Ciafani (Legambiente): «Ridurre i rifiuti fa risparmiare. Due volte»
Il responsabile scientifico dell'associazione ambientalista a colloquio con Eco dalle Città sul tema dei vantaggi economici della prevenzione a monte della produzione di rifiuti. Ridurre la quantità di immondizia prodotta conviene sia in fase di acquisto dei prodotti che di smaltimento dei rifiuti
27 November, 2011
Si parla ancora poco delle implicazioni finanziarie della riduzione dei rifiuti. Eco dalle Città ne ha discusso con Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, a margine del convegno “Prevenzione, raccolta differenziata e riciclaggio: la sfida delle grandi città”, organizzato a Napoli dall'associazione ambientalista in occasione della Settimana Europea della Riduzione dei Rifiuti.
I vantaggi ambientali della prevenzione dei rifiuti sono evidenti, ma quali sono i benefici sul piano economico?
Ridurre a monte la produzione di rifiuti permette un duplice vantaggio: dal lato del consumatore, acquistando prodotti imballati il giusto c'è un risparmio immediato, dal momento che i prodotti “superimballati” non vengono regalati, ma anche il packaging di paga. L'altro beneficio economico, che riguarda famiglie, aziende esercizio commerciali, grande distribuzione, etc, si ottiene con la diminuzione delle spese di gestione dei rifiuti, ma sarà difficile da quantificare finché non sarà applicata diffusamente la tariffa puntuale basata sul principio del “chi inquina paga”. Nei circa 1.000 comuni dove questo avviene, cittadini e imprese possono già toccare con mano i vantaggi economici della riduzione dei rifiuti.
Sempre sul piano finanziario-occupazionale, non c'è il rischio che riducendo i rifiuti si sottraggano posti di lavoro e materie prime all'industria del riciclo?
Attualmente, circa il 40% dei rifiuti italiani finisce ancora in discarica, per un totale di circa 15 milioni di tonnellate di materiali all'anno. È su questa frazione che si deve agire in termini di prevenzione, senza intaccare in alcun modo il comparto del recupero.
Prevenire conviene, insomma. Ma a che punto sono le politiche di riduzione dei rifiuti in Italia?
Entro il 13 dicembre 2013, come gli altri Paesi Ue, anche noi dovremo mettere a punto un piano nazionale per la riduzione dei rifiuti, ma finora non è stato fatto nulla. Mi auguro che il nuovo ministro dell'Ambiente riesca a cambiare passo rispetto al suo predecessore, attivando prima di tutto un tavolo di lavoro con tutti i soggetti coinvolti (produttori, distributori, enti locali, municipalizzate, associazioni ambientaliste, etc, per definire le priorità in materia di prevenzione. Dobbiamo riuscire a fare come la Germania, che applicando il “chi inquina paga” è riuscita a ridurre la produzione di rifiuti, pur essendo il primo Paese manifatturiero d'Europa.
La scelta di organizzare il vostro convegno a Napoli non è casuale, com'è la situazione nel capoluogo campano?
A Napoli si respira un'aria nuova rispetto al passato, anche se non è molto convincente pensare di inviare i rifiuti dall'altra parte d'Europa (il riferimento è all'imminente avvio del trasferimento via mare della spazzatura in Olanda, ndr). Se la giunta riuscirà, entro il termine del suo mandato, a promuovere la raccolta domiciliare e soprattutto la realizzazione di impianti per il trattamento dei rifiuti umidi, allora si potrà pensare davvero di essere usciti dall'emergenza.