I Comuni laziali si incontrano a Ladispoli: nasce la rete Rifiuti Zero
Paul Connett, professore americano ideatore della strategia Zero Waste, infiamma la platea: «E' stupido e dannoso bruciare materiali che potremmo riutilizzare. Con il riciclo si risparmia il quadruplo dell'energia prodotta da un inceneritore»
05 October, 2011
«Non agli inceneritori. Esiste un modo migliore». Con questo ritornello, cantato sulle note del Battle Hymn of the Republic al posto di "Glory! Glory! Hallelujah!", Paul Connett infiamma la platea di Ladispoli, che lo acclama come una star. «Se anche riuscissimo a rendere gli inceneritori puliti e non pericolosi per la salute – spiega – non riusciremmo mai a renderli intelligenti. Perché è stupido bruciare risorse che potremmo riutilizzare». Connett, professore emerito di Chimica alla St. Lawrence University di Canton, New York, e direttore esecutivo del progetto American Environmental Health Studies, racconta a cittadini e amministratori come si può intraprendere una nuova strada verso la strategia Rifiuti Zero, da lui stesso ideata e sottoscritta dai sindaci di sei comuni alle porte di Roma (Anguillara, Bracciano, Cerveteri, Ladispoli, Oriolo Romano, Trevignano). «Dalla rivoluzione industriale in poi, abbiamo imposto una società lineare su un pianeta che funzionava in modo ciclico. Il processo parte con l’estrazione delle materie prime, che causa emissioni e inquinamento e rifiuti, e continua con la produzione degli oggetti, il consumo e lo smaltimento in discarica. Dobbiamo cambiare qualcosa in questo sistema e il modo migliore è proprio partire dai rifiuti». Reintrodurre cioè una ciclicità, che consista nel riusare e riciclare gli scarti, risparmiando «il quadruplo dell’energia rispetto alla combustione» e eliminando il problema delle emissioni: «gli inceneritori liberano le nanoparticelle più tossiche che l’uomo potesse creare: sono così piccole che entrano nei polmoni e da lì passano nel sangue. Per ogni quattro tonnellate di rifiuti bruciati, se ne crea una di scarti».
Dieci passi verso un futuro a Rifiuti Zero
I rifiuti, chiarisce Connett, «non sono un problema di tecnologia, ma di strategia». In dieci passi, si può arrivare a una riduzione consistente, e poi a un azzeramento dei rifiuti così come li intendiamo. Per prima cosa, infatti, essi vanno intesi come risorse e quindi differenziati, possibilmente, passo 2, realizzando una raccolta porta a porta. E’ necessario poi, step 3, compostare la frazione organica e, step 4, avere una centrale del riciclaggio «dove i materiali raccolti vengono selezionati e avviati al processo del riciclo». A queste azioni deve poi accompagnarsi, continua il professore, il riuso dei materiali(5): «A Los Angeles i materiali riutilizzati sono solo il 2% dei rifiuti, ma hanno un valore di 39,6 milioni di dollari. E a Londra sono stati investiti 9 milioni di sterline per costruire 9 centri del riuso». Serviranno poi iniziative per la riduzione dei rifiuti, per esempio la vendita di prodotti sfusi e alla spina (passo 6), e per minimizzare la frazione residua, quella che va in discarica, come incentivi economici per chi ne produce meno (Pay by bag system, passo 7). Connett spiega poi che sarebbero necessari, step 8, un centro di separazione della frazione residua (dove si individui l’organico sporco, da conservare in una discarica provvisoria fino alla sua stabilizzazione) e un centro di ricerca, che monitora le fasi della gestione, studia i materiali apparentemente non riciclabili. L’industria dovrebbe quindi (passo 9) migliorare il design degli oggetti, utilizzando per i diversi prodotti componenti riutilizzabili, riciclabili o compostabili. Infine, ultimo step verso l’obiettivo Rifiuti Zero, la realizzazione di una discarica per la stabilizzazione dei rifiuti biologici non riciclabili. «La sfida è grande, bisogna separare il consumo dei materiali dalla qualità della vita», ammette il professore. Ma la posta in gioco è alta: «E’ un progetto che dà fiducia nel futuro alle nuove generazioni, che oggi sentono parlare solo di global warming e inquinamento e poi, al contrario che per gli inceneritori, qui si hanno effetti positivi sul territorio, in termini di nuovi posti di lavoro e guadagni per le aziende».
Verso una rete di Comuni Rifiuti Zero nel Lazio
Sette Comuni alle porte di Roma hanno aderito alla strategia Rifiuti Zero e si stanno impegnando ufficialmente con delibere di giunta «ad intraprendere il percorso verso il traguardo “Rifiuti Zero” entro il 2024 stabilendo il raggiungimento del livello minimo del 65% di raccolta differenziata per il 2012 e del 75% entro il 2015». Catalizzatore di questa svolta è il Comitato Rifiuti Zero Fiumicino, nato protestare contro la discarica e l’inceneritore di Pizzo del Prete e Palidoro e chiedere un cambiamento nella gestione dei rifiuti. «Basta con il modello Malagrotta, in cui tre quarti dei rifiuti vanno in discarica e un quarto viene bruciato. Vogliamo la riaffermazione della legalità, e cioè che lo smaltimento, come dice una direttiva Ue e una legge italiana del 2006, sia la fase residuale: prima vengono il riciclo, la riduzione e il riuso», spiega Massimo Piras, presidente del Comitato. Piras ha anche chiesto un incontro tecnico alla Provincia di Roma, «per discutere del fatto che nella zona mancano impianti di compostaggio e di selezione dei materiali da avviare al riciclo».
Prossimi appuntamenti: sabato 8 ottobre, a Riano, manifestazione contro l’ipotesi di una discarica a Pian dell’Olmo, e presidio l’11 opttobre, sotto la sede del Consiglio Regionale, durante la discussione della proposta di legge dell’associazione Non bruciamoci il futuro per la raccolta Porta a Porta. Ma Piras ha già annunciato un’altra manifestazione: il 5 novembre a Roma, piazza Santi Apostoli, «per protestare contro le decisioni del prefetto di aprire altre discariche, per l'avvio del Porta a porta esteso a Roma e per gli impianti i riciclaggio e compostaggio nella Provincia di Roma».