In Puglia il 35% della plastica raccolta finisce come scarto in discarica
Eco dalle città, in vista del secondo appuntamento sul Piano Regionale dei Rifiuti Urbani dell’11 luglio 2011, ha intervistato l’ingegnere Federico Cangialosi, tecnico della Regione Puglia. L’obiettivo è migliorare la qualità della differenziata: oggi più del 35% della plastica raccolta finisce in discarica
24 June, 2011
E’ possibile, secondo lei, attuare in Puglia una raccolta differenziata che sia allo stesso tempo di qualità ed economicamente sostenibile?
La raccolta differenziata è sostenibile dal punto di vista economico, ma solo quella di qualità. Se si mette in atto una raccolta che punti solo a grandi masse, senza che il servizio di differenziazione sia accurato e preciso, parte di quel materiale che con tanto sforzo i cittadini hanno raccolto e differenziato, finirà per produrre una gran mole di scarti. Oggi, ad esempio, nella regione Puglia, la media percentuale relativa agli scarti derivanti dalle raccolte differenziate delle plastiche è pari al 35%. Quindi la raccolta differenziata della plastica viene fatta, ma non è di qualità tale da poter garantire il complessivo riciclaggio. Se si tiene conto, poi, che quel 35% di scarti va a finire in discarica a 100 € a tonnellata, è evidente che esso inciderà complessivamente sul costo della plastica per circa un terzo (33 euro a tonnellata). Perciò l’unico modo per ottenere la sostenibilità economica della raccolta è garantirne la qualità. Un servizio più capillare, che garantisce intercettazioni più elevate e maggiore qualità, può costare un po’ di più, ma di un surplus che si recupera sui minori costi del trattamento successivo, proprio perché è garantita una maggiore purezza.
Durante l’ultima giornata dell’Ecofestival la Provincia di Bari ha mostrato il proprio scetticismo sulla possibilità di mettere in atto una raccolta differenziata di qualità. La Regione Puglia cosa intende fare?
Rimane fermo l’obiettivo della raccolta differenziata di qualità. Per noi è un’idea che funziona ed è praticabile. E’ vero, comporta delle campagne di informazione e sensibilizzazione e il cambiamento dei servizi. I comuni, cioè, devono smettere l’erogazione dei servizi di stampo classico (il cassonetto in strada, per intenderci) e attuare il porta a porta, al fine di responsabilizzare, nella raccolta, non solo il cittadino ma anche le utenze non domestiche.
Si pensi, ad esempio, alle aree industriali adiacenti alle aree urbane. Nel momento in cui, vicino a dei capannoni industriali che fanno piccole attività di metal meccanica, è collocato un cassone per l’indifferenziato, sarà molto probabile trovare al suo interno metalli e scarti, che andranno a inquinare l’intero sistema dei rifiuti urbani.
Si pensi, ancora, ai grossi produttori di organico (i ristoranti) o di vetro (i bar), soggetti che vanno responsabilizzati, perché sappiano gestire con adeguatezza e in autonomia lo smaltimento differenziato di questi flussi.
Per quanto riguarda il sistema delle utenze domestiche, qual è la strategia verso la raccolta di qualità?
Se ne può ragionare. Fare un sistema misto, domiciliare e in parte stradale? Promuovere l’autocompostaggio (riduzione dei rifiuti) nelle case sparse o nelle contrade? Bisogna arrivare a concepire il rifiuto “non prodotto” (proprio perché lo si composta in casa). Questo messaggio deve arrivare, però, tramite il cambiamento del servizio. E se cambia il servizio, cambiano i flussi.
In provincia di Lecce hanno messo in piedi un sistema di porta a porta buono nelle zone industriali, ma il sistema è stato fallimentare in alcuni centri urbani. Qual è il modo migliore di agire?
E’ necessaria una strategia repressiva. Se, poniamo, un bar, utenza non domestica che facilmente dovrebbe differenziare il vetro, nel vetro ci mette anche altro, deve essere multato. Ma anche l’organizzazione è importante. Il condomino deve poter buttare l’organico in un bidoncino apposito ma dotato di lucchetto, in modo che sia impedito ad estranei di buttarvi facilmente qualunque rifiuto e così che si responsabilizzi, d’altra parte, tutto il condominio.
L’11 marzo 2011 verrà presentato il secondo step del Piano Regionale dei rifiuti urbani. Quello che ci descrive lo ritroveremo?
Si. Ma questa è solo la prima parte del piano. Occorre garantire la raccolta ma anche incrementare il tasso di riciclaggio. Che giova raccogliere tanta carta e tanta plastica e poi non avere il sistema impiantistico che consenta un buon riciclaggio? Bisogna rivolgersi non solo ai capitali pubblici, ma promuovere iniziative e creare attrattività per i capitali privati che intendano investire nell’innovazione di questi impianti: è ciò che si chiama Green Economy.
Quindi per raggiungere la chiusura del ciclo si mira ad alzare i tassi di riciclaggio all’interno della Regione Puglia?
Si, ma anche incrementare la dotazione impiantistica dedicata al recupero di materia.