Alla ricerca del pedibus nelle grandi città
Appunti di lavoro estivo per assessori di buona volontà. Eco dalle Città offre una carrellata di esperienze in Italia e all'estero sulla mobilità scolastica sostenibile, per dimostrare che il pedibus, la carovana di bambini che vanno a scuola camminando, è possibile anche nelle grandi città
22 July, 2011
Eco dalle Città propone una carrellata di esperienze di pedibus attivate nelle grandi città italiane ed europee, per dare loro visibilità e mettere in luce come la sinergia tra soggetti educativi ed amministrazioni comunali sia il punto di forza di una pianificazione efficace di politiche urbane sostenibili.
L'obiettivo è far sì che le tante iniziative a favore dell’ambiente e dell’infanzia, molte di qualità, siano la base per cambiamenti culturali e riqualificazioni urbane. L’ideale? Creare una vera banca delle competenze per non ripartire sempre da zero e non mettere in campo progetti destinati a finire con l’esaurirsi delle risorse.
Abbiamo scelto di segnalare alcune esperienze particolarmente virtuose per testimoniare come il Pedibus sia possibile anche nelle grandi città, e offrire spunti su come si possa investire in politiche educative per migliorare le nostre città nel loro complesso, lavorando in maniera trasversale su tutti gli ambiti di intervento su cui una amministrazione è chiamata ad operare.
Le esperienze che abbiamo scelto sono solo alcune, quelle raccontate meglio, con una storia consolidata.
Speriamo possano servire da stimolo per continuare a fare, perché il Pedibus non rimanga un'iniziativa sporadica e isolata, ma si diffonda capillarmente e faccia rete.
Per ogni grande città considerata abbiamo evidenziato le scuole partecipanti ed i progetti attivi, con link che rinviano a descrizioni dettagliate.
Dalla ricerca è emerso, ancora una volta, che le città italiane in fatto di politiche per migliorare l’ambiente urbano e per creare le condizioni per una migliore qualità della vita, hanno sempre qualcosa da invidiare alle colleghe straniere. Dalla Scandinavia alla Spagna, dalla Francia alla Germania, sono tanti, sempre di più, i centri dove c’è più verde e meno traffico, aria più pulita e meno abusivismo edilizio. E visto che spesso la differenza non nasce da arretratezza economica allora vuol dire che dipende, almeno in parte, da un eccesso di inerzia, da un deficit di “modernità” di chi governa le nostre città.
Le colpe sono varie, e non sempre ricadono sui sindaci. Per esempio, non è colpa degli amministratori locali se da molti anni lo Stato investe poco nelle infrastrutture per il trasporto pubblico urbano. Però capita sovente che questo dato oggettivo venga usato come un alibi dai primi cittadini che molte cose utili potrebbero farle a costo zero o quasi, dalla sperimentazione di forme di “road pricing” sul modello di Londra o Stoccolma, all'estensione delle zone30.
Focus sulla mobilità studentesca
Dai dati pubblicati sul sito di Euromobility scopriamo che ogni giorno in Italia avvengono 5 milioni di spostamenti in auto per accompagnare i bambini a scuola (http://www.euromobility.org/), nonostante l'86% dei ragazzi abiti a meno di un quarto d'ora dagli edifici scolastici.
Dagli anni Settanta, secondo uno studio effettuato dai ricercatori dell'ASL di Lecco, la percentuale dei bambini che si recano a scuola a piedi è calata drasticamente dall'80% al 9%. Ma qualcuno ha mai domandato come i bambini preferirebbero essere accompagnati a scuola?
In un'indagine svolta nella città di York (nel Regno Unito) tra 15.500 scolari, il 34% è accompagnato in auto ma solo il 15% apprezza il mezzo. Il 40% vorrebbe invece andare in bicicletta ma solo il 3% riesce a farlo.
Cambiare è difficile, ma i progetti di mobilità sostenibile non mancano. La loro riuscita dipende soprattutto dal grado di coinvolgimento dei genitori, d'intesa con insegnanti e dirigenza scolastica.
Strategie vincenti
Le scuole che hanno affrontato con successo il problema della mobilità studentesca hanno costruito negli anni un vero e proprio progetto educativo, coinvolgendo tutti: studenti, insegnanti, famiglie, le autorità di quartiere e cittadine.
Si parte sempre dall'individuazione di responsabili: anche le scuole, come i luoghi di lavoro, possono dotarsi di un mobility manager, con collaboratori e volontari individuati tra il personale, gli studenti e i genitori. Nei casi più organizzati i responsabili delle singole scuole sono poi coordinati dal responsabile mobilità delle scuole comunali.
Lo studio delle esigenze di mobilità della propria scuola è il passaggio successivo: agli studenti viene proposto un questionario in cui si chiede di valutare i punti più pericolosi del proprio tragitto casa- scuola.
L'indicazione precisa di zone di pericolo da parte di chi a scuola arriva tutti i giorni è uno strumento molto utile per verificare le condizioni di sicurezza nei dintorni dell'edificio scolastico e per muovere richieste precise di intervento alla Polizia locale e ai tecnici responsabili della mobilità e delle opere pubbliche (le centinaia di segnalazioni pervenute dalle scuole di tutta Italia vengono raccolte ogni anno da Legambiente e mappate nel suo dossier "Ecosistema bambino").
