Conai per la prevenzione: presentata l'anteprima di una nuova ricerca e del nuovo tool LCA
Mercoledì 30 novembre si è svolto a Milano il convegno "Come disegnare la via della sostenibilità del packaging. Il ruolo della filiera industria-distribuzione". Continua il percorso Conai sulla prevenzione: presentata un'anteprima di nuovo progetto di ricerca e il nuovo tool LCA Conai. Le presentazioni ufficiali avverranno nel corso di IPACK-IMA 2012
01 December, 2011
Il Gruppo 24 ORE, Conai e Ipack-Ima 2012, in collaborazione con MARK UP, hanno organizzato a Milano il 30 novembre l'incontro "Come disegnare la via della sostenibilità del packaging - Il ruolo della filiera industria-distribuzione". Nel corso del convegno è stata presentata un'anteprima di un nuovo progetto di ricerca Università Bocconi-Conai e il nuovo tool LCA di Conai. Le presentazioni ufficiali avverranno nel corso di IPACK-IMA 2012 (Fiera Milano, 28 febbraio - 3 marzo 2012), la mostra internazionale dedicata all'imballaggio e al confezionamento
Prevenzione e innovazione per una economia della sostenibilità
Antonio Tencati, Professor of Management and CSR del Dipartimento di Management e Tecnologia dell’Università Bocconi, ha evidenziato il ruolo che giocano prevenzione e innovazione nel perseguimento di un’economia della sostenibilità. Tencati ha presentato i primi risultati di un progetto di ricerca in corso di finalizzazione, condotto con il supporto del Conai nell'ambito del CReSV dell'Università Bocconi.
“Si è voluta fare una riflessione sulle priorità strategiche nel settore del packaging e degli imballaggi – ha affermato Tencati -. A dieci anni dal primo progetto di ricerca, il Forum sul Riciclo e sul Recupero, abbiamo voluto fare un nuovo punto della situazione in modo da capire le nuove linee di sviluppo coniugando gli obiettivi di sostenibilità. Questo ci consente di introdurre il concetto di innovazione da collegare al concetto di prevenzione come modalità forte di promozione della competitività del sistema del packaging”.
“La considerazione da cui siamo partiti – ha spiegato Tencati - è che in realtà i paradigmi attuali, i modelli di produzione e consumo non sono sostenibili. Il decoupling (disaccoppiamento NdR) era l'obiettivo che la Commissione europea si era posta con il Sesto programma d'azione per l'Ambiente ma questo obiettivo non è stato raggiunto. Dobbiamo riconoscere che le politiche per riciclaggio e il recupero sono assolutamente fondamentali ma non sono esaustive: non sono sufficienti per affrontare la sfida della sostenibilità con particolare riferimento al settore degli imballaggi. Questo tipo di intervento è stato utile per affrontare una logica di tipo emergenziale, adesso dobbiamo adottare una prospettiva strategica nuova. Quindi ragionare con politiche di prevenzione per rispondere a pressioni di regolamentazione, anche per via di un'opinione pubblica sempre più attenta a questi temi: la scelta di acquisto diventa un atto di tipo politico, per premiare o sanzionare una scelta delle imprese”.
Tencati chiarisce il concetto di prevenzione: “Non stiamo ragionando in termini di zero packaging, stiamo ragionando sul concetto di prevenzione come approccio innovativo per promuovere attraverso un forte orientamento alla sostenibilità un cambio di paradigma: rendere le produzione e il consumo sostenibili. Il nostro progetto di ricerca si pone l'obiettivo di individuare politiche e interventi di cambio dei paradigmi economici. Dobbiamo superare una definizione riduttiva e restrittiva di prevenzione. Dobbiamo adottare una prospettiva di sistema e pensare all'istituzione di di un vero e proprio sistema della prevenzione, che significa lavorare in un'ottica di: minimizzazione di consumo di risorse e degli inquinanti, recupero e riciclo dei rifiuti, massimizzazione del valore aggiunto ambientale di beni e servizi, minimizzazione degli impatti ambientali. In questa prospettiva il sistema del riciclo e del recupero si salda con il sistema a monte per costruire un vero e proprio sistema della prevenzione. In questa prospettiva la leva fondamentale è l'innovazione”.
Tencati è passato alla spiegazione della ricerca: “Il progetto che abbiamo svolto nel corso di quest'anno, si pone come prima domanda Qual è lo stato dell'arte e le politiche di di prevenzione da rifiuto di imballaggio a livello internazionale?. Abbiamo preso in esami 11 paesi, 7 europei e 4 extraeuropei. Abbiamo raccolto un'amplissima serie di dati, abbiamo cercato di individuare approcci comuni e best practies. Questo lavoro di benchmarking si deve tradurre in implicazioni per il contesto italiano. E quindi in un lavoro di razionalizzazione delle misure di prevenzione individuate e in implicazioni per il sistema-paese. Abbiamo poi articolato l'analisi in tre ambiti: misure che possono incidere sulle fasi di progettazione e distribuzione, misure che possono incidere nella fase di consumo e utilizzo, misure di prevenzione che possono incidere sulle condizioni generali”.
