Smaltimento sfalci e potature: non è vietato l’uso come biomasse ma “la destinazione migliore è il compostaggio”
Indagine di Eco dalle Città sullo smaltimento di sfalci e potature del verde pubblico urbano e privato. Dal dicembre 2010 sono definiti per legge “rifiuto”: lo stabilisce il decreto di recepimento della direttiva europea sui rifiuti. Devono finire in discarica o in inceneritore? L’uso come biomasse non è vietato ma serve l’autorizzazione al trattamento. La destinazione migliore? Il compostaggio: “Quella che ne valorizza la materia”
21 September, 2011
L’indagine di Eco dalle Città prende spunto da un articolo di QualEnergia.it dal titolo “Quel verde urbano che viene considerato rifiuto”. Il testo spiega che "dallo scorso dicembre le potature del verde pubblico sono considerate rifiuti e non possono più essere usate negli impianti a biomassa, ma devono finire in discarica o in inceneritore".
Le lettere di Aiel e Fiper
L’articolo prende spunto da due lettere: una dell’Associazione Italiana Energie Agroforestali e l’altra della Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili indirizzate ai Ministri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e dello Sviluppo Economico. Aiel e Fiper si rivolgono ai Ministri per modificare la norma (Decreto Legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 che recepisce la direttiva direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo sui rifiuti) che definisce come rifiuto gli sfalci e le potature da verde pubblico urbano e privato. Quattro mesi prima questi materiali erano stati inclusi nella categoria sottoprodotti dalla legge 13 agosto 2010, n.129 che aveva allargato la definizione a Materiali fecali e vegetali provenienti da sfalci e potature di manutenzione del verde Pubblico e privato, o da attività agricole, utilizzati nelle attività agricole anche fuori dal luogo di produzione, ovvero ceduti a terzi, o utilizzati in impianti aziendali o interaziendali.
Con la modifica di dicembre, secondo Fiper, “ne deriva che il materiale proveniente dalla manutenzione del verde pubblico urbano e privato rientra ancora una volta nella definizione di rifiuto; e quindi non ne è più ammissibile l’impiego a fini della combustione”. “La conseguenza è – si legge nella lettera di Aiel – che a partire dal dicembre 2010 la gestione dei materiali vegetali provenienti dalla manutenzione del verde pubblico e privato è soggetta a tutti gli adempimenti e ed obblighi previsti dalla normativa sui rifiuti. Gli effetti pratici sono che tutti gli accordi e le convenzioni stipulate tra le pubbliche amministrazioni e i gestori degli impianti autorizzati ad essere alimentati a biomasse vegetali per la produzione di energia, sono di fatto annullati”.
Ma è vero che le potature devono finire in discarica o in inceneritore?
Non è di questo avviso Attilio Tornavacca, direttore generale di Esper (Ente di Studio per la Pianificazione Ecosostenibile dei Rifiuti): “Non è vero che adesso devono finire per forza in discarica o in inceneritori. Anche impianti per la produzione di energia da biomassa possono utilizzare tali flussi però solo se hanno richiesto o richiederanno l'autorizzazione al trattamento”. Non si tratta quindi di un divieto ma viene introdotta la necessita di passare attraverso la tappa dell'autorizzazione al trattamento. “Sì, in pratica bisogna chiedere l'autorizzazione di destinare allo scopo energetico un rifiuto” è la risposta del presidente di Aiel ad Eco dalle Città. “Cosa gravissima - continua Marino Berton - perché le piccole e medie reti di teleriscaldamento sono autorizzate a utilizzare legno vergine proveniente sottoposto alla lavorazione meccanica (Dlgs 152). E' inaccettabile che la potatura dei platani di un parco siano classificati come un rifiuto. Accettare quindi la posizione di sottoporre il cippato di legno prodotto da potature ligno cellulosiche del verde urbano e privato al trattamento come fosse un rifiuto è un errore”.
La via del compostaggio “la destinazione migliore”
“In realtà la destinazione migliore per quel tipo di rifiuti (con l'unica eccezione degli sfalci dei marciapiedi spartitraffico in cui si possono depositare i gas di scarico delle auto) sono le attività di compostaggio e questo non viene vietato dal Dlgs 205/2010” ricorda Attilio Tornavacca.
“Alle sollecitazioni che loro fanno il Ministero ha già risposto – ha dichiarato ad Eco dalle Città Massimo Centemero, Direttore Tecnico CIC (Consorzio Italiano Compostatori) - gli scarti vegetali di derivazione urbana rimangono rifiuti. Non è in discussione cosa uno ne può fare, è in discussione lo status giuridico di un materiale. Gli scarti vegetali della manutenzione del verde sono rifiuti. C’è un regime autorizzativo diverso. Se esiste una normativa che dice questi sono classificati come rifiuti secondo i dettami europei quello è”.
“Sono rifiuti organici che sono sempre andati al compostaggio - continua Centemero -. Di fatto è la destinazione migliore, quella che ne valorizza la materia perché non dimentichiamoci il recupero di materia gerarchicamente è più in alto rispetto al recupero di energia. Anche questo potrebbe non voler dire nulla. Il concetto base è: stabilire se sono rifiuti o no e tutto ciò che è agroforestale può essere considerato non rifiuto ma tutto ciò che è scarto dei giardini è, perché lo dice la normativa europea, un rifiuto”.
Sfalci e potature: nota del Ministero dell'Ambiente - da Oasi Consulting del 07.04.2011