Progetto Sahara: a Napoli l'aria fresca si fa col sole
L'Università partenopea Federico II, in collaborazione con Arin e Anea, sta lavorando a un prototipo di collettore solare perfezionato per il “solar cooling”, una tecnologia che permette di climatizzare gli ambienti con l'energia solare termica. Eco dalle Città ha intervistato Massimo Dentice d'Accadia, responsabile scientifico del progetto
08 September, 2011
Sfruttare il calore solare per alimentare un impianto di climatizzazione. Si chiama “solar cooling” (raffrescamento solare) ed è l'ultima frontiera dell'energia sostenibile. La tecnologia, che prevede la produzione di aria condizionata e acqua fredda a partire dall'energia termica ricavata dai raggi solari, è alla base del progetto Sahara (Solar-assisted heating and refrigeration appliances), che qualche settimana fa ha ottenuto un cospicuo finanziamento (352mila euro) da parte del ministero dell'Ambiente. Promosso dall'Università Federico II di Napoli in collaborazione con Anea (Agenzia napoletana energia ambiente) e Arin (Azienda risorse idriche napoletane), il progetto Sahara prevede la realizzazione di un prototipo di collettore solare in grado di sfruttare l'energia solare non solo per riscaldare gli ambienti (solar heating) e produrre acqua calda sanitaria, ma anche per alimentare un impianto di raffrescamento (solar cooling, appunto). L'innovativo congegno sarà installato in via sperimentale nella sede dell'Arin. Eco dalle Città ha approfondito l'argomento, intervistando Massimo Dentice d'Accadia, docente del Detec (Dipartimento di energetica, termofluidodinamica applicata e condizionamenti ambientali) della Federico II e responsabile scientifico del progetto
Professore, come funzionerà concretamente l’impianto? E' in qualche modo paragonabile a una comune macchina frigorifera?
Dal punto di vista dell’utente finale, un impianto per il solar cooling svolge le stesse funzioni di un normale impianto di condizionamento, con la fondamentale differenza che, in questo caso, la macchina frigorifera utilizzata per il raffrescamento dell’aria è alimentata prevalentemente da energia termica, invece che elettrica. L’energia termica, a sua volta, sarà per lo più prodotta dai collettori solari ad alta efficienza che saranno progettati e realizzati specificamente per questo tipo di applicazioni.
I collettori solari sono diffusi da tempo, perché questa nuova applicazione richiede lo sviluppo di una tecnologia diversa?
Rispetto ai normali collettori solari, quelli adatti per le applicazioni di solar cooling devono essere molto più efficienti e meglio isolati termicamente rispetto all’ambiente esterno, in quanto devono produrre acqua calda a temperature di almeno 85-90 °C.
Quale sarà il grado di efficienza del prototipo in lavorazione a Napoli?
L’efficienza nominale massima prevista nella conversione dell’energia solare in energia frigorifera sarà di circa il 40%: tutta l’energia ottenuta dalla fonte solare è però pulita e termodinamicamente “gratuita”, non comportando il consumo di risorse energetiche fossili e di emissioni inquinanti.
Quanto si prevede di risparmiare - in termini di energia, risorse finanziarie ed emissioni - grazie all'installazione del prototipo nella sede Arin?
Considerando sia il funzionamento in configurazione estiva (raffrescamento ambienti) che quello, più convenzionale, in riscaldamento e produzione di acqua sanitaria, si risparmieranno circa 30 MWh/anno di energia primaria fossile, corrispondenti a circa 2,5 tonnellate equivalenti di petrolio e 10 tonnellate di emissioni di CO2.
Che tempi si prevedono per la conclusione della fase sperimentale e l'entrata in esercizio del prototipo?
L’impianto dovrebbe entrare in esercizio entro la prossima stagione estiva , diciamo verso maggio o giugno 2012.
Entro quanto tempo questa tecnologia sarà ragionevolmente disponibile su larga scala?
Oggi si stima che esistano in tutto il mondo circa 500 impianti per il solar cooling, quindi ovviamente si tratta di una tecnologia ancora in fase di sviluppo: entro la fine del decennio riteniamo però che possa raggiungere una buona maturità commerciale e quindi una diffusione su larga scala.
Sarà applicabile per lo più a edifici pubblici e commerciali, oppure è realistico pensare di poterla adottare anche nelle abitazioni private?
Le applicazioni ideali rimangono, anche nel lungo termine, quelle degli edifici pubblici e commerciali; tuttavia, anche le applicazioni residenziali potranno risultare molto importanti, non tanto in ambito urbano, per ovvi motivi legati alla necessità di grandi superfici per ospitare i collettori solari, ma certamente nel caso di ville mono o plurifamiliari isolate, abitazioni rurali, etc.