Riceviamo e pubblichiamo: «Un piano Rifiuti zero per Roma, non semplici "chimere olandesi"»
La Rete Rifiuti Zero spiega perché "L'idea che si possa risolvere la vertenza rifiuti in atto ed impedire l'apertura di nuove discariche semplicemente esportando in Olanda i nostri rifiuti" è "priva di fondamento"
21 November, 2011
La situazione nel Lazio è oggi frutto di un continuo pressing istituzionale basato tutto su un obiettivo usato in modo strumentale da Polverini ed Alemanno: chiudere Malagrotta a fine anno e prendersi il merito di averlo fatto dopo 35 anni di tacito assenso ed almeno otto anni di patente illegalità.
Partiamo dal presupposto che Malagrotta doveva chiudere con il “talquale” otto anni fa, quando è entrato in vigore il Decreto legislativo 36/2003 a seguito di una precedente Direttiva europea che escludeva il conferimento del “talquale” in discarica e che imponeva il trattamento di preselezione per recuperare i materiali con alto contenuto energetico come carta-cartone-plastica-legno ed il recupero e stabilizzazione con essicazione della frazione organica.
Nonostante tutto sia il centrosinistra di Marrazzo/Veltroni che il centrodestra di Polverini/Alemanno hanno pensato bene di continuare a prorogare tale illegalità in barba alle proteste del comitato e dei cittadini di Massimina e di tanti altri associatisi alla richiesta, basandosi sulle capienze certificate da Cerroni che assicuravano di non dover prendere decisioni impegnative oltre l’emissione di periodiche Ordinanze di proroga di cui la Polverini ha fatto un uso smodato, ben quattro in due anni. Una scelta di inerzia scellerata e perseguita sino all’ultimo, salvo il timido “esperimento” di Veltroni nella raccolta porta a porta confinata a quattro limitati quartieri comunque coronato da successo, ignorando volutamente che sin dall’entrata in vigore del Testo unico ambiente Legge 152/2006 che il trattamento dei rifiuti urbani è soggetto ad una rigida gerarchia che prevede in ordine la Riduzione-il Riuso-il Riciclo-il Recupero e solo di quanto avanza da queste quattro fasi consente lo Smaltimento in discarica od incenerimento.
Ora prendiamo atto che a febbraio 2011 la società Giovi srl ha inviato una nota alla Regione Lazio che individua, con perizia tecnica del prof. Baruchello della Sapienza di Roma ed altri, la ulteriore capienza residua in addirittura 6,5 milioni di metri cubi tra indifferenziato tritovagliato –FOS - CDR- residui di vagliatura che di fatto rappresenta una attestazione di capienza per almeno altri tre anni. Ammettendo che il dato della Giovi srl possa essere stato sopravvalutato per esigenze “casalinghe” penso che si possa convenire che ad oggi ci sia la capienza sicuramente per altri due anni per il conferimento non certo del “talquale” ma di soli rifiuti preselezionati, di cui il Commissario dice di poter disporre dei quattro impianti di Roma per un totale autorizzato di 930mila tonn/anno oltre ad un quinto ma forse anche un sesto nuovo impianto che soddisfi la necessità di Roma che oggi è pari a circa 1,4 milioni di tonn/anno di “talquale” da trattare.
Se si vuole ottemperare alla infrazione europea basterebbe fare questo, per il momento, senza aprire altre discariche se non successivamente all’approvazione di un decente PIANO RIFIUTI che ne pianifichi l’esigenza dopo aver avviato le famose quattro fasi precedenti allo smaltimento.
Quindi di quale emergenza parliamo? Di quale ottemperanza alla procedura di infrazione parliamo se non quella di far funzionare effettivamente i quattro impianti di Roma (due di AMA e due a Malagrotta che al momento funzionano al 50%) e di costruirne uno o due aggiuntivi? In effetti Cerroni ed altri al TAR LAZIO hanno impugnato gli atti pre e post-commissariali proprio su questo punto: non esiste alcuna emergenza, esiste una storica inerzia ed incapacità istituzionale ma insieme esiste la “soluzione Cerroni”: continuare a discaricare ed a incenerire nei suoi impianti che da “benefattore di Roma” generosamente offre.
Quello che sembra sfuggire invece a tutti, Cerroni compreso, è che questo ciclo di trattamento è ILLEGALE.
Lo stiamo dicendo da quattro anni e lo ripetiamo ancora: il punto non è l’emergenza di Roma o quella del Lazio, costruita a tavolino per continuare a fare solo smaltimento, il punto è che noi chiediamo che si rispetti la legge in vigore e si mettano risorse economiche, progetti industriali, atti deliberativi conseguenti all’avvio della prevenzione/riduzione, all’avvio della raccolta porta a porta spinta in tutta Roma e Lazio, all’avvio di impianti di selezione/riciclo di plastica-carta-metallo-vetro differenziati e di impianti di compostaggio per la parte organica differenziata, alla modifica degli impianti di preselezione del “talquale” per adattarli a selezionare altri materiali da recuperare senza produrre CDR ( visto che non si sa neanche in quale impianto bruciarlo).
