Raccolta 10 Più, Facciotto (Conai): «Spiegheremo all'Italia quanto conta la qualità»
In occasione della tappa romana della campagna del Conai sulla qualità della raccolta differenziata, Eco dalle Città ha intervistato il direttore del Consorzio, Walter Facciotto. Che promuove gli Italiani («Quando sbagliano, lo fanno per eccesso di zelo») e incoraggia le città che sulla differenziata sono in ritardo («Dove si deve ancora partire, è meglio farlo col piede giusto»)
10 October, 2011
Il Conai, in collaborazione con il ministero dell'Ambiente e con l'Anci, ha portato anche a Roma la campagna nazionale“Raccolta 10 Più”, promossa nei capoluoghi italiani nell'ambito del Mese del riciclo e della raccolta differenziata di qualità. Eco dalle Città ha intervistato il direttore generale del Consorzio, Walter Facciotto, sulle ragioni dell'iniziativa e sullo “stato di salute” della differenziata italiana.
Direttore, qual è l'obiettivo della vostra campagna?
Lo scopo è quello di informare i cittadini del fatto che fare la raccolta differenziata nelle proprie case è un passaggio importantissimo ma non è tutto, perché è importante che i materiali separati siano anche di qualità, il più possibile privi di impurezze, così che sia più facile avviarli al riciclo. Per questo abbiamo predisposto un decalogo con delle semplici indicazioni che possono migliorare, senza sforzo da parte dei cittadini, la qualità della raccolta.
L'obiettivo, dunque, è migliorare. Ma qual è il livello qualitativo attuale della raccolta differenziata in Italia?
Devo dire che mediamente la qualità è piuttosto alta, perché la sensibilità degli Italiani rispetto alle questioni ambientali è molto aumentata. E questo non vale solo per le città del nord, spesso indicate come modelli virtuosi, ma per l'intero territorio nazionale. È chiaro che ci sono ancora diversi gradi di sensibilità nelle varie parti d'Italia, ma penso che “l'effetto Napoli”, nella sua drammaticità, abbia generato una certa forma di preoccupazione, e quindi, di sensibilità verso la gestione dei rifiuti. È ovvio che sarebbe stato molto meglio non dover affrontare l'emergenza napoletana, ma almeno può essere servita ad aumentare l'attenzione del Paese su certi temi.
Quali sono gli errori ancora più diffusi nel fare la raccolta differenziata?
Si tratta per lo più di sbagli commessi in buona fede, oserei dire addirittura per eccesso di zelo: molti, ad esempio, gettano gli scontrini nel contenitore della carta pensando di fare un gesto utile, ma non sanno che si tratta di carta chimica che non può essere riciclata, e quindi deve essere gettata nell'indifferenziato. Vale lo stesso per la raccolta del vetro, dove a volte finiscono specchi o lampade che non sono riciclabili (lo sono soltanto le bottiglie e gli altri contenitori di vetro, ndr): non si tratta di negligenze, ma anzi di tentativi di essere “ligi” nel fare la differenziata. Occorre soltanto migliorare l'informazione degli Italiani.
E spiegare loro che una raccolta differenziata di qualità migliore presenta anche dei benefici economici per i Comuni...
Infatti. Dato che il riciclo dei materiali è più semplice e meno costoso se non ci sono impurezze, abbiamo deciso di privilegiare la qualità dei rifiuti raccolti, oltre che la quantità. Il nuovo accordo quadro Anci-Conai, ad esempio, prevede che i corrispettivi che il Consorzio versa alle amministrazioni comunali siano stabiliti proprio sulla base della qualità della raccolta, oltre che sulla quantità dei materiali accumulati.
In molte città italiane, a cominciare proprio dalla capitale, la raccolta differenziata è obiettivamente ancora in ritardo rispetto agli standard europei a agli obiettivi di legge: non è troppo ambizioso, in questi contesti, parlare già di “qualità della raccolta”? Non sarebbe meglio pensare soltanto a cominciare, piuttosto che occuparsi del livello qualitativo?
È vero in molti contesti territoriali la cosa più urgente è avviare la differenziata, ma dovendo partire, è importante partire bene! Un alto livello di qualità della raccolta non richiede un impegno più gravoso per i cittadini, quindi è anche meglio, laddove si è ancora in ritardo, partire subito col piede giusto. Ma la nostra iniziativa ha anche un altro scopo importante, che è quello di conquistare
definitivamente la fiducia degli italiani.
In che senso?
Una delle obiezioni avanzate più spesso dagli “scettici” della differenziata è il timore che gli sforzi dei cittadini siano vani, e che le amministrazioni, di cui la gente non sempre si fida appieno, non si impegnino allo stesso modo nelle fasi successive del riciclo, magari mescolando di nuovo i rifiuti separati dai cittadini. In questo mese, invece, vogliamo girare l'Italia spiegando alla gente che degli 11 milioni di tonnellate di nuovi materiali da imballaggio immessi sul mercato nazionale lo scorso anno, ben 8,5, pari a circa il 75%, sono stati avviati a riciclo. Vogliamo convincere gli Italiani che il sistema di recupero dei rifiuti da imballaggio funziona, aiuta l'ambiente e garantisce anche un ritorno economico alla collettività, grazie ai corrispettivi versati dal Conai nelle casse dei Comuni.