Rifiuti: se dopo gli Ato abolissimo anche le Province? Intervista a Silvano Macculi (Assoato Puglia)
Nel pieno del passaggio di competenze dagli Ato (ambiti territoriali per la gestione di acqua e rifiuti) torna alla ribalta la proposta di abolire le Province: quali conseguenze potrebbe avere sulla gestione dei rifiuti? Intervista di Eco dalle Città al presidente Assoato della Puglia e dell’Ambito territoriale ottimale LE2 Silvano Macculi, esperto in legislazione in materia ambientale
12 July, 2011
Silvano Macculi, lei è presidente Assoato della Puglia, e come ha affermato nel suo intervento nella seconda conferenza programmatica del piano regionale della gestione dei rifiuti, non gradisce il passaggio delle competenze degli Ato alle Province (come sta avvenendo in Puglia ndr). Ora sta tornando alla ribalta la proposta di abolire le Province: cosa pensa del dibattito che si è sviluppato intorno a questa proposta?
In Italia c’è un'esigenza di riordino istituzionale, soprattutto dopo l'approvazione con quattro voti di maggioranza della riforma del titolo V della Costituzione, che ha determinato un disordine che è sotto gli occhi di tutti. Questo è il dato di partenza, però, è importante capire “chi fa che cosa”. In qualche caso, ad esempio, esiste una duplicità di organi (vedi i piani di zona per il sociale, gli Ato per i rifiuti, le aree vaste per la programmazione economica, ect). Dal punto di vista della spesa pubblica, questi enti potrebbero anche essere a costo zero per la collettività, se si stabilisce “per statuto” il costo zero, perché i rappresentanti dei Comuni hanno già una loro indennità. In questo caso, sarebbero in pratica degli organismi di aggregato senza costi di funzionamento.Lo stesso può valere per le unioni di Comuni, cioè organismi sovracomunali specializzati, in grado di garantire maggiore efficienza a determinati servizi. E' chiaro che, se si mantengono questi enti, l’alternativa può essere l’abrogazione delle Province. In ogni caso, però, ci sono delle funzioni proprie degli enti provinciali, che poi bisognerebbe riassegnare.
Quali scenari potrebbero aprirsi?
Potremmo trovarci di fronte a una certa confusione: andrebbero creati altri organismi sovra comunali a costo zero? E le scuole superiori a chi dovrebbero essere affidate, ai Comuni in cui sorgono? Le strade provinciali chi le gestirà? Le valutazioni di impatto ambientale (Via) e tutta una serie di funzioni che non possono svolgere i Comuni e che l’ente Regione, non essendo organismo di gestione, non potrebbe svolgere, chi dovrebbe gestirle?
Per quanto riguarda i rifiuti, secondo lei, chi potrebbe svolgere in maniera efficace tutte funzioni? L’Ato dal perimetro provinciale o la Provincia?
Sia chiaro: l’Ato provinciale non è la Provincia. L'ente sovraordinato che dà efficienza e specializzazione è una necessità, perché spesso la gestione dei rifiuti nei comuni piccoli è un problema, in quanto le amministrazioni non possono avere un ingegnere ambientale, personale specializzato, etc. Lo dimostra il passaggio da tassa a tariffa: dopo 15 anni, ancora pochissimi comuni l’hanno fatto.
Come mai è avvenuto questo?
Perché si tratta di questioni complesse. Il sindaco, gli amministratori o il dirigente dell’ufficio tecnico (che si occupa di edilizia e quant’altro) non riescono ad approfondire queste materie. Per questo esiste un’esigenza di semplificare, la legge nazionale ha stravolto l’obiettivo principale perché forse in altre regioni ha creato delle spese. Così non era in Puglia perché gli organi delle Ato erano a costo zero. Ritengo che sia stato fatto un errore perchè dopo circa dieci anni si azzera il lavoro. Ecco perché penso che il modello precedente potesse essere considerato un ATO “pesante” che gestiva e riscuoteva le tasse. Cosa resterà? Un ATO “leggera” che deve, però, almeno programmare perché non possiamo ritornare alle raccolte differenziata a “macchie di leopardo”.
I piani d’ambito redatti dagli ATO che fine faranno?
I piani d’ambito, finanziati con 2 milioni e 850 mila euro, rischiano di essere buttati dalla finestra. Non sarà, così, perché li fonderemo e li trasformeremo in provinciali.
A questo punto, l’ATO provinciale che forma giuridica avrà?
Vedremo. Di consorzio? Di comune capofila che coordina? Oppure, come diceva l’ass. Barchetti passiamo direttamente alle province. Dal mio punto di vista il passaggio alle province non è possibile per problemi normativi. Il servizio di igiene urbana è comunale, quindi andrebbe cambiato l’ordinamento delle autonomie locali. Anche il Codice delle Autonomie lo prevede locale. La TARSU è un tributo comunale quindi bisogna alla luce di tutte queste esigenze sedersi confrontarsi e capire qual è l’obiettivo da raggiungere. Occorre creare un periodo transitorio per non creare disfunzioni nel funzionamento degli impianti nell’erogazione dei servizi ai cittadini. Tutto questo deve essere organizzato in consiglio regionale. Credo che i consiglieri comunali, se non hanno il tempo di venire a questi appuntamenti almeno ci convochino in commissione per ascoltare quali sono i problemi, perché rischiano, poi, di creare in una materia che è sempre difficile gestire, più problemi di quanto ce ne siano.