CNI, rinnovabili e risparmio energetico: uno studio sui possibili scenari del 2010
Scenari futuri, green economy e obiettivi dell’U.E. Il Centro Studi del CNI ha delineato una linea di sviluppo per il paese e per gli ingegneri italiani. In palio, fino al 2010, ci sono 1 milione di posti di lavoro. Un quarto destinato agli ingegneri. Molte però le variabili negative. Tra le più sentite mancanza di un forte indirizzo governativo, industria italiana lontana dalla ricerca e dall’innovazione
12 September, 2011
Quale sarà il futuro dell’energia? E qual’è il ruolo degli ingegneri in questo settore? Per il presidente del Centro Studi del 56° Congresso Nazionale degli Ingegneri, Romeo La Pietra “Energie rinnovabili, mobilità sostenibile e risparmio energetico devono essere le parole chiave che gli ingegneri italiani devono avere a mente”. “Il contesto in cui muoversi – ha ricordato La Pietra - rimane quello della cornice normativa europea, da qui fino al 2020, i cui obiettivi (20-20-20) sono: la riduzione delle emissioni di gas serra del 20% ai livelli del 1990, portare al 20% la quota delle fonti da energie rinnovabili nel consumo finale di energia, e ultimo, migliorare del 20% l’efficienza energetica”. Su questi obiettivi primari si innestano poi degli obiettivi secondari, che differiscono da paese a paese. “All’Italia in particolare ad esempio - ha continuato La Pietra - è stata destinata una quota di consumo finale da energia rinnovabile pari al 17%. E’ del 13,4% quella per l’efficienza energetica. Nei trasporti inoltre le produzioni di energie rinnovabili dovranno essere del 10%. Nell’ultimo libro bianco europeo (2011) è previsto che entro il 2050 ci sia una riduzione di almeno il 60% delle emissioni di gas serra (CO2) rispetto ai livelli del 1990”.
Alla fine dell’intervento La Pietra ha concluso: “Per quanto riguarda la ridefinizione del Piano energetico nazionale lo scenario è complesso. L’occupazione con la Green economy potrebbe portare un milione di posti di lavoro entro il 2010. Di questi quanti andranno agli ingegneri dipenderà dalla volontà del legislatore nazionale, da un lato, ma d’altra parte dipenderà da quanto gli industriali saranno disposti ad impegnarsi. Ci vuole innovazione, ricerca e mentalità”.
Mauro Di Giacomo del Centro Studi CNI, nell’illustrare la relazione “Ingegneri 2020: le nuove sfide professionali nelle energie rinnovabili, efficienza energetica, mobilità sostenibile”, ha prospettato gli scenari lavorativi per la categoria in questo campo e i driver di sviluppo del settore professionale. “Le scelte professionali – ha introdotto Di Giacomo - in gran parte dipenderanno dall’indirizzo che il sistema Paese deciderà di intraprendere” rilevando però che sarà “lo sviluppo della green economy in Italia a dipendere dal grado di coinvolgimento occupazionale degli ingegneri e non il contrario, come invece si tende a credere”.
Di Giacomo inoltre ha considerato un aspetto poco valorizzato dalla filiera imprenditoriale dell’energia pulita. Secondo l’esperto: “L’Europa privilegia fortemente gli investimenti nelle rinnovabili rispetto agli investimenti in efficienza energetica. Uno Sforzo sbilanciato. Infatti lo sforzo per produrre 1 Tep di energia in più da energia rinnovabile equivale a una riduzione di quasi 6 Tep nei consumi totali di energia nel campo del risparmio energetico”. In altre parole conviene più risparmiare energia che produrla. Ma gli incentivi premiano il primo settore. Secondo Di Giacomo: “1 Mw risparmiato è valorizzato sul mercato a poco meno di 100 euro, al contrario gli incentivi nelle rinnovabili possono raggiungere i 300 euro/Mwh nel caso di impianti fotovoltaici considerando i titoli di efficienza energetica. Tutto questo sbilancia gli indirizzi”.
Per quanto riguarda le dinamiche occupazionali, Di Giacomo ha commentato: “Attualmente gli ingegneri italiani viventi sono 500.000. I laureati in un anno sono 35.000 (in Cina, gli ingegneri laureati in un anno sono circa 400.000). Le prospettive rappresentative sono di 250.000 mila unità nel 2010 nel settore delle rinnovabili. Di questi, attualmente, è impiegato il 31% nell’eolico, il 26% nelle biomasse. l’11% nel solare”. Interessante la disamina americana: “Negli USA, gli ingegneri laureati si riversano fortemente nel settore fotovoltaico e termico. I designer solari sono il (46%), meno gli installatori (2%). In Italia il numero – ha concluso Di Giacomo - degli occupati degli ingegneri italiani ad esempio dell’energia solare dipenderà dagli investimenti dell’industria italiana”.
Per il sociologo Domenico De Masi, convinto che il rallentamento della crescita, in atto nel nostro Paese da ormai trent’anni, non sia da considerare per forza un male assoluto (anche perché “in un mondo finito è impossibile una crescita infinita”), occorre passare “dall’ingegneria dello spreco a quella dell’intelligenza, del risparmio”. Il confronto ha poi riguardato la necessità per gli ingegneri di fare sistema, l’opportunità di adottare e promuovere una forte etica ambientale, la ripartizione di competenze Stato-Regioni in materia energetica e il pacchetto UE “20-20-20”, che mira a potenziare sia il ricorso alle fonti rinnovabili e al risparmio energetico che la riduzione delle emissioni climalteranti.