Si salvi chi può...dal cemento
Sui quotidiani cittadini si apre il dibattito sulle trasformazioni urbanistiche che interesseranno Torino nei prossimi anni. La variante 200 al piano regolatore parte da un'ipotesi di tracciato della linea 2 della metropolitana e potrebbe favorire vaste operazioni immobiliari sull'area dell'ex-Scalo Vanchiglia e su tutta la zona Nord della città
22 January, 2009
Da La Stampa del 18 Gennaio 2009
Andrea Giorgis (Capogruppo Pd Comune di Torino)
Stefano Lo Russo (Coordinatore Segreteria Regionale Pd Piemonte e Consigliere Comunale)
Variante 200: è in gioco il futuro
Il Consiglio Comunale nelle prossime settimane sarà chiamato a pronunciarsi su un provvedimento di grande rilevanza per il futuro della nostra Città: il Documento Programmatico relativo alla Variante Strutturale 200 al Piano Regolatore Generale. Tale documento definisce le linee generali del progetto infrastrutturale e insediativo connesso alla futura Linea 2 della Metropolitana.
La Linea 2 e gli insediamenti a essa collegati saranno i capisaldi della prossima trasformazione di Torino: l'infrastruttura avrà un tracciato di circa 20 km che interesserà aree importanti come l'ospedale San Giovanni Bosco, la futura sede universitaria dell'ex Manifattura Tabacchi, il cimitero monumentale, l'area dell'ex scalo Vanchiglia - che da tempo ha perso la sua funzione di scalo ferroviario ed è destinato a trasformarsi in un parco urbano e ad ospitare la stazione di interscambio tra mezzi pubblici e privati - il campus universitario dell'area ex Italgas, attraversando i Giardini Reali, piazza Castello, via Pietro Micca, piazza Solferino, per incrociare la Linea 1 della Metropolitana in corso Re Umberto, e poi proseguire verso il Politecnico e, in asse con corso Orbassano, passare attraverso Santa Rita per raggiungere quindi Mirafiori. Uno degli elementi più innovativi dell'intero progetto è costituito dalla piena integrazione del profilo infrastrutturale con quello della riqualificazione urbana e dello sviluppo economico e sociale.
Il progetto della Linea 2 aspira infatti a essere una risposta alle esigenze dello sviluppo e della crescita economica e, al contempo, una risposta al problema della coesione sociale e della valorizzazione del patrimonio paesaggistico e ambientale, in modo da contrastare con efficacia il degrado urbano laddove presente e migliorare la qualità della vita di tanti nostri concittadini. La Variante 200 delinea un intervento che per importanza strategica può essere paragonato alla nuova linea ferroviaria Torino-Lione. Peraltro, queste due opere sono tra loro connesse anche dal punto di vista infrastrutturale, dal momento che il progetto della linea Torino-Lione contempla Corso Marche come parte integrante del Corridoio 5 e il rilancio dello scalo di Orbassano come piattaforma logistica dell'area torinese.
La Variante 200, com'è evidente, sarà un serio banco di prova per il Consiglio comunale: in primo luogo per la maggioranza, che dovrà dimostrarsi coesa e consapevole dell'importanza della posta in palio, ma anche per l'opposizione dalla quale speriamo che giungano, una volta tanto, proposte di merito e non un semplice ostruzionismo. Per tutte queste ragioni intorno a questo tema è bene che inizi al più presto in Città e in Consiglio comunale una seria e approfondita discussione volta a consentire che il positivo processo di trasformazione di Torino di questi ultimi anni compia un nuovo importante passo in avanti.
Da La Stampa del 19 Gennaio 2009
Daniele Cantore (Capogruppo Forza Italia-Pdl al Comune di Torino)
Variante al PGR: le nostre condizioni
Finalmente», è la prima risposta spontanea che mi viene di dare all’intervento su La Stampa di ieri di Andrea Giorgis e Stefano Lo Russo sulla Variante 200 al Piano Regolatore Generale. Mi rendo conto che è una battuta ma è, anche, il sentire comune di molti torinesi che da anni sentono ragionare e vedono progetti sull’indispensabile collegamento Nord-Sud della città. Per quanto ci riguarda, Forza Italia è dal 1997 che insiste sulla realizzazione di questa importante soluzione.
Per obiettività, la colpa, se oggi ci troviamo a parlare quasi per la prima volta di un'opera che doveva essere fatta da anni, è da attribuire non solo all'ultima amministrazione ma alle diverse amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 15 anni. Possiamo consolarci pensando che nel frattempo non solo la tecnologia è andata avanti, ma anche nuove esigenze convivono con la necessità di una città praticabile, percorribile e quindi vivibile. Inoltre questa Variante dovrebbe riqualificare alcune aree e consentire uno sviluppo economico e sociale: solo nell’ex scalo Vanchiglia si recupererebbe un'area per una trasformazione importante e utile alla città.