“Non posso ancora anticiparvi i risultati in termini di implicazioni – ha ricordato Tencati - possiamo però fare qualche riflessione. Primo elemento: se si vuole effettivamente innovare su questi temi bisogna coinvolgere diversi attori. L'innovazione non è più un fenomeno puntuale, è estremamente complesso. Per costruire questo confronto c'è bisogno di sistemi gestionali. Qual è lo strumento, più idoneo e più adatto? Il Life Cicle Assestment, che viene utilizzato e identificato dalle imprese e dal sistema-paese come lo strumento chiave per ragionare in termini di sostenibilità”.
“L'obiettivo è da perseguire - ha concluso Tencati- anche attraverso la collaborazione tra i diversi attori del sistema economico (imprese, attori pubblici e società civile) in una logica di condivisione e consenso rispetto alle misure che progressivamente vengono prese. Attraverso questi meccanismi si costruiscono obiettivi, linee strategiche d'azione, interventi efficaci ed efficienti. Questi sono gli elementi di politiche avanzate di prevenzione”.
Eco design dell'imballaggio: il nuovo tool LCA di Conai
Gian Luca Baldo, docente di Analisi del Ciclo di Vita ed Eco Design della Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino e fondatore di Life Cycle Engineering ha presentato il nuovo tool LCA di Conai. Si tratta di uno strumento di analisi semplificata che permette il calcolo dell’impatto ambientale degli imballaggi, pensato per supportare produttori e utilizzatori di imballaggi nel cammino verso soluzioni più eco-efficienti.
“Il concetto che sta alla base di questo approccio che stiamo realizzando insieme a Conai è il Life Cicyle Thinking – ha spiegato Gian Luca Baldo -. Cioè ripensare i prodotti e i processi che generano i prodotti in una logica complessiva. Ragionando in un contesto di questo tipo, è necessario cercare soluzioni tecnologiche innovative che abbiano un impatto ridotto, non in un solo punto delle filiera, ma che assicuri di non avere effetti collaterali nel resto del ciclo. Questa è la funzione principale dell'LCA, una tecnologia standardizzata a livello internazionale che viene ormai usata usata ampiamente. Per chi si occupa di imballaggi, l'LCA dovrà tener conto di quello che succede dall'estrazione delle materie prime al rientro in circolo dei materiali”.
Il fondatore di Life Cycle Engineering ha poi ricordato le leve di prevenzione che il Conai sta utilizzando da anni: risparmio di materie prime, riutilizzo, utilizzo di materie riciclate, ottimizzazione della logistica, facilitazione delle attività di riciclo, semplificazione. “Queste leve – ha continuato Baldo - devono essere trasformate in parametri quantitativi con cui misurare il miglioramento. E' evidente il passaggio da queste leve di prevenzione ad indicatori per misurare l'ecocompatibilità del packaging. Quali sono questi indicatori di impatto ambientale? Sono il Carboon footprint (misura della CO2 nell'arco del ciclo di vita del sistema che sto analizzando), il water footprint (misura dell'acqua), il consumo di energia totale... Chi fa ecodesign e LCA applicato alla progettazione del packaging, deve tenere conto di questa serie di indicatori. Ed è questo che vuole fare il Conai, mettere insieme uno strumento che consenta all'utilizzatore di misurare la propria compatibilità ambientale, inserendo i propri dati. L'utilizzatore va sullo spazio web predisposto per il tool, racconta la sua efficienza in termini di processo, la sua capacità in termini di design e questo strumento restituisce alcuni indicatori in maniera, direi friendly, per avere una misura di quello che sta facendo. La scelta di Conai è quella di rendere questo approccio semplificato e aperto a tutti i consorziati con l'obiettivo di rivolgersi ad un grande numero di aziende. La serie di indicatori scelta è la seguente: Carboon footprint, consumo totale di energia e consumo di energia. Questi rappresentano sì una scelta semplificata nel giudizio di compatibilità ambientale dell'intero sistema ma sono un ottimo punto di partenza e forse rappresentano i tre aspetti più importanti del dibattito ambientale”.
Qual è il valore aggiunto di questo strumento per gli utilizzatori? “Possiamo riassumerlo in tre parti principali – afferma Baldo -. Come prima cosa questo mi permette di fare un check dell'impresa (voglio sapere dove mi trovo, vado nella direzione corretta oppure ho dei margini di miglioramento?). In secondo luogo benchmark del prima e dopo. Infine evito il green washing: oggi la tentazione di usare l'ambiente come leva competitiva truffaldina è ancora abbastanza diffusa. Proprio per questo il Conai se vuole promuovere un packaging innovativo non può permettersi di promuovere un imballaggio truffaldino”.