Il comitato Malagrotta scrive al commissario Pecoraro: «Servono misure contro l'inquinamento»
Nella lettera, il presidente Sergio Apollonio illustra la situazione, «che peggiora continuamente», e insiste sulla necessità di una bonifica, «annunciata nel 2003 ma, a distanza di otto anni, non ancora fatta»
22 September, 2011
Mentre continuano i lavori a Testa di Cane e peggiorano i livelli di inquinamento delle falde acquifere, il comitato Malagrotta decide di giocare la carta di una lettera al prefetto Pecoraro, nominato ufficialmente da Berlusconi commissario per la chiusura della discarica il 14 settembre scorso. A lui, il gruppo di cittadini che risiede nell’area dell’Ottavo colle, ha chiesto con una lettera inviata il 22 settembre di «intervenire con misure atte a ristabilire una situazione ambientale sostenibile e accettabile». Pecoraro ha a disposizione 45 giorni per scegliere un sito alternativo (la decisione dovrà quindi essere presa entro fine ottobre) e potrebbe anche optare per misure che limitino l’impatto ambientale dell’attuale discarica.
Nella missiva, il presidente del comitato Sergio Apollonio illustra le vicende degli ultimi mesi, a partire dalla bocciatura, da parte del Tar, dell’ordinanza del Comune di Roma, che obbligava la Giovi srl di attuare misure di messa in sicurezza dell’invaso. «Il recente processo al TAR è stato proposto dalla Giovi SRL per ottenere l'annullamento dell'ordinanza del Sindaco del Comune di Roma n. 255 in data 12.11.2010 e tutti gli atti ad essa connessi e consequenziali. L'ordinanza del Sindaco è stata bloccata dal Giudice del TAR e il caso seguirà ora il suo iter processuale normale al Consiglio di Stato, con i tempi della giustizia amministrativa che sono, ahinoi, quello che conosciamo», scrive Apollonio. Nel frattempo, sottolinea il presidente del comitato, «il problema dell' enorme inquinamento della falda freatica e delle acque superficiali della Valle Galeria è rimasto – e rimarrà – completamente e pericolosamente disatteso. La Presidente della Regione Lazio Renata Polverini, da parte sua, ha evocato pubblicamente il "rischio di disastro ambientale" e in merito a Testa di Cane ha smentito categoricamente l'ipotesi di una nuova discarica dichiarando seccamente che "per Testa di Cane non c'è mai stato un progetto, né mai ci sarà"».
Proprio su Testa di Cane, dove, ha spiegato Apollonio, «continuano i lavori», si affollano i dubbi del comitato: «I segnali di pericolo da parte della Giovi SRL invece continuano e si accentuano come se la società, nonostante le dichiarazioni di tutt'altro tenore rese alle autorità, puntasse invece con decisione alla realizzazione di quanto proposto nella sua lettera all' Assessore regionale alle Attività produttive e ai Rifiuti Pietro Di Paolo, in data 28.12.2010, cioè a preparare una discarica di cinque milioni di metri cubi per tutti i rifiuti della capitale per tre anni. Una tale prospettiva, se realizzata, sarebbe una follia e una tragedia in un' area che già ora è ad elevato rischio di crisi ambientale ed è anche ufficialmente classificata come sito a rischio di incidente rilevante (ex DLGS. 334/ 99 , (Seveso II) per l' elevata concentrazione di impianti industriali a rischio di incidente nella Valle Galeria».
C’è poi la questione della bonifica dell’area, che doveva partire «sin dal 25.03.2003, data nella quale il procedimento relativo è stato attivato, ai sensi del D.M. del 471/99 su segnalazione di Arpa Lazio. A tutt'oggi, a distanza di ben otto anni, tale bonifica non è ancora avvenuta. Ciò ha evidentemente comportato che l'inquinamento delle acque della falda, acque ad uso potabile, si è aggravato». E, sottolinea la lettera, «appare poco credibile l'assunto della società secondo cui la stessa non sarebbe responsabile dell'inquinamento delle falde, dato che l'area della discarica è comunque oggetto di un procedimento di bonifica. Il principio di derivazione comunitaria "chi inquina paga" deve, proprio sulla scorta di normativa di derivazione comunitaria, essere contemperato con il principio di precauzione, prevenzione e correzione». Dunque, «l Comune di Roma non è tenuto, come invece erroneamente sostenuto dalla società, a dimostrare l'esistenza di un pericolo pubblico, vigendo il principio comunitario di precauzione e prevenzione».
Apollonio accenna anche agli ultimi dati dell’Arpa sulla presenza di sostanze tossiche nelle falde acquifere dell’area, che «evidenziano comunque la sussistenza di tale pericolo pubblico. E il tergiversare nell'adozione delle misure urgenti richieste dal Comune non potrà che aggravare i danni all'acqua ed alla salute pubblica». L'anno scorso, l'Arpa avbeva rilevato livelli di metalli pesanti molto superiori al consentito e arsenico in quantità 200 volte oltre il limite. E gli studi dell’Agenzia per la protezione ambientale in corso in questo periodo per aggiornare i dati del 2010, spiega il presidente del comitato, «stanno mettendo in luce come la situazione sia molto peggiorata».
Tra i membri del comitato c’è preoccupazione anche per l’ultima proroga dei termini autorizzativi per l’impianto di preselezione dei rifiuti solidi urbani Malagrotta 2. La determinazione è stata scritta il 15 settembre, all’indomani della nomina del commissario, dalla direzione delle Attività produttive e rifiuti della Regione e proroga per un anno, fino al 15 settembre 2012, l’autorizzazione dell’impianto di preselezione. Nelle premesse si legge: «L’impianto è necessario e funzionale al trattamento dei rifiuti prima del conferimento degli stessi presso la discarica di Malagrotta». Dichiarazioni che hanno fatto insospettire i cittadini della valle Galeria: «Tutti abbiamo letto la decisione come il primo tentativo per prorogare la data di chiusura della discarica. La presidente Polverini e l’assessore ai Rifiuti Di Paolo dovrebbero dire come stanno veramente le cose, smentire, e invece tacciono».
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