Pejrone: "Che brutte le nuove aiuole"
l paesaggista tra le scenografie volute dal Settore verde pubblico. "Questi sono giardini che si guardano dall´auto. Occorre ripensare a chi va a piedi" - da La Stampa Torino del 02.08.2011
02 August, 2011
Marina Paglieri
«Le storie che ci vengono proposte sono di dubbio impatto, ci si può chiedere che cosa c´entrino gli spaventapasseri in una città che di passeri ne ha sempre meno. E poi perché questi oggetti da spiaggia inseriti nel verde? Non si vuole lasciare spazio alla fantasia: perché si deve essere imbeccati come oche di Strasburgo?». Non piacciono a Paolo Pejrone, architetto dei giardini e paesaggista di fama internazionale, presidente dell´Accademia piemontese del giardino e regista della mitica «Tre giorni» del Fai a Masino, le nuove aiuole decorative a tema, un po´ esotiche e un po´ bucoliche, inserite per l´estate dai tecnici e giardinieri del Settore Verde del Comune in varie zone della città, da corso Galileo Ferraris angolo via Cernaja a piazza Castello, da corso Regina Margherita tra i corsi Lecce e Potenza al parterre della Villa La Tesoriera.
«È vero, oggi si è affermato un nuovo tipo di giardino, nato con le rotonde automobilistiche: un giardino di immagine forte, da guardare dall´automobile. Inutile allora pensare di trovare in quegli ‘spazi verdi´ - così in quest´ottica vengono chiamati i giardini - una bellezza tradizionale fatta di minimalità botaniche. Bisogna dunque essere cauti nei giudizi: detto questo, ci si domanda se una città come Torino debba conglomerare insiemi di rotonde che ben si collocano nel traffico, a scapito di chi va a piedi. È cambiato l´uso della città e la maniera di sentirla».
Le aiuole Pejrone le ha visitate ieri mattina, per ognuna ha espresso giudizi e non poche riserve. Prima tappa, corso Galileo Ferraris angolo via Cernaja, dove si è ricostruito - sabbia bianca al suolo, banani che fanno ombra a una sedia a sdraio e un grande secchiello con paletta, il tutto inserito tra fiori dai caldi colori - un ambiente da spiaggia. «Non ho niente contro gli alberi di banana, e anche i fiori vanno benissimo, ma perché quella scenografia? Il bello del giardino è che ti lascia libero di immaginare, qui proprio non è possibile».
Si passa poi all´aiuola collocata in piazza Castello, all´ingresso del nuovo giardino medievale di Palazzo Madama. Molto variopinta, con pedane pitturate a tinte forti, ricorda un orto in versione cittadina: «Che bisogno c´è di inserire il colore nei riquadri di legno che separano le parti, non basta quello di fiori e piante? Non mi dispiace la scelta delle insalate, ma il giardino pubblico dovrebbe essere semplice, economico e di facile manutenzione. Queste aiuole sono troppo complicate».
Pollice verso per le aree introdotte da grossi covoni e vigilate da due spaventapasseri, sul fondo di corso Regina, quasi all´ingresso della tangenziale verso la Valle di Susa: «Non siamo alla porta della campagna, perché questo mondo agricolo? Non discuto nemmeno qui sulla scelta dei fiori e delle piante, belle in particolare le code di volpe: sono gli inquilini a essere inutili. E poi perché tagliare i girasoli? Speriamo che ci abbiamo pensato i giardinieri e non i passanti».
Giudizio positivo, infine, per la decorazione del parterre della Villa della Tesoriera, per cui si sono scelti colori delicati come il bianco delle cleome e della gaura, il rosa delle dalie e del catharantus e l´argento della cineraria: «Ecco, qui prevale la semplicità, evviva - continua Pejrone. - È un allestimento meno dirompente, più adatto a Torino e al suo passato. E passi per la fontana, che è troppo invasiva: questa aiuola ha un senso e invito ad andare a vederla, si sentono lo sforzo e la cura».
A proposito di cura, Pejrone non lesina le critiche nemmeno alla gestione comunale delle alberate: «Sarebbe bene che i giardinieri della città si preoccupassero del benessere degli alberi, che vengono piantati troppo vicini l´uno all´altro. Si pensa, per motivi demagogici, che più verde c´è meglio è, ma non è così: le piante con poco spazio a disposizione soffrono e necessitano di potature costosissime, periodiche e ravvicinate».