Riceviamo e pubblichiamo: "La discarica a Riano: il punto di vista dell’Eurispes in 11 domande"
Pubblichiamo il comunicato stampa di Eurispes, in cui l'Istituto pone 11 domande sulla questione Malagrotta alla presidente della Regione Polverini e al sindaco di Roma Alemanno
31 October, 2011
Nel Rapporto Italia 2005, l’Eurispes pubblicò una scheda dal titolo “Emergenza rifiuti: non solo Acerra” che affrontava, in modo documentato e dettagliato, la questione “Malagrotta”, la discarica più grande di Europa. Nel testo si faceva notare come la discarica di Malagrotta funzionasse in deroga da svariati anni e come al suo interno sussistessero gravi anomalie, come l’assenza di un sistema di raccolta del percolato e la presenza di un gasificatore in evidente contrasto con la normativa europea Seveso II che regola la “quantità” di impianti a rischio in una stessa area.
È evidente che dal 2005 ad oggi poco è stato fatto pur sapendo che comunque la discarica andava chiusa. Vogliamo però ricordare che nel 2005 già erano state concesse diverse proroghe al funzionamento della discarica, deroghe concesse per l’evidente incapacità degli organi preposti, in particolare Regione e Comune, che non erano riusciti a trovare una alternativa, nonostante il susseguirsi di commissari straordinari.
Oggi improvvisamente la questione della chiusura di Malagrotta diventa una priorità e, tramite un Commissario di Governo, il Prefetto Pecoraro, vengono individuate, come siti provvisori, le cave di tufo presenti nel Comune di Riano, pochi chilometri a nord della Capitale.
A questo punto è naturale, come Istituto e come cittadini, porre una serie di domande alla Presidente della Regione e al Sindaco di Roma.
1. Oggi la discarica di Malagrotta riceve in un anno, mediamente, 1,3 milioni di tonnellate di RSU, 150mila tonnellate di RSU assimilabili agli urbani e circa 140mila tonnellate di fanghi di depurazione provenienti da impianti di smaltimento di liquami urbani. Inoltre, la presenza di esalazioni maleodoranti, fa pensare ad una mancata captazione del biogas prodotto dai rifiuti o ad una cattiva procedura di captazione dei lotti in coltivazione. Poiché ogni tonnellata di rifiuti produce dai 100 ai 200 metri cubi di biogas (come affermato dal proprietario della discarica), le circa 4.500 tonnellate di rifiuti che arrivano ogni giorno in discarica producono giornalmente circa 30.000 metri cubi di biogas. Le cave di Riano dovrebbero, in seguito alla chiusura di Malagrotta, per tre anni essere utilizzate come sito provvisorio: con le stesse quantità di materiale? E con il centro del Comune a 700 metri in linea d’aria e in prossimità di altri centri abitati?
2. La capacità delle Cave di Riano di accoglimento dei rifiuti è stata stimata in circa 3 milioni di tonnellate. Non sembra una quantità eccessiva per una “discarica provvisoria”? E quali garanzie sulla provvisorietà sono state fornite?
3. Il sito definitivo è stato identificato all’interno del Comune di Fiumicino, in prossimità di Palidoro. Il sito dovrebbe essere pronto e funzionante in tre anni. Non sono cominciati ancora i lavori e, per quanto è dato sapere, non esistono nemmeno le istruttorie preliminari. Il tempo previsto quindi si calcola in almeno 7 anni, senza contare l’eventuale opposizione delle popolazioni, i ricorsi ai tribunali e gli storici ritardi nei lavori. E dunque come sono stati calcolati i tre anni?
4. Le cave di Riano si trovano in un luogo con una situazione di viabilità già oggi complicata: come si potrà sostenere la presenza di tanti automezzi pesanti ogni giorno su strade, come la Flaminia e la Tiberina, già in evidente stato di sofferenza?
5. Bisogna rilevare la mancanza di concertazione tra gli Enti Locali, che, al di là della legge, va considerata come una azione dettata dal buon senso. In che considerazione sono state tenute le ragioni di contrarietà più volte espresse dal Presidente della Provincia Zingaretti e dall’Assessore provinciale Civita che richiedevano, tra l’altro, l’individuazione di un sito nel territorio della città di Roma e non all’esterno?
6. Dove è stata pubblicata la Valutazione di Impatto Ambientale dell’opera della quale non sono venuti a conoscenza i Sindaci del luogo e nemmeno il Sindaco di Riano? Da chi è stata elaborata? Ha tenuto conto delle obiezioni, come prescrive la legge?
7. Perché è stata creata la figura di Commissario alla discarica, il Prefetto Pecoraro, e non è stata mantenuta la competenza all’interno dell’ufficio di Commissario ai rifiuti?
8. Nelle cave di Riano lavorano ad oggi circa 200 persone tra occupazione diretta e indotto. Come si pensa di garantire un lavoro a queste persone?
9. La Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti ridisegna alcune direttive precedenti. La Direttiva doveva essere approvata entro dicembre 2010 e resa operativa entro il 2012. In breve, questa Direttiva prevede la possibilità da parte delle popolazioni di partecipare all’elaborazione dei piani di gestione e dei programmi di prevenzione dei rifiuti. Una volta ultimata la loro elaborazione, i cittadini interessati devono avere la possibilità di un facile accesso agli atti. I proponenti l’opera hanno quindi l’obbligo di pubblicare i piani e programmi su un sito web accessibile a tutti. Tutto ciò dovrebbe avvenire entro gennaio 2012. L’accelerazione data alla scelta del sito, dopo anni di immobilismo, serve a non applicare la Direttiva?
10. I Comuni hanno chiesto all’Unesco, per quell’area, la dichiarazione di patrimonio dell’umanità per l’importanza ambientale e archeologica dei luoghi ben prima che fosse deciso di localizzare lì la discarica. La Regione, il Comune di Roma, il Commissario, ne erano a conoscenza?
11. Come mai gli Amministratori dell’area, in un’epoca di presunto federalismo e trionfo delle Autonomie locali, hanno appreso la decisione dai giornali? E come mai alcuni membri della Commissione parlamentare sui rifiuti si sono detti anch’essi all’oscuro della decisione?
Per concludere, si segnala la necessità di una adeguata e rapida risposta delle Istituzioni nel rispetto dell’interesse delle comunità locali e delle regole di convivenza democratica.