Le buone pratiche che abbiamo brevemente raccontato hanno la particolarità di essere pensate nel tempo. Non occasioni sporadiche ma interventi mirati e monitorati per essere affinati e resi sempre più coerenti con il
territorio. Andare a scuola a piedi da soli per un giorno, come se fosse una festa, può essere piacevole e divertente ma non cambia il rapporto tra le persone e le città. Far sì
che i genitori non sentano l’esigenza di usare l’auto per accompagnare i propri figli a
scuola o in palestra significa fare qualcosa non solo per quei genitori e quei bambini
ma per tutta la comunità. Genitori e figli, bambini e adulti, cittadini e tecnici.
Nessuno può essere o sentirsi escluso da un percorso di cambiamento: i problemi legati al traffico, alla sicurezza stradale, all’inquinamento sono problemi di tutti e
tutti devono fare la loro parte a cominciare, ovviamente, da chi le città le governa e amministra.
Le linee di azione per una mobilità sicura, sostenibile e autonoma
1. Educazione: favorire l’adozione di corretti stili di vita e la coscienza dei problemi ambientali (movimento quotidiano, alimentazione adeguata all’età, vita all’aria aperta); creare una cultura diffusa della mobilità sostenibile a partire dal mondo della scuola.
2. Comunicazione: sensibilizzare al rispetto delle regole di comportamento gli automobilisti, in particolare nelle aree e strade circostanti scuole e nidi (non sostare su piste ciclabili o strisce pedonali, rispettare sensi di marcia, non utilizzare i parcheggi per disabili se non autorizzati, …).
3. Promozione: valorizzare, diffondere ed incentivare le esperienze di “buone pratiche” di mobilità sostenibile casa-scuola già messe in atto in alcune scuole e i nuovi progetti; promuovere l’adesione ai progetti con un sistema premiante.
4. Sicurezza: elevare il livello di sicurezza nei principali percorsi casa-scuola e nell’adiacenza degli edifici scolastici per permettere l’autonomia dei bambini a piedi e in bicicletta e una maggiore serenità ai genitori.
5. Servizi: sviluppare il trasporto scolastico collettivo (scuolabus, car pooling) per garantire una mobilità sostenibile anche nei mesi invernali; coordinare i tempi e gli orari della vita e del lavoro per privilegiare spostamenti non motorizzati.
6. Pianificazione: sviluppare la città privilegiando la mobilità sostenibile, la rete di percorsi per l’utenza debole verso i principali servizi di quartiere e la sicurezza sulle strade. Porre particolare attenzione al tema della Mobilità dolce nella progettazione delle nuove strutture scolastiche.
Buone pratiche in Europa
I gruppi di mobilità scolastici più organizzati in Europa sono andati oltre.
Ecco degli esempi di proposte e azioni emerse nelle diverse circostanze:
- proposte di intervento sullo spazio pubblico attorno alla scuola, come la predisposizione di arredo urbano: divieto di sosta per le auto e rastrelliere per biciclette, punti di incontro anche a 3 o 400 metri dall'ingresso;
- richieste relative al trasporto pubblico, come lo spostamento di una fermata, degli orari, delle frequenze;
- richieste di intervento alla Polizia Locale per regolare il traffico negli orari di apertura e chiusura delle lezioni, ma anche con la funzione di reprimere comportamenti pericolosi e multare le auto in sosta vietata (i bambini stessi potrebbero consegnare ai guidatori imprudenti multe simboliche o documentare tramite fotografie i comportamenti a rischio);
- predisposizione di programmi di formazione all'educazione e alla sicurezza stradale, con il coinvolgimento degli scolari, ma anche del personale, dei genitori, dei residenti.
Confronto Pedibus in Italia e all'estero
Quello che sembra emergere da un confronto tra esperienze in Italia e all'estero è che nelle grandi città europee il Pedibus viene inquadrato come strumento di sviluppo di ogni programma per la mobilità scolastica, importante sul piano comunicativo-educativo-culturale, ma che deve essere integrato da altre politiche di riduzione del traffico. Quindi Pedibus come pedina per innescare cambiamenti virtuosi nella mentalità e negli stili di vita, non come essenza di una politica in materia.
Inoltre, all'estero l'impulso dell'amministrazione comunale è cruciale per mettere a punto interventi collaterali (ampliare i marciapiedi, limitare la velocità e i parcheggi nelle aree scolastiche, migliorare la visibilità e la pulizia, eliminare gli ostacoli, moderare il traffico con la creazione di zone30 o passaggi pedonali elevati), mentre in Italia si tratta spesso di iniziative di corto respiro autogestite da associazioni, scuole e gruppi di volontari, prive quindi di un coordinamento centrale da parte di istituzioni ed amministrazioni comunali che dia loro maggior forza.
A Milano come a Roma, a Napoli come a Torino, i governi urbani sembrano non vedere che la soluzione al problema può venire soltanto da un forte, deciso privilegio accordato al trasporto pubblico.
Dalla ricerca su quanto fin'ora è stato fatto, le domande chiave che abbiamo individuato come perni di una riflessione per il futuro sono le seguenti:
- Quanto può essere intensificato il Pedibus nelle grandi città?
- Qual è e quale può essere il ruolo dell'amministrazione comunale per favorire queste buone pratiche?
Le schede sul pedibus nelle grandi città:
Pedibus: vetrina di buone pratiche in Italia
Pedibus: vetrina di buone pratiche in Europa