Efficienza, anche gli edifici storici possono essere riqualificati
A Napoli un convegno promosso dall'Istituto nazionale di bioarchitettura sul tema della ristrutturazione energetica degli edifici di alto valore storico-artistico. Architetti e urbanisti non hanno dubbi: anche i centri storici possono essere resi più efficienti senza minarne la bellezza
21 October, 2011
La riqualificazione energetica rappresenta un'opportunità anche per gli edifici di interesse storico. È questo il punto principale emerso dal convegno “Preesistenze architettoniche e sostenibilità ambientale” promosso a Napoli dalla sezione partenopea dell'Istituto nazionale di bioarchitettura. «Gli obiettivi di riduzione delle emissioni sono molto stringenti per il comparto edilizio – ha sottolineato Livio de Santoli dell'Università La Sapienza di Roma – e prevedono, entro il 2050, un taglio del 90%». È evidente che questa sfida riguarda soprattutto le città. «Il problema ambientale si risolve nelle città – aggiunge il professore – e occorrerà uno sforzo particolarmente intenso per cambiare l'impostazione urbanistica generale». Ma i centri urbani italiani non sono città “qualsiasi”. Il tessuto, in molti casi, è punteggiato di edifici di interesse storico e di altri monumenti che, evidentemente, devono essere inclusi nel processo di riqualificazione ed efficientamento. «Le sovrintendenze sbagliano quando vietano di installare il fotovoltaico sulle coperture dei monumenti – ha osservato Valerio di Battista, del Politecnico di Milano – purché l'impianto non sia visibile e tanto più se contribuisce a mantenere lo stesso bene architettonico».
Qualcosa del genere, ad esempio, è stato realizzato sull'Aula Nervi in Vaticano, dove la parte rivolta a sud della copertura, quella cioè non visibile dalla cupola di S.Pietro, è stata rivestita con moduli solari che permettono di risparmiare 80 Tep (Tonnellate equivalenti di petrolio) all'anno. Anche i centro storici, dunque, possono in qualche caso essere sfruttati per l'installazione di impianti rinnovabili, anche se la priorità deve essere data, secondo Marco Sala dell'Università degli Studi di Firenze, alle aree a vocazione industriale. «Ci sono ettari di capannoni – ha sottolineato – dove possono essere montati i pannelli solari». Meno problematica, invece, la programmazione di interventi di efficientamento che prevedono misure a carico dell'involucro interno, laddove il tipo di edificio lo consenta, e sostituzione dei sistemi di illuminazione e degli impianti di condizionamento senza dimenticare che “rivoluzione energetica” passa anche dalla modifica dei comportamenti. «Sarebbe ora che la smettessimo di pretendere temperature interne di 26°C e umidità al 60% durante l'estate – ha osservato Federico Butera del Politecnico di Milano – Quando fa un po' più caldo, basta togliere la giacca».