Intervista a Adriano Rossi: caratterizzazione delle polveri sottili e reti di monitoraggio adeguate
L'esperienza di Arpa Umbria e della provincia di Terni sul monitoraggio della qualità dell'aria, in linea con le direttive ISPRA. Inoltre i recenti studi sulla caratterizzazione delle polveri sottili in un'intervista di Eco dalle città ad Adriano Rossi, Direttore del Dipartimento Arpa di Terni
23 November, 2011
Alla fine del convegno “Il sistema dei controlli ambientali: le buone pratiche in Italia” svolto a Taranto Martedì 22 novembre 2011 presso la Sala della biblioteca civica Pietro Acclavio Eco dalle città ha intervistato Adriano Rossi, Direttore del dipartimento di terni di Arpa Umbria.
Il dipartimento dell’Arpa Umbria della provincia di Terni è l’unica che al momento ha effettuato la caratterizzazione delle polveri sottili?
Si. La caratterizzazione delle polveri, perché avevamo un problema in qualche modo simile a quello della città di Taranto (immagini che l’acciaieria di Terni è stata fondata il 10 marzo 1884). Le centraline misuravano, negli anni passati, numerosi superamenti delle emissioni di pm10, addirittura in una parte della città, quella vicino all’acciaieria si era arrivati ad oltre 120 superamenti all’anno (su 35 previsti dalla normativa).
Abbiamo perciò deciso di approfondire, e abbiamo riscontrato intanto una differenza fra le emissioni di pm10 di Terni con quelle di Perugia, di Roma e delle città vicine, e poi che la differenza sostanziale stava nella forte presenza, nel Pm10 rilevato a Terni, di metalli pesanti. Il passo successivo è stato comprendere a cosa potevano essere attribuiti questi metalli pesanti, e abbiamo concluso che in gran parte erano attribuibili alla siderurgia, poi in piccola misura anche alla combustione degli impianti di incenerimento (Incenerimento/combustione di biomasse incide solo sulla frazione fine per il 5%).
Riportiamo dei dati?
L'impatto della fonte industriale/metallurgica ammonta al 30% delle polveri fini e al 10% di quelle grossolane (le emissioni dirette dovute al traffico veicolare e alle attività industriali, sono quelle che incidono maggiormente sulla frazione fine del PM) mentre le polveri risospese dal suolo incidono maggiormente sulla frazione grossolana.
Riguardo alle reti di monitoraggio, qual è la situazione in Umbria e a Terni? Il numero delle centraline è proporzionato al numero degli abitanti?
Mi risulta questo, si sono stabiliti degli standard a livello nazionale, delle linee guida per la costituzione di reti regionali di monitoraggio della qualità dell’aria. In alcuni casi, però si verifica paradossalmente anche il fenomeno opposto: in provincia di Terni, ad esempio, abbiamo ben 13 centraline di monitoraggio della qualità dell’aria, quando secondo gli standard nazionali ne dovremmo avere 6. La provincia di Terni, quindi, ha il doppio delle centraline previste dagli standard nazionali.
Tanto è vero che abbiamo dovuto trovato un escamotage per non effettuare la riduzione, creando una rete regionale costituita da 6 centraline a terni e 7 a perugia, e trasformando poi quelle eccedenti in una rete cosiddetta industriale.
Riguardo alle centraline, in base a cosa si è stabilito se il numero è adeguato o meno?
In base a delle linee guida dettate da ISPRA, concordate anche con Assoarpa. Per Arpa Umbria non me ne sono occupato io, ma so che sulla base di queste direttive l’Arpa Umbria e la Regione hanno ridisegnato la rete regionale della qualità dell’aria, costituita, appunto da 13 centraline in tutta l’Umbria, oltre a quelle eccedenti trasformate in rete industriale, in relazione anche alle prescrizioni sulle AIA (Autorizzazioni Integrate Ambientali).
Si trattava di reti urbane?
Si, reti urbane. In virtù di questi fenomeni, simili alle problematiche di Taranto, a Terni si era sviluppato un dibattito fin da fine anni 80 inizio anni 90, quando nasce, appunto, la rete di Terni. La pressione della popolazione e dei comitati ha spesso determinato una moltiplicazione delle centraline, magari anche poco motivata.
In altre parole ogni comitato voleva la propria centralina nel proprio quartiere. Il numero di superamenti consentiti al momento è fissato a 35 l’anno. Riuscite a rispettarlo?
Il trend è certamente migliorativo, ma tuttora il limite di 35 superamenti viene valicato. Alcune centraline registrano più superamenti che altre, la cosa dipende anche da altri fattori, anche se in misura marginale, come ad esempio il clima.
Arrivare a 7 superamenti così come la direttiva europea (benché recepita solo in parte) si propone, è un obiettivo raggiungibile per la Regione Umbria?
Beh, dopo aver ascoltato dell’abbattimento delle emissioni di diossina a Taranto (ndr, da 10 a 0,8; il limite fissato dalla Regione Puglia è ora di 0,4 nanogrammi per metro cubo di tossicità equivalente (0,4 ng TEQ/Nm3), dobbiamo pensare che ogni obiettivo è raggiungibile, tenendo presente che in alcuni luoghi i superamenti sono anche dovuti a fenomeni naturali. Ritengo comunque che sia possibile ridurre al minimo i superamenti dovuti per esempio all’industria o al traffico.
Metterete questi studi a disposizione dell’Arpa Puglia?
Certamente! L’abbiamo già fatto. A lei le lascio i miei appunti così potrà pubblicarli su Eco dalle città.