una raccolta multi-materiale (cioè del vetro con altri materiali, come metalli e plastica), allora tutto si complica maledettamente.
Infatti, da un lato, fisiologicamente, il materiale risulta più sporco in partenza perché i cittadini sono chiamati ad un conferimento meno attento; dall’altro, per via della plastica e dei metalli che occupano molto volume in relazione al peso, per rendere meno costoso il trasporto di questi materiali leggeri, all’atto della raccolta il contenuto dei bidoni viene scaricato nei cosiddetti mezzi “compattatori” che frantumano il vetro e contaminano con esso plastica e metalli, producendo un mix che poi è difficile separare: in questo modo il vetro diventa troppo fine e non può essere recuperato negli impianti oppure viene scartato perché allontanato nella selezione degli altri materiali. Si pensi - per esempio – alle schegge di vetro che si perdono perché penetrano nella plastica o perché finiscono nelle latte di metallo. Vetro che, tra l’altro, riduce anche la qualità ed il valore degli altri materiali, plastica e metalli. Quindi molto del vetro conferito con impegno dai cittadini si perde dopo la raccolta. E questo è il danno maggiore.
Torniamo al caso di prima: poniamo che "l'eco-teppista della
differenziata" sapesse benissimo di avere a disposizione una terza via - svitare il tappo - ma per pigrizia non ne avesse alcuna voglia. Che cosa si potrebbe dire o fare per fargli cambiare idea?
Ci sono le sanzioni per i recidivi. Ma il vero cambiamento lo avremo quando i comportamenti corretti saranno assimilati e gli “eco-teppisti” saranno isolati e censurati da tutti i cittadini.
Attingiamo sempre dalla vostra indagine: più del 58% degli intervistati compie errori di conferimento che avete definito "grossolani". Quali sono i più frequenti e quali i più gravi?
I più frequenti coincidono, purtroppo, anche con i più gravi: stoviglie in pirex e tazzine di ceramica. In entrambi i casi si tratta di materiali ceramici alto fondenti (anche se le prime sono trasparenti) che sono i peggior nemici del vetro in quanto, se miscelati al vetro nel processo di rifusione, rimangono come inclusioni nei nuovi contenitori prodotti, inducendone la successiva rottura. Infusi piccolissimi portano a scartare i nuovi contenitori, con perdite di vetro pari a centinaia o migliaia di volte il loro peso. E, inoltre, le vetroceramiche possono danneggiare gravemente le stesse linee produttive con danni economici enormi per le aziende riciclatrici. La ceramica, frantumandosi nella fase di raccolta e selezione, diventa piccola e non viene allontanata efficacemente dagli appositi selettori ottici dei corpi opachi che, per quanto siano sofisticati, non riescono a lavorare sotto determinate soglie. Ancora più difficile, è separare dal vetro e la vetroceramica perché trasparente. In ogni caso, un conferimento errato è sempre un costo aggiuntivo per la comunità (il vetro inquinato da altri materiali viene come già detto pagato meno al Comune che lo ha raccolto) e alla vetreria che deve investire molto di più nella fase di separazione per riciclare di meno.
Spesso da un comune all'altro le regole in fatto di differenziata cambiano notevolmente, soprattutto per quanto riguarda il vetro: a volte da solo, a volte con le lattine, altre ancora con la plastica. Il 69% delle persone che hanno risposto alle vostre domande considera questa varietà un fattore di disturbo e possibile fonte di errori. Uniformare le
regole non conviene?
Noi siamo i più interessati e impegnati a uniformare le regole! Stiamo da anni combattendo una intensa battaglia in questo senso, ma incontriamo molte resistenze, alcune comprensibili altre meno. Tenga conto che molte delle nostre città hanno una struttura urbanistica che si è formata in epoca medievale, strade strette e tortuose: posizionare le campane e far transitare i camion è in questi casi è oggettivamente complesso. Da questo punto di vista, standardizzare i sistemi non è semplice. Sarebbe invece facile, facilissimo, uniformare i colori se i sistemi di raccolta fossero ottimizzati: bianco per la carta, verde per il vetro, giallo per la plastica e metalli e così via. Speriamo di arrivarci, ma è un percorso più lungo del ragionevole. Ma anche in questo caso sono ottimista. Un passo avanti importantissimo lo abbiamo fatto con l’accordo firmato con la Regione Toscana: per la prima volta, un’intera Regione si è impegnata a uniformare il sistema di raccolta agli standard europei, passando dall’attuale raccolta multi –materiale con plastica e metalli a quella mono-materiale in tutta la Regione.
Attualmente, qual è la percentuale di impurità media che riscontrate in una tonnellata di vetro e, realisticamente, a quale percentuale si può arrivare per poter parlare di RD di qualità?
A livello medio nazionale, il 16% del vetro raccolto con la differenziata prende la via della discarica perché troppo inquinato da altri materiali. I dati preliminari del 2010 ci dicono però che c’è stato un miglioramento, probabilmente grazie ad all’ulteriore affinamento delle tecnologie di recupero, impiegate negli impianti di trattamento del vetro.
Ma tali miglioramenti da soli non basteranno mai. È infatti fondamentale che si ottenga un netto miglioramento della qualità della raccolta. E in questo caso siamo ancora lontani dai migliori: in Germania la percentuale di scarto del vetro raccolto è di poche unità...