Responsabilità estesa del produttore: tra riduzione e qualità del materiale raccolto
Il 15 giugno si è svolto a Roma il convegno "La responsabilità estesa del produttore – criticità e punti di forza di una strategia innovativa". Thomas Lindhqvist, inventore della responsabilità estesa del produttore di rifiuti: “Aziende europee in gara per produrre meno imballaggi”. L'EPR in Italia e l'esempio del Conai. I rappresentati del sistema produttivo e degli enti locali: “La raccolta differenziata è un mezzo, non un fine. Essenziale è la qualità del materiale raccolto”
16 June, 2011
Annalisa Mancini
Di responsabilità del produttore estesa oltre il ciclo di vita del prodotto, quando questo si trasforma in rifiuto, si è parlato il 15 giugno a Roma nel corso del convegno ‘La responsabilità estesa del produttore – criticità e punti di forza di una strategia innovativa‘ organizzato da Low Impact, associazione che riunisce grandi nomi del sistema produttivo italiano, e Cooperativa Erica. Il sistema, teorizzato per la prima volta nel 1991 dall’economista svedese Thomas Lindhqvist, attualmente professore all’International Institute for Industrial Environmental Economics (IIIEE) dell’Università di Lund, è alla base della direttiva europea 98/2008 sui rifiuti.
Parlando degli imballaggi, Lindhqvist ha illustrato i punti di forza del sistema che trasferisce il costo dello smaltimento e del recupero dei rifiuti sui produttori: il forte incentivo a ridurre peso e quantità degli involucri, a eliminarli se superflui e a migliorarne la riciclabilità; il risparmio per il produttore e per la collettività. ‘Chi può cambiare le cose deve avere la responsabilità’ (variante moderna e positiva del principio ‘chi inquina paga’) e se i costi dello smaltimento dipendono dal peso e dal materiale, si determina spontaneamente una riduzione degli imballaggi alla fonte, insieme a una razionalizzazione: se è riciclabile, l’imballaggio diventa una risorsa. Lo dimostra l’esperienza della Germania in cui, negli ultimi 10 anni, a parità di prodotti la quantità di imballaggi è progressivamente diminuita. Questa, per il padre della EPR, ‘è la soluzione più efficiente’ e ‘dovrebbe accrescere la competizione tra produttori europei, basata sulla qualità e non sulla quantità’ dei rifiuti prodotti. Il sistema mira infatti a imballaggi riciclabili al 100% (la ‘qualità’), trasformati in fonti di guadagno al posto di oneri per il produttore e la collettività.
Serve anche una legislazione adeguata, ha sottolineato Lindhqvist. Analizzando la quantità di contenitori per bevande (i cartoni di latte e succhi di frutta) avviati al recupero in 6 Paesi del Nord Europa (Finlandia, Svezia, Austria, Norvegia, Germania e Belgio), si è accorto che gli ultimi tre riescono a riciclarne il doppio degli altri (con percentuali che sfiorano l’80% del totale) grazie a norme attuative della direttiva che distinguono puntualmente tra le categorie di rifiuti prodotti (‘cartoni per bevande’ e non semplicemente ‘cartoni’).
La responsabilità estesa del produttore (EPR) si basa su un modello a cascata: le aziende aderiscono a un consorzio, cui pagano un contributo in funzione dei rifiuti prodotti, e il consorzio ne organizza la raccolta e il recupero. Nel nostro Paese sono sei i consorzi autorizzati, uno per filiera: acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro.
Responsabilità estesa del produttore in Italia
I rifiuti? Pochi ma buoni. Lo hanno dichiarato a gran voce i rappresentati del sistema produttivo e degli enti locali presenti a Roma al convegno. Perché siano una risorsa economica, la qualità dei rifiuti raccolti e avviati al recupero deve prevalere sulla quantità. Questo è l’obiettivo della responsabilità estesa del produttore, resa obbligatoria in Europa dalla direttiva 98/2008 sui rifiuti ma già presente in Italia, ad esempio, nel sistema di gestione del CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi).
‘Vorrei sottolineare il tema della qualità dei materiali raccolti. Non dobbiamo dimenticare che la raccolta differenziata è un mezzo, non un fine. Il vero fine è il riciclo dei materiali’, ha spiegato Luca Piatto, rappresentante del CONAI, che riunisce i vari consorzi di filiera italiani. E per questo è essenziale la qualità del materiale raccolto, che dovrebbe poter essere riciclato interamente e a basso costo. Ciò consente, per Andrea Cinosi, presidente di Low Impact, ‘la sostenibilità dal punto di vista economico’ della fine del ciclo produttivo.
Concorda Roberto Cavallo, uno dei massimi esperti italiani di gestione dei rifiuti e organizzatore del convegno: ‘Il punto non è tanto la quantità del rifiuto raccolto ma la qualità’. L’88% di recupero, ad esempio, è la soglia che la direttiva prevede per i rifiuti industriali: più facili da trattare perché omogenei. Il problema sono i rifiuti domestici, eterogenei e non sempre riciclabili, e questo è uno dei punti deboli del sistema su cui occorre lavorare. Da alcuni rifiuti è facile estrarre la materia prima mentre da altri, come i derivati della plastica, meno.
L’esperienza di Xerox, la multinazionale delle fotocopiatrici presente in Italia con 900 dipendenti, può essere un modello. La tecnologia ‘Solid Ink Color’, che sostituisce le cartucce con stick solidi di colore, produce 10 volte meno rifiuti di una macchina tradizionale. E con la formula del noleggio, a fine contratto l’azienda recupera le fotocopiatrici che possono essere ancora utilizzate, se il ciclo di vita non è esaurito. A fine vita, i pezzi si smontano facilmente e alcuni sono riutilizzabili sulle nuove macchine senza trasformazioni (l’idea è quella dei mattoncini per le costruzioni). Su 589 kg. di macchinario, meno del 10% va in discarica. ‘E’ indispensabile che nelle sue parti il prodotto sia facile da smontare e reimpiegare in altre apparecchiature’ ha spiegato Angelo Monfredini, portavoce di Xerox Italia. La filosofia ‘Riciclo-riuso-ricondizionamento’ può essere adottata anche dalle piccole e medie imprese, con ottime possibilità di risparmio.
Anche SEAT Pagine Gialle, socio di Low Impact, si impegna a raccogliere ogni anno 4.000 t di elenchi telefonici. Il 40% di carta riciclata all’interno di ogni elenco è un limite invalicabile e imposto dai caratteri di stampa, ma l’azienda sta sperimentando sistemi di digitalizzazione dei dati.
Grazie alla responsabilità estesa del produttore, nel 2010 il 75,4% dei materiali delle filiere associate al CONAI è stato recuperato e avviato al riciclo. ‘Questo è un successo dovuto a tutti i soggetti del sistema: produttori, pubblica amministrazione e cittadini’.
‘Le regole non sono costrittive ma una grande opportunità di sviluppo. I risultati dimostrano che se c’è attenzione all’ambiente c’è anche risparmio economico’, ha concluso Cavallo: ‘I decreti attuativi della direttiva devono tenere conto delle esperienze concrete, e di positive ce ne sono tante’.
Atti del convegno - dal sito della Cooperativa Erica
Successo per il primo convegno italiano sulla Responsabilità estesa del produttore - comunicato stampa Erica del 15.06.2011