Rifiuti a Napoli, Wwf: subito impianti di compostaggio per incentivare la differenziata
Mentre a Napoli la crisi rifiuti tocca l'ennesimo picco il Wwf ricorda che già ora la media dei quartieri napoletani dove vige il sistema Porta a Porta supera il 66% e molti altri comuni sono altrettanto virtuosi.
23 June, 2011
Mentre a Napoli la crisi rifiuti tocca l'ennesimo picco il Wwf ricorda che già ora la media dei quartieri napoletani dove vige il sistema Porta a Porta supera il 66% e molti altri comuni sono altrettanto virtuosi. Questo a dimostrazione del fatto che la raccolta differenziata in Campania è possibile.
Il WWF Italia ricorda che in alcune realtà della Regione, compresi alcuni quartieri di Napoli per un totale di oltre 130.000 abitanti coinvolti, il sistema porta a porta produce già ora risultati sorprendenti che arrivano al 90% e in controtendenza rispetto alle cronache di quotidiana emergenza.
“La risoluzione del problema rifiuti in Campania e a Napoli richiede soluzioni veloci e in armonia con gli obiettivi posti dalla UE.
Una pianificazione come quella attuale basata su impianti complessi e costosi come gli inceneritori non risponde a nessuno dei due requisiti.
Acerra ha dimostrato che fare un inceneritore richiede un tempo enorme e tantissimi soldi. Quindi occorre pensare ad altre soluzioni.
L'UE chiede che tra 9 anni sia riciclato il 50% della carta, del legno e della plastica presente nei RSU. Quindi chiede meno inceneritori, più impianti di recupero dei materiali e più raccolta "porta a porta". Come d'altronde previsto dalla delibera approvata 10 giorni fa dalla giunta comunale di Napoli.
Il WWF vorrebbe, dunque, che non si ripetano gli errori fatti in precedenza e si valorizzino le buone esperienze. In Campania mancano impianti per il trattamento dell’umido. Occorre colmare velocemente questo vuoto e si può fare.
Si deve inoltre incentivare i Comuni a spingere sulle raccolte differenziate in quanto l’umido smaltito in discarica o STIR Stabilimenti di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti insieme al resto dei rifiuti indifferenziati costa 100 euro a tonnellata, mentre se virtuosamente separato e portato fuori dalla Campania ha un costo più che raddoppiato.
Considerato che la frazione umida rappresenta il 40% del totale dei rifiuti prodotti appare chiaro che i Comuni con bilanci disastrati non sono spinti ad attuare buone pratiche.
Per stimolare la raccolta differenziata in Campania è urgente attivare rapidamente gli impianti di compostaggio pronti e realizzarne altri in tempi brevi, parliamo di giorni e mesi invece degli anni necessari a realizzare un inceneritore.
I Napoletani ed i Campani, infatti, hanno bisogno di risposte immediate per essere messi nelle condizioni di poter fare il loro dovere di cittadini e dimostrare ulteriormente che possono non essere secondi a nessuno” dice Stefano Leoni Presidente WWF Italia.
Che i napoletani possano essere virtuosi, infatti, emerge con chiarezza dalle rilevazioni sul campo dello scorso dicembre realizzate dal WWF con una video inchiesta sul ‘porta a porta’ nei quartieri di Napoli che coinvolge oltre 130.000 abitanti, pari al 13% della popolazione partenopea.
Questi cittadini ‘Campioni’ di differenziata hanno ‘risparmiato’ alla discarica ben il 66,09% dei rifiuti prodotti consentendo di recuperare la materia e riducendo il fabbisogno di discariche.
Il WWF sottolinea che l’attività ‘pilota’ dimostra come i cittadini napoletani superino in efficienza chi finora, al contrario, li ha condannati all’emergenza cronica.
I quartieri di Napoli coinvolti sono Bagnoli, Ponticelli, Centro Direzionale, Chiaiano, Colli Aminei, San Giovanni a Teduccio, Rione Alto. Bagnoli con i suoi 19.236 abitanti è il quartiere più virtuoso della città con il 91,11% di raccolta differenziata (su 3.519 tonnellate di rifiuti prodotti da gennaio a settembre 2010 ben 3.206 non vanno in discarica). Seguono il Centro direzionale con l’84,25% per 2.349 abitanti, Chiaiano con 72,63% per 24.860 abitanti, i Colli Aminei con 68,43% per 21.961 abitanti, Ponticelli con 65,43% per 10.888 abitanti, Rione Alto con il 64,68% per un totale di 16.509 abitanti, San Giovanni a Teduccio con 50,15% di differenziata per 31.876 abitanti.
Il trend costante nella raccolta differenziata potrebbe ulteriormente crescere se a separare i rifiuti
non fosse solo il 13,12% dei cittadini, ma tutti i napoletani . In questo modo i rifiuti diretti in discarica si ridurrebbero notevolmente: su 1.500 tonnellate prodotte al giorno in città se almeno 400 venissero avviate al recupero di materiali, avremmo 12.000 tonnellate in meno in discarica al mese.
Per questo è importante che a Napoli, come in tutto il resto della Campania, sulla storia dei rifiuti si ricominci da ‘cittadini’, da persone responsabili che con il proprio comportamento possono fare la differenza se se ne dà loro la possibilità.
Nel documento WWF si indica come, ipotizzando una raccolta differenziata che si attesti anche “solo” al 60% in tutta la Campania, si avrebbero “solo” poco più di un milione di tonnellate da mandare agli impianti d’incenerimento, cioè circa 7/800 mila tonnellate in meno della capacità di smaltimento degli inceneritori previsti.
Per permettere tutto ciò è necessario attivare gli impianti di compostaggio al più presto.
La raccolta differenziata spinta, inoltre, farebbe funzionare meglio gli impianti di recupero di materia esistenti e potrebbe far nascere ulteriori iniziative imprenditoriali che permetterebbero anche la creazione di nuovi posti di lavoro.