Tracciabilità rifiuti, il Sistri non parte? Online Mysir, un sistema parallelo
Intervista a Carlo Di Domenico, promotore del primo sito online che pubblica in tempo reale i dati relativi alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti in Campania.
20 September, 2011
Dal 12 luglio 2011 è operativo il MySir, unico sito italiano che pubblica sul web in tempo reale i dati di produzione dei rifiuti dei comuni. Il portale è stato finanziato dal CONAI per la sezione gestionale ed è l’evoluzione di un progetto nato in ambito universitario come studio del ciclo di vita dei materiali (LCA).
Il www.mysir.it è un sistema che permette, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione dei comuni, di monitorare costantemente la gestione dei rifiuti di un intero territorio garantendo la tracciabilità e l’attendibilità dei dati; il Sistri, già costato oltre 100 milioni di euro, in tre anni non è riuscito neanche a partire. Mysir è un sistema che aggrega i dati relativi al movimento di rifiuti che tutti i comuni devono obbligatoriamente fornire alla Regione Campania, attraverso la Provincia, e li rende fruibili a tutti i cittadini in forma grafica semplificata rendendo omogenea la raccolta dati in modo da semplificare il confronto tra i diversi comuni.
Consultando il sito MySir.it si hanno a disposizione i dati sulla produzione dei rifiuti aggiornati in tempo reale e si possono mettere a confronto, in Campania, la produzione dei rifiuti di 250 Comuni (compresa la città di Napoli) con serie storiche relative agli ultimi 4 anni relativa ad ogni materiale raccolto (carta, vetro, plastica, organico, ecc).
Come spiega il promotore di Mysir, l’ingegnere Carlo Di Domenico, «sul sito ci sono 4 anni di dati riguardanti la provincia di Napoli e di Salerno. Si tratta di oltre 250 comuni. Il sistema – spiega Di Domenico – in realtà è nato nel 2007. Avevamo 30 comuni sui quali andavamo fisicamente, laddove i comuni non erano informatizzati, e caricavamo i dati. I dati che aggreghiamo vengono fuori dai formulari: i rifiuti trasportati devono essere accompagnati da un modello – come stabilito da decreto ministeriale – che quando arriva all’impianto di gestione dei rifiuti viene compilato con tutti i dati necessari (peso, materiale etc.). Ecco, noi aggreghiamo queste informazioni che tutti i comuni devono obbligatoriamente fornire alla Regione Campania attraverso le Province».
Su Mysir sono disponibili online i quantitativi di rifiuti prodotti da ciascun comune, e c’è anche la possibilità di controllare la tracciabilità. Si può quindi seguire il percorso dei nostri rifiuti per capire dove vanno a finire. «E’ un sistema che permette di tenere la traccia dei rifiuti con un costo pari a zero per le amministrazioni locali perché tutto il progetto è stato finanziato dal CONAI. Il comune di Acerra, per fare un esempio virtuoso, è molto attivo dato che è aggiornato al mese di luglio. Questo sistema prima di servire alla cittadinanza serve al comune e agli operatori. Si azzera di molto la gestione, e poi i comuni possono comunicare i propri dati in maniera omogenea utilizzando tutti lo stesso sistema di calcolo. L’importante è che i comuni comunichino le informazioni» sottolinea Di Domenico. Discorso a parte - come sempre - va fatto per la città di Napoli: «Su Napoli i dati sono aggiornati al 2010. Essendo quella partenopea una realtà molto complicata – movimenta all’anno tra i 65 e i 75 mila camion, e più aumenta la differenziata, più aumenta il numero di camion –, Napoli ha bisogno di un altro po’ di tempo per controllare e rendere noti i dati».
Inevitabile, infine, il paragone con il più noto, e costoso, sistema di tracciabilità dei rifiuti: il Sistri. «Sul Sistri c’è da dire che l’idea di fondo è buona perché dà la possibilità di sapere il rifiuto da dove parte e dove arriva. Il problema – spiega l’ingegnere Di Domenico – è la tecnologia hardware che viene utilizzata, una tecnologia già vecchia. Impossibile da attuare nonostante siano già stati spesi 100milioni di euro, senza considerare i costi di formazione. Poi si tratta di un sistema che non dà vantaggi, neanche all’ambiente. Perché chi ha il sistema satellitare non può commettere illeciti, ma se voglio delinquere il Sistri non aiuta a combattere questo sistema. Se quei soldi li avessero spesi per fare un po’ di impianti e fare sistemi di raccolta dati come Mysir saremmo già ad un buon punto per la soluzione della gestione del ciclo rifiuti in Campania».