Hanno già ricordato sia Giorgis che Lo Russo il percorso della Linea 2 e l'importanza ambientale e paesaggistica di questa trasformazione. Non so se si possa paragonare alla Torino-Lione, ma certamente collegare la parte Nord di Torino (di fatto l'entrata in città) al centro e al Sud completerebbe il progetto delle linee metropolitane aggiungendo alla linea 1 una linea ancora più importante, in attesa che finalmente si realizzi l'indispensabile completamento dell'anello tangenziale.
Giorgis e Lo Russo oltre al richiamo alla propria maggioranza invitano anche noi a un atto di responsabilità. A differenza di quanto affermano, abbiamo sempre svolto una opposizione costruttiva, dura e seria, ma accompagnando sempre il contrasto o l'ostruzionismo con delle proposte alternative senza mai giungere ad alcun tipo di inciucio (l'ostruzionismo acritico e solo politico semmai è arrivato dalla stessa maggioranza che conta 37 consiglieri su 51 e che spesso ha fatto mancare il numero legale per Consiglio e commissioni). Quindi noi siamo disponibili a discutere nel merito la Variante 200, ad approfondire con la città questo importante strumento infrastrutturale e ad avanzare nostre proposte. Ma sono indispensabili quattro condizioni:
1) La disponibilità dell'amministrazione comunale a ragionare sul nuovo Piano Regolatore e a non procedere solo più con varianti.
2) La centralità del Consiglio comunale, che ci auspichiamo sia condivisa non solo da capogruppo e vice del Pd, ma anche da sindaco e giunta, atteggiamento che peraltro non si è verificato nel passato.
3) Una seria riflessione sul futuro della città anche in campo economico e sociale, senza vivere di ricordi e in particolare dell'ubriacatura olimpica.
4) La consapevolezza del sindaco e della giunta della necessità di intraprendere una nuova politica di bilancio che, oltre a coprire il disastroso buco, eviti gli sprechi e selezioni gli interventi, permettendo così di non illudere i torinesi e di rendere credibile la realizzazione della Linea 2 della metropolitana e la Variante 200.
Da La Stampa del 22 Gennaio 2009
Guido Montanari, Emilio Soave (Comitato Non grattiamo il cielo di Torino)
Discutiamo la variante con i cittadini
Se è vero che la Variante 200 al piano regolatore è un provvedimento di grande rilevanza per il futuro della città sarebbe opportuno ascoltare di più la voce dei cittadini.
Nel marzo scorso l'assessore Viano con il documento «Indirizzi di politica urbanistica» si era impegnato ad aprire una vasta discussione nella città e nel Consiglio comunale. Ciò non è avvenuto, ma si stanno attuando tutte le proposte di quel documento, mai discusso né approvato. Si aprono nuovi grandi centri commerciali mentre il tessuto commerciale tradizionale è soffocato. Si intaccano le aree a parco naturale e si cancellano le aree industriali (ex Isvor-Fiat, Ghia, Tecumseh, Officine Grandi Motori, Lancia) ricche di memorie storiche, per fare spazio ad altre «palazzate» anonime, così come si è già fatto per le Spine i cui nuovi tessuti urbani, senza relazione con il paesaggio e prive di servizi pubblici, sembrano ricalcare la peggiore speculazione degli Anni Sessanta.
La Variante 200 basandosi su un'ipotesi di tracciato della Linea 2 della metropolitana, permetterà vaste operazioni immobiliari sull'area dell'ex-Scalo Vanchiglia e su tutta la zona Nord. Ad essa esponenti della maggioranza collegano l'Alta Velocità, l'interramento della Torino-Ceres, la realizzazione del corso Marche a tre livelli, la tangenziale Est. Il tutto è presentato come «valorizzazione del patrimonio paesaggistico e ambientale». A noi sembra un invito a rafforzare il «partito del cemento» col mito di un nuovo ciclo di «grandi opere». In sostanza per sfuggire all'indebitamento della città, dovuto in gran parte alle precedenti grandi opere si propongono dosi crescenti di quella stessa medicina che ha portato all'attuale voragine: 1) Svendita del territorio per incassare oneri di urbanizzazione da iscrivere a bilancio prima ancora che partano le operazioni indotte dalle varianti; 2) Svendita del patrimonio immobiliare, e ipoteche sui beni demaniali re, per una futura valorizzazione; 3) Incorporazione degli utili delle aziende partecipate e operazioni societarie per mettere sul mercato quote azionarie e favorire l'ingresso dei privati nei grandi business di rifiuti, acqua, energia, trasporti.
Chiediamo che la variante 200, non sia giocata tatticamente all'interno della maggioranza, e per avviare operazioni immobiliari e infrastrutturali di dubbia utilità, ma sia l'occasione per aprire una vera discussione sul futuro della nostra città, sui «limiti dello sviluppo» urbano, sulla sostenibilità sociale e ambientale delle trasformazioni.
Da La Repubblica del 22 Gennaio 2009
Luca Mercalli
La campagna assediata dal partito dei capannoni
Si possono continuare a cementificare preziosi suoli agrari all´infinito? Evidente che no, lo spazio è limitato e più si usa per l´edilizia, meno ne resta per l´agricoltura, per lo svolgimento delle funzioni biologiche da cui noi tutti dipendiamo, e per il godimento estetico e turistico. Eppure, questa semplice riflessione è disattesa dalla quasi totalità dei comuni che vedono nell´espansione edilizia l´unica miope garanzia di «sviluppo» di occupazione e di crescita economica, un sostanziale atto di predazione a breve termine dagli effetti irreversibili a lungo termine. La Provincia di Torino ha effettuato di recente uno studio sul consumo di suolo evidenziandone le proporzioni drammatiche assunte dopo il 2003 pur in assenza di reali esigenze demografiche e industriali: un terzo del suolo agrario provinciale è già stato occupato da cemento e asfalto (www.provincia. torino.it/territorio/strat-strumenti/prog-strategici/consumo-provincia). Questo problema tanto scottante quanto ignorato sarà al centro dei «Dialoghi scomodi» del Circolo dei lettori, in via Bogino 9, che vedrà oggi ben due incontri sul tema: i giornalisti Ferruccio Sansa e Marco Preve presenteranno alle 18 Il partito del cemento, il libro-denuncia uscito per Chiarelettere che partendo dalla Liguria scava nel marcio della speculazione edilizia, che già Calvino aveva inutilmente messo sotto accusa nel 1957. Gianni Vattimo introdurrà invece alle 21 Vittorio Gregotti che da poco ha dato alle stampe per Einaudi Contro la fine dell´architettura e Franco La Cecla che per Bollati Boringhieri ha pubblicato l´incisivo pamphlet Contro l´architettura. Tutti partono dal fatto che l´architettura contemporanea non è più un´arte al servizio dell´uomo, ma è un atto d´esibizionismo fine a sé stesso, un´autocelebrazione di archistar, che spesso non fa che peggiorare la qualità della vita dei cittadini obbligati a convivere con edifici improbabili, scomodi e costosi. E quando questa banalizzazione si allea con la politica degli affari, il risultato è devastante, come dicono Sansa e Preve della costa ligure: «La nostra striscia di Gaza, senza bombe ma tutta asfalto e cemento. Con meno abitanti, ma con più case, più auto, più barche, più turisti (ancora!) e più arresti per tangenti e gare truccate».
Ma anche in terra subalpina basta transitare in mezzo ai capannoni che in duplice filar van da Santa Vittoria d´Alba al Mussotto (altro che riconoscimento Unesco alle Langhe!), entrare nelle mega cittadelle del commercio camuffato da divertimento come all´uscita autostradale di Mondovì o - speriamo mai - ad Albiano d´Ivrea, al cospetto del Castello di Masino e del suo paesaggio ancora inviolato, o nelle aree industriali che insultano due dei più straordinari monumenti medioevali della nostra storia, le Abbazie di Staffarda e Sant´Antonio di Ranverso, per strapparsi i capelli e piangere lacrime amare su questa barbarie consumata nel giro di pochi decenni e pesante come un macigno per i millenni a venire. Ci vuole coraggio per mettersi contro il partito del cemento: a Collegno, sempre stasera, alle 20.45 al Palazzetto dello Sport, in via Antica di Rivoli 21, accanto al bis di Sansa e Preve ci sarà pure Domenico Finiguerra, il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, grazioso comune sul Naviglio a est di Milano, che sabato prossimo aprirà la campagna nazionale «Stop al consumo di territorio». Un sindaco più unico che raro, che ha approvato il primo piano regolatore a crescita zero del cemento e a crescita maggiorata del benessere e della qualità della vita dei propri cittadini. Certo che, come dice La Cecla, «sarebbe bello che gli architetti avessero voglia di essere una classe di cultori della bellezza delle città e dell´abitarvi, se fossero gli intellettuali che si sdegnano per la mediocrità, la vetrinizzazione, la plastificazione della vita quotidiana».
Per fare un suolo ci vogliono millenni, per distruggerlo bastano un paio d´ore di ruspa e una betoniera. Facciamo pure lavorare l´edilizia, a ristrutturare quanto di antico cade a pezzi e quanto di contemporaneo mediocre può migliorare, sia dal punto di vista estetico sia energetico. È una grande tradizione italiana quella dei costruttori e dei capimastri, che oggi si può rinnovare con le tecnologie dell´architettura sostenibile a basse emissioni. Non è invece innovativa né virtuosa la costruzione in serie di grigi scatoloni cementizi che costellano i nostri orizzonti come una pioggia di asteroidi alieni. In effetti ci sarebbe altro lavoro anche ad abbattere quanto la stupidità e la truffa hanno illegittimamente figliato.