Ora è bene chiarire, per chi sta proponendo “chimere olandesi” in particolare, che l’esportazione dei rifiuti è ILLEGALE oltre che eticamente INACCETTABILE proprio perché NON C’E’ NESSUNA EMERGENZA. Ma la cosa da evidenziare che risulta TOTALMENTE IGNOTA AGLI “OLANDESI” è che nessuna nazione accetta i rifiuti “talquale”, infatti è stato chiarito che per essere esportati questi rifiuti debbono essere quantomeno TRITOVAGLIATI, in pratica sottoposti al cosiddetto “Trattamento Meccanico Biologico” che farebbero COMUNQUE negli stessi impianti già esistenti a Roma e nel Lazio. A QUESTO PUNTO SI CAPISCE CHE LA PROPOSTA NON HA ALCUN SENSO.
L’esperienza di Napoli ha forse accecato alcuni movimentisti che, ignorando la normativa in vigore che obbliga al trattamento ENTRO I CONFINI REGIONALI e nel vano tentativo di lanciare una proposta qualsiasi che scongiurasse l’apertura delle annunciate nuove discariche, hanno dimenticato che Napoli è purtroppo l’eccezione avendo vissuto una odissea interminabile e terribile che tutti hanno visto, ma che a Roma non ci teniamo a ripercorrere. Napoli ha dovuto chiedere una Decreto al presidente del Consiglio dei Ministri per ottenere la deroga eccezionale giustificata dalla VERA EMERGENZA IN ATTO, così come ricordiamo che in Campania è stato sospeso lo stato di diritto in materia di rifiuti ed è stato autorizzato non solo l’incenerimento del “talquale” ad Acerra ma anche la militarizzazione delle discariche e dei siti di trattamento, sottratti persino alle normali procedure di controllo e monitoraggio in virtù della gestione affidata alla Protezione Civile di Bertolaso.
Quindi non solo non esiste alcun presupposto né normativo né tantomeno contingente per una proposta del genere, che invece costituirebbe un alibi forse per ulteriori tentennamenti da parte del sindaco di Roma Alemanno a dover APPLICARE LA LEGGE, chiedendo alla sua collega Polverini i fondi necessari all’avvio del porta a porta ed alla costruzione dell’impiantistica descritta (a basso costo industriale).
Dal punto di vista etico inoltre appare chiaro che i rifiuti indifferenziati esportati (che per ora neanche da Napoli partono per la complessità dell’iter autorizzativo) verranno selezionati ed avviati ad incenerimento in parte per la produzione di energia termica per il teleriscaldamento ed in parte per la scarsa energia prodotta, con inceneritori del tutto simili ai nostri che produrranno polveri sottili cancerogene e mutagene con gravi danni alle popolazioni locali di cui noi saremmo comunque responsabili. Non accettiamo il principio del Not In My Back Yarden (NIMBY) in italiano Non nel Mio Giardino, principio in virtù del quale non condividiamo la semplice parola d’ordine NO DISCARICA NO INCENERITORE a MALAGROTTA o RIANO o CORCOLLE o FIUMICINO in quanto non basta dire NON QUI DA NOI se non diciamo NO DAPPERTUTTO e SI AL PERCORSO RIFIUTI ZERO.
E quindi non accettiamo che IN NESSUN GIARDINO VICINO O LONTANO SI BRUCINO RIFIUTI, per qualsiasi ragione ed in qualsiasi condizione, perché I MATERIALI IN ESSI CONTENUTI SONO LE RISORSE CON CUI POSSIAMO RIFINANZIARE un nuovo modello di occupazione locale ed un nuovo modello di gestione sostenibile ad impatto zero nel Lazio. Se questo non è ancora chiaro e si tende a vedere i materiali contenuti nei rifiuti come un problema invece che come una risorsa da gestire, in una nazione economicamente in ginocchio e che non ha certo risorse da regalare ai ricchi olandesi, questo è il sintomo di quanto ancora lungo sia il percorso di consapevolezza da fare anche all’interno di chi si vorrebbe porre alla testa di una alternativa Rifiuti Zero che forse neanche ha interesse a conoscere davvero.
CI IMPEGNAMO INVECE AD ANNUNCIARE A BREVE UN PIANO OPERATIVO RIFIUTI ZERO PER ROMA, SULLA BASE DEL PIANO RIFIUTI ALTERNATIVO E SOSTENIBILE GIA’ ELABORATO DA “NON BRUCIAMOCI IL FUTURO”, CHE METTA IN EVIDENZA LA CRONOLOGIA DI UNA FASE TRANSITORIA CHE PORTI ROMA ENTRO UN ANNO AL 50% DI RACCOLTA DIFFERENZIATA. SARA’ OVVIAMENTE NECESSARIA LA VOLONTA’ POLITICA ED IL PRESSING DEI CITTADINI PER RENDERE POSSIBILE UNA PROSPETTIVA OGGI SEMPRE PIU’ NECESSARIA VERSO RIFIUTI ZERO.
Il portavoce della RETE ZERO WASTE LAZIO
Massimo PIRAS
Il portavoce della RETE NAZIONALE RIFIUTI ZERO
Rossano ERCOLINI