Barbanente su piani attuativi urbanistici: “Rispettate le competenze del consiglio comunale”
Per Maria Maugeri, consigliera comunale di Bari con delega all’Ambiente, la nuova legge regionale 21/2011 (Piano Casa Puglia) non ha attribuito competenze ai Consigli Comunali a vantaggio delle Giunte. Per l’assessore regionale all’Urbanistica Angela Barbanente, invece: “Rispettato il principio di Responsabilità”
06 September, 2011
Il 2 agosto 2011 la Regione Puglia ha approvato la legge regionale 21/2011, che modifica e integra la L.R. 14/2009 (Piano Casa Puglia). Di seguito, un intervento dell'assessore all'Assetto del territorio, Angela Barbanente, sulla questione dei piani attuativi urbanistici e delle competenze di Giunte e Consigli comunali, in risposta al dibattito aperto dall’assessore Maria Maugeri in una sua lettera.
“Mi spiace davvero che la norma sull’approvazione dei piani attuativi inclusa nella legge regionale 21/2011 sia stata colta dalla consigliera Maria Maugeri come contrastante con le politiche regionali in materia di governo del territorio e addirittura come attacco alla democrazia. Forse la ragione risiede in qualche incomprensione che merita di essere rimossa.
Innanzitutto, occorre inquadrare il provvedimento regionale all’interno del contesto normativo delineato dalla legge statale 12 luglio 2011, n. 106, di conversione del decreto legge 13 maggio 2011. Questa prevede che, in assenza di provvedimento legislativo regionale ad hoc, decorso il termine di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge stessa, i piani attuativi conformi allo strumento urbanistico generale sono approvati dalla giunta comunale. Poiché mi risulta che la stragrande maggioranza delle Regioni non abbia ancora legiferato in merito e non ritengo che l’efficienza della Regione Puglia sia ineguagliabile, la norma è stata di fatto recepita così com’è da tutte le Regioni italiane. Caso mai, quindi, può affermarsi che la Puglia sia a tutt’oggi l’unica Regione che ha tutelato l’assemblea consiliare, introducendo una clausola che consente alla maggioranza dei consiglieri di chiedere l’esame da parte del consiglio invece che della giunta. Ma vi è di più.
Le leggi regionali approvate in Puglia dal 2005 e finalizzate, come ricorda la consigliera Maugeri, a promuovere l’abitare sostenibile, la qualità dell’architettura e la riqualificazione urbana, hanno valorizzato il ruolo dei consigli comunali, in coerenza con il principio di sussidiarietà, attribuendo ad essi importanti compiti riguardanti la graduazione strategica degli incentivi in funzione degli obiettivi di sostenibilità e qualità urbana, la approvazione dei documenti programmatici per la rigenerazione di parti di città degradate, la individuazione delle opere di architettura contemporanea da sottoporre a tutela. Vi è piuttosto da rilevare che la gran parte dei Comuni non ha ancora provveduto a dare attuazione alle norme citate (fatta eccezione per i documenti di rigenerazione urbana, spesso approvati last minute perché la Regione l’ha introdotta quale condizione necessaria per accedere ai fondi comunitari), queste sì capaci di promuovere la sostenibilità, vivibilità e bellezza delle trasformazioni delle città e dei territori. Vi sono poi alcune considerazioni di merito che mi stanno molto a cuore e attengono al tema della partecipazione e della democrazia. Uno dei principi che garantisce il funzionamento del sistema democratico e quindi la sua capacità di dare risposte, tempestive e valide, alle domande dei cittadini risiede nel principio di responsabilità: ogni adempimento deve essere precisamente attribuito a un organo di governo che ne risponde ai cittadini. Nella materia urbanistica questo principio, nella recente evoluzione normativa, si traduce essenzialmente in questa articolazione di competenze. Al consiglio comunale spetta, da un lato, il compito di approvare lo strumento urbanistico generale, che fissa gli obiettivi fondamentali per il governo del territorio comunale e le regole per conseguirli, dall’altro una funzione di indirizzo e controllo sul processo di attuazione del piano, pretendendo che le iniziative di pianificazione attuativa e il rilascio dei permessi all’attività edilizia avvengano in conformità - non solo formale ma sostanziale - al piano generale e che siano al tempo stesso conseguiti in tempi congrui.
Alla giunta comunale che - merita sottolineare - è anch’esso organo democratico, dovrebbe spettare invece, tra gli altri, il compito di approvare la pianificazione urbanistica attuativa e organizzare adeguatamente le procedure di formazione e approvazione dei piani, a cominciare dalla costituzione di uffici competenti, leali ed efficienti. Soprattutto per i piani attuativi, che sono una specificazione delle scelte del piano generale, tutto si gioca in sede di formazione del piano: nella chiarezza degli indirizzi politici e nel dialogo che si riesce a stabilire tra strutture tecniche comunali, organismi di partecipazione dei quartieri interessati e investitori privati, specie nel caso di piani di iniziativa privata.
Un piano urbanistico attuativo non solo è un elaborato progettuale costoso e complesso ma è anche il punto di sintesi di investimenti economici e strategie finanziarie spesso cospicui. Una volta messo a punto e sottoposto al Comune per l’approvazione contiene già, quindi, una forte strutturazione degli interessi coinvolti che diventa difficile, a quel punto, mettere in discussione radicalmente. E la scarsa qualità delle recenti trasformazioni urbane dimostra l’inefficacia dell’attuale procedimento di approvazione. È invece nella fase iniziale che bisogna agire, prima che gli interessi prendano corpo, indicando con chiarezza – con il coinvolgimento dei cittadini interessati - gli standard sociali, economici e di qualità urbana che il piano deve conseguire. E’ questo il senso della riforma che la Regione Puglia ha tracciato nello scorso mandato amministrativo, sia con il Documento regionale di assetto generale – Indirizzi per la formazione dei piani urbanistici generali ed esecutivi, sia con le leggi regionali sopra citate, sia, ancora, con vari atti amministrativi finalizzati a promuovere, mediante contributi finanziari, la riqualificazione delle aree urbane degradate: anticipare il momento della partecipazione sociale alla fase di elaborazione dei piani, attraverso una accurata programmazione delle iniziative di coinvolgimento del pubblico e anche – nel caso dei piani esecutivi – mediante la elaborazione di un meta-piano e la rappresentazione in forma intellegibile ai non tecnici delle principali scelte. Si tratta, per l’appunto, di una declinazione in chiave democratica dei principi di efficacia, efficienza e trasparenza dell’azione amministrativa. E questo è in linea con il processo di Valutazione Ambientale Strategica che, a ben guardare, per responsabilità sia dell’attuale assetto normativo statale sia delle prassi applicative, rischia di diventare ennesimo adempimento procedurale piuttosto che affermarsi, in coerenza con lo spirito della direttiva comunitaria che vi è all’origine, quale modo per migliorare la qualità delle trasformazioni previste dai piani garantendo la partecipazione pubblica sin dalla fase di formazione degli stessi. Su questi temi credo che i consigli comunali dovrebbero intervenire con incisivi atti programmatici, pianificatori e di indirizzo, e proprio per coerenza con i principi e obiettivi di democrazia e sostenibilità ambientale che tanto stanno a cuore alla consigliera Maugeri.