Dario Esposito (Osservatorio rifiuti Provincia di Roma): «Per chiudere Malagrotta puntare su trattamento, compostaggio e aumento della raccolta differenziata»
Secondo l'ex assessore all'Ambiente della Capitale, «il commissariamento non è stata una scelta giusta». Nel territorio provinciale, presto partiranno i lavori per 4 impianti di compostaggio e entro un anno altre 10.000 famiglie produrranno compost
22 September, 2011
Dario Esposito, assessore all’Ambiente del Comune di Roma dal 2001 al 2008, è coordinatore dal 2009 dell’Osservatorio sui rifiuti di palazzo Valentini. Sulla chiusura di Malagrotta, suggerisce la sua ricetta: «Se si vuole evitare un’altra proroga, bisogna mettere in funzione gli impianti di trattamento che già ci sono, costruire impianti di compostaggio e aumentare la raccolta differenziata».
Dario Esposito, che ruolo ha l’Osservatorio nella vicenda Malagrotta?
«L’Osservatorio fa un lavoro costante di monitoraggio dei dati sui rifiuti relativi ai Comuni della provincia, concentrandosi soprattutto su raccolta differenziata e progetti di riduzione. Non ha un ruolo diretto per quanto riguarda la chiusura di Malagrotta. La Provincia partecipa a tavoli di confronto con la Regione e il Comune, ma la scelta del sito alternativo spetta soprattutto a questi ultimi. Mi sento però di dire che il commissariamento non è stata una scelta giusta e che probabilmente, viste le numerose esperienze negative precedenti non solo in Lazio, non darà risultati».
Quale sarebbe secondo lei la strada da percorrere per uscire dall’emergenza?
«Innanzi tutto, si dovrebbe mettere in funzione gli impianti di trattamento che già ci sono: Rocca Cencia, Malagrotta e via Salaria. Questi impianti sono in grado, se lavorano a pieno regime, di trattare 3.000 tonnellate al giorno di rifiuti. Questo comporterebbe un’inversione della rotta per Comune e Ama, che fino a oggi hanno preferito smaltire in discarica i rifiuti tal quali, spendendo di meno ma facendo un grave danno all’ambiente. Bisognerebbe poi portare la percentuale di raccolta differenziata almeno al 30% e costruire impianti di compostaggio per il trattamento della frazione umida, che è pari al 30-35% dei rifiuti. Oggi a Roma c’è un solo impianto de genere, nonostante ne sia stata autorizzata la quadruplicazione già nel 2006».
La presidente Polverini ha annunciato che nella nuova discarica finiranno solo rifiuti trattati.
«Sì, è vero, ma resta il fatto che attualmente impianti di trattamento non sono ancora tutti in funzione».
Che ne sarà di Malagrotta?
«L’area soffre per la presenza non solo della discarica, ma anche dell’impianto di incenerimento dell’Ama, della raffineria e delle cave. Indubbiamente, bisogna ridurre l'impatto ambientale sull'area, ma serve un piano complessivo, bisogna fare azioni concrete e dare tempi certi ai cittadini. Temo che al 31 dicembre anche il commissario prorogherà di nuovo la chiusura di Malagrotta. Basti pensare che la scelta di un sito alternativo è ancora in alto mare».
Il comitato Rifiuti Zero Fiumicino ha presentato alla Regione una proposta di legge per rendere obbligatorio il Porta a porta. Che ne pensa?
«Il Porta a porta è la soluzione migliore per raggiungere alti livelli di raccolta differenziata, ma nel caso di realtà piccole e decentrate penso che sarebbe meglio realizzare forme di compostaggio di comunità. Attualmente, un compost unico per più utenze, anche se piccolo, necessita di un’autorizzazione, perché la legge lo assimila a un impianto. Servirebbe una norma regionale che faciliti la realizzazione di compostiere comuni, per esempio condominiali, come già avviene nel Nord Europa».
Come si sta muovendo la Provincia di Roma su questo fronte?
«Entro un anno, raggiungeremo altri 10.000 con il compostaggio. La Provincia di Roma ha già finanziato quattro impianti di compostaggio, e presto partiranno i lavori per costruirli».
I tagli agli enti locali previsti dalla manovra incideranno sui progetti di Porta a porta e riduzione dei rifiuti?
«la manovra ha scelto di strozzare quegli enti pubblici che danno più servizi e influirà indirettamente anche sulle politiche sui rifiuti. In generale, la raccolta viene coperta dalla tassa che pagano i cittadini, ma visto che non si può chiedere alle persone di pagare sempre di più, questo comporterà la rinuncia a scelte innovative e a investimenti, per esempio, in progetti di Porta a porta».