C’è un progetto anti alluvione da 100 milioni
Valvole di sfogo ai fiumi per salvare la città La Provincia: interventi da realizzare subito. Per la Provincia questi giorni di pioggia hanno ribadito la necessità di intervenire: l’opera più costosa del piano -50 milioni- riguarda la Dora Riparia - da La Stampa del 09.11.2011
09 November, 2011
Alessandro Mondo
Un piano per mettere in sicurezza Torino e l’area metropolitana, scampate per un soffio all’ultima alluvione, nel modo più naturale: restituendo ai principali corsi d’acqua le loro valvole di sfogo e, nel caso, creandone di nuove. Niente argini, scogliere, «briglie», cemento che si aggiunge a cemento. Ad ogni fiume, il suo polmone. Conti alla mano, costerà pure meno: un centinaio di milioni. Nemmeno troppi per difendere il capoluogo e il territorio circostante.
Il piano, condiviso a vario titolo da Provincia, Aipo e Ativa, non è una chimera ma risulta progettato e in parte finanziato. Ieri, durante la riunione con il prefetto, Antonio Saitta l’ha riproposto con forza: «La difesa delle piene non può più essere affidata solo alle opere di contenimento passivo ma va ricompresa in un disegno che permetta di recuperare la massima funzionalità dei corsi d’acqua». Due le strategie: recuperare la capacità di espansione dei fiumi, riattivare i rami non più funzionanti, strangolati dall’edificazione e, specie nei centri urbani, «tombati». Cioè sigillati sotto strade e vie.
Il primo punto rimanda a quattro bacini di espansione a monte di altrettanti corsi d’acqua: Pellice, Chisola, Dora Riparia, Ceronda. Obiettivo: sottrarre alla portata dei fiumi ingrossati dalle piogge milioni di metri cubi di acqua, «parcheggiandoli» in aree dove non possono fare danni. Aree di proprietà demaniale o privata, coltivate e non, da sempre «golenali» o trasformabili a questo scopo. Comunque sgombre e in grado di assorbire la furia delle acque, riducendone progressivamente la portata nel loro corso verso valle. Quanto basterebbe per proteggere Torino ma anche Volvera, Airasca, None, Druento, Venaria e la stessa Reggia.
La cosa paradossale, rimarca Paolo Foietta per la Provincia, è che non c’è nulla di particolare da inventarsi: una serie di canali di derivazione, paratie mobili, qualche esproprio. E naturalmente, il divieto di costruire. Saitta cita l’intervento sul Pellice, con gli effetti più rilevanti sul Po e quindi su Torino: «Attraverso la “laminazione” di circa 20 milioni di metri cubi è possibile sottrarre all’asta principale del fiume una portata di 600 metri cubi al secondo». Spesa stimata: 30 milioni. Cinquanta per imbrigliare la Dora Riparia, l’intervento più costoso, «laminando» 12 milioni di metri cubi al secondo con una riduzione della portata al colmo di almeno il 5%.
Opere sulle quali ragionare subito, memori di un’emergenza meteo che - ha spiegato Saitta in Consiglio - ha ribadito la fragilità del territorio: 2 milioni per i primi interventi d’urgenza, almeno 450 per mettere in sicurezza tutto il sistema delle valli torinesi. Resta problematico il Nodo idraulico di Ivrea, con riferimento all’innalzamento dell’autostrada: il cda di Ativa ha annunciato che, nonostante la scadenza della concessione nel 2016, finanzierà gli interventi necessari. La Regione ha approvato i lavori di manutenzione del torrente Orco tra Cuorgnè e Chivasso.
La buona notizia è che la perturbazione si sta allontanando. Ieri Regione e Provincia hanno chiuso la rispettive sale della Protezione civile, oggi Roberto Cota e l’assessore Ravello sorvoleranno in elicottero le zone colpite per verificare i